Ius scholae, possibile asse Pd-FI. Ma Tajani precisa: "Noi per Ius Italiae"
Gli Azzurri hanno infatti manifestato una disponibilità al confronto, ma con una propria proposta legislativa alternativa definita più "rigorosa"

Il dibattito sulla riforma della cittadinanza torna a infiammare il Parlamento. Al centro della discussione lo Ius Scholae, proposta del Partito Democratico che prevede la possibilità di ottenere la cittadinanza italiana per i minori arrivati nel Paese entro i 12 anni e che abbiano completato almeno cinque anni di scuola.
Una proposta che ha diviso la maggioranza - con l'apertura di Forza Italia, seppure con le dovute distinzioni - e riacceso il confronto tra le forze politiche.
Il PD rilancia: “Una legge di civiltà”
Il Partito Democratico ha ribadito il proprio impegno nel portare avanti lo Ius Scholae. La deputata Ouidad Bakkali, prima firmataria della proposta, sottolinea la necessità di un dibattito serio e privo di strumentalizzazioni:
“Siamo pronti a lavorare sin da domani per migliorare la legge attuale. Ma non accetteremo giochi politici sulla pelle di bambini e ragazzi”.
L’apertura di Forza Italia è stata accolta con favore da esponenti riformisti del partito. Filippo Sensi parla di una “possibilità da non lasciar cadere”, mentre per Simona Malpezzi è il momento di “dare una possibilità a quei bambini che crescono e studiano nelle nostre scuole”. Anche Giorgio Gori, Marianna Madia, e Lia Quartapelle si uniscono al coro favorevole, invitando a trasformare le parole in azioni concrete.
La precisazione di FI: “Ius Italiae, non Ius Scholae”
Gli Azzurri hanno infatti manifestato una disponibilità al confronto, ma con una propria proposta legislativa alternativa: lo Ius Italiae. A differenza del progetto dem, la legge azzurra prevede l’ottenimento della cittadinanza dopo dieci anni di scuola con profitto. Una misura più restrittiva, secondo il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, che chiarisce:
“Una parte è già diventata legge perché il governo ha preso la parte sullo Ius sanguinis, adesso abbiamo lo Ius Scholae. E la nostra proposta è diversa da quella del Pd. Noi diciamo: 10 anni di scuola con profitto, quindi è più restrittiva della situazione attuale. La cittadinanza è una cosa seria. Nessun lassismo. La nostra proposta è più rigorosa rispetto a quella del Pd. Crediamo che a questo milione di ragazzi che frequentano le nostri scuole debba essere data la possibilità, se lo vogliono, dopo aver studiato la storia, la geografia, la lingua, la costituzione, l'educazione civica, di poter diventare cittadini italiani. Questa proposta è molto più seria dell'attuale legge che dice dopo dieci anni puoi diventare un cittadino italiano".
Tajani precisa inoltre che non è Forza Italia a voler votare con i democratici, ma piuttosto il contrario:
“Chi vuole votare la nostra proposta, la voti. Noi siamo pronti a discuterla con tutti. Il Parlamento è sovrano”.
Sulla stessa linea il portavoce azzurro Raffaele Nevi, che conferma: “Abbiamo depositato la nostra proposta. Se altri la votano, bene. Ma noi votiamo solo la nostra”.
La Lega si oppone: “Proposta irricevibile”
Totalmente contraria è la Lega, che boccia senza appello lo Ius Scholae. Il capogruppo in commissione Cultura Rossano Sasso lo definisce “tecnicamente sbagliato” e “irricevibile anche dal punto di vista politico”. Secondo Sasso, chi propone una misura del genere “non conosce la realtà delle scuole” e sottovaluta il significato della cittadinanza:
“L’integrazione non è un pezzo di carta”.
Anche la vicesegretaria Silvia Sardone si esprime duramente:
“Chi avanza queste proposte dovrebbe ricordare l’esito del referendum. Occorre ascoltare cosa vogliono davvero gli italiani”.
Il Carroccio definisce l’apertura di Forza Italia “una boutade” e teme che possa rappresentare un cedimento su un tema ritenuto non negoziabile.
Le opposizioni tra speranza e scetticismo
L’apertura azzurra viene vista come un possibile spiraglio anche da parte delle opposizioni. Tuttavia, non mancano le voci scettiche. Il parlamentare AVS Angelo Bonelli mette in dubbio la reale volontà politica dietro le parole di Tajani:
“Siamo pronti a votare lo Ius Scholae, ma temo che non ci sarà nulla di concreto. Tajani ci ha abituato a proposte buone solo per i titoli dei giornali”.