Caldo estremo: cosa prevede il Protocollo in 5 punti per proteggere i lavoratori
In arrivo nuove misure: ammortizzatori sociali automatici, orari flessibili, formazione e prevenzione per affrontare i rischi legati alle alte temperature

Con l’aumento delle temperature e l’intensificarsi delle ondate di calore, il Ministero del Lavoro si prepara a introdurre un nuovo “Protocollo quadro per l’adozione delle misure di contenimento dei rischi lavorativi legati alle emergenze climatiche negli ambienti di lavoro”, con l’obiettivo di tutelare in modo più efficace i lavoratori esposti ai pericoli causati dal caldo estremo.
L'incontro con sindacati e imprese
Nella giornata di oggi, 2 luglio 2025, la Ministra del Lavoro Marina Calderone incontrerà rappresentanti sindacali e datoriali per discutere i contenuti del documento. La bozza, visionata dall’ANSA, rappresenta un passo importante per affrontare in modo strutturato i nuovi rischi connessi al cambiamento climatico.

Le misure previste dal Protocollo
Il Protocollo si apre con un chiaro messaggio d’allarme:
“Il cambiamento climatico sta seriamente compromettendo la futura sostenibilità ambientale ed economica, esponendo le lavoratrici e i lavoratori a ulteriori rischi per la salute e la sicurezza”.
L'obiettivo è duplice: rafforzare la tutela dei lavoratori e promuovere un approccio preventivo e sistemico contro gli effetti del caldo negli ambienti di lavoro, sia all’aperto che al chiuso.
Fra le principali misure previste troviamo:
1. Ammortizzatori sociali semplificati e automatici.
In caso di sospensione o riduzione dell’orario lavorativo dovuta al caldo, anche per lavoratori stagionali, sarà possibile ricorrere automaticamente agli ammortizzatori sociali, senza dover seguire le complesse procedure ordinarie. Il testo prevede persino il superamento dei limiti temporali normalmente previsti dalla Cassa Integrazione, escludendo questi periodi dal conteggio totale quando si tratta di eventi climatici straordinari e non evitabili.
2. Flessibilità e riorganizzazione degli orari
Il documento incentiva modifiche agli orari di lavoro, per esempio anticipando l'inizio dei turni o prevedendo pause più frequenti durante le ore più calde. Sarà importante anche garantire aree d’ombra e spazi di ristoro, con accesso all'acqua e ventilazione adeguata.
Le aziende, comprese quelle in appalto o operanti nei cantieri, saranno invitate a rimodulare l’attività in base alle condizioni meteo stagionali, favorendo una pianificazione attenta anche nei Piani di Sicurezza e Coordinamento (PSC).
3. Monitoraggio meteo obbligatorio per i datori di lavoro
Senza stabilire soglie di temperatura rigide, il Protocollo impone ai datori di lavoro un attento monitoraggio delle previsioni meteo ufficiali, facendo riferimento al bollettino pubblicato sul sito www.salute.gov.it/caldo. Questo strumento servirà per attivare in tempo tutte le misure di prevenzione e protezione necessarie.
4. Prevenzione e formazione a lungo termine
Il documento valorizza l’informazione, la formazione e la sorveglianza sanitaria come strumenti fondamentali per evitare infortuni e malesseri legati al caldo. Inoltre, sono previste campagne informative e l’adozione di buone pratiche, come l’uso di abbigliamento adeguato e la distribuzione di bevande.
Si propone anche la creazione di tavoli di confronto settoriali e territoriali per adattare le misure alle specificità locali, estendendo le tutele anche agli studenti in tirocinio, spesso impiegati in ambienti di lavoro durante l’estate.
5. Tracciare gli infortuni da caldo
Un punto sollevato dalla segretaria confederale della UIL, Ivana Veronese, riguarda la necessità che l’INAIL classifichi e registri gli infortuni legati al caldo come tali. Secondo la sindacalista, questo è fondamentale per migliorare la prevenzione, rendendo visibili i rischi reali affrontati dai lavoratori in condizioni climatiche estreme.
Anche la CGIL, con Francesca Re David, chiede che si vada oltre l’approccio emergenziale: è tempo di stabilire per legge soglie di temperatura oltre le quali scattano automaticamente le misure di protezione, comprese eventuali sospensioni delle attività lavorative.
Il quadro attuale: 18 città da “bollino rosso”
A dimostrazione della gravità della situazione, secondo il bollettino aggiornato del Ministero della Salute, sono 18 le città italiane per le quali è prevista l’allerta massima per ondate di calore oggi, mercoledì 2 luglio, e domani: Ancona, Bologna, Bolzano, Brescia, Campobasso, Firenze, Frosinone, Genova, Latina, Milano, Palermo, Perugia, Rieti, Roma, Torino, Trieste, Verona e Viterbo.
L’incontro di oggi tra Governo, sindacati e imprese sarà determinante per finalizzare un piano condiviso e realmente operativo.