Dopo il Decreto Sicurezza, dubbi della Cassazione anche sul protocollo Italia-Albania
Durissime le reazioni politiche, in particolare da parte della maggioranza di governo. Gasparri: "ll Massimario è occupato dai centri sociali"

Dopo la relazione critica sul Decreto Sicurezza, la Corte di Cassazione interviene nuovamente con una valutazione giuridica che fa discutere: questa volta sotto la lente della Suprema Corte finisce il protocollo d’intesa siglato tra Italia e Albania in materia di gestione dei migranti.
Il documento, redatto dall’Ufficio del Massimario e del Ruolo della Cassazione e datato 18 giugno, analizza in 48 pagine le criticità del protocollo, evidenziando dubbi di compatibilità non solo con la Costituzione italiana, ma anche con il diritto internazionale e quello dell’Unione Europea.
La relazione - riportata da il Manifesto che ha potuto visionare il testo - denuncia numerose possibili violazioni dei diritti costituzionali, dal diritto alla salute al diritto di difesa, con particolare attenzione ai centri per migranti situati in territorio albanese, a Shengjin e Gjader.
Le criticità giuridiche evidenziate dalla Cassazione
Secondo la Suprema Corte, l’accordo manca di una precisa identificazione dei destinatari, riferendosi genericamente a “migranti”, elemento che genera una disparità di trattamento tra chi è trasferito in Albania e chi rimane in Italia.
Uno dei punti più gravi riguarda il diritto d’asilo, ritenuto “ostacolato” in quanto l’accordo non prevede una disciplina analitica delle procedure, elemento indispensabile per garantire ai migranti trasferiti all’estero le stesse tutele previste sul territorio nazionale. Il rischio, secondo i giudici, è quello di creare un “dislivello giuridico” derivante dalla extraterritorialità.

Anche sul tema della libertà personale la Cassazione è netta: il trattenimento nei centri albanesi non rispetta il principio europeo dell’“extrema ratio”, diventando di fatto l’unica soluzione, senza alternative previste. Inoltre, in caso di cessazione dei presupposti per la detenzione, l’impossibilità di liberare la persona direttamente in Albania comporterebbe trattenimenti illegittimi (sine titulo) per ore o giorni, in attesa del rientro in Italia.
Infine, le garanzie relative al diritto di difesa sarebbero deboli o del tutto assenti, lasciate alla “discrezionalità del responsabile italiano del centro”. Preoccupazioni sono espresse anche sul diritto alla salute, poiché le strutture sanitarie albanesi non garantirebbero uno standard equiparabile a quello italiano, con possibile violazione dell’articolo 32 della Costituzione.
Le reazioni della maggioranza
Durissime le reazioni politiche, in particolare da parte della maggioranza di governo. Il ministro per gli Affari Europei Tommaso Foti ha accusato parte della magistratura di “ostacolare l’azione dell’esecutivo” mentre il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha parlato di un “esercizio connotato da una forte impostazione ideologica”.

Il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri ha attaccato frontalmente la Corte: “Il Massimario è occupato dai centri sociali”, ha detto ironicamente, ma con evidente intento polemico. Ha poi definito la relazione "una provocazione", accusando la Corte di voler “seminare dubbi e non aiutare il popolo italiano ad essere più sicuro”.
Ancora più diretto Riccardo De Corato (FdI), vicepresidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera, secondo il quale la magistratura “non rispetta la separazione dei poteri” e dovrebbe riconoscere che la politica, espressione della volontà popolare, ha il diritto e il dovere di decidere.
Le opposizioni: "La magistratura risponde alla Costituzione"
Di tutt’altro tenore le reazioni delle opposizioni. Il presidente dei senatori del Partito Democratico Francesco Boccia ha difeso la Corte: “La magistratura risponde alla Costituzione, non al potere esecutivo”. Il senatore dem Filippo Sensi ha definito “pericolose” le parole del ministro Piantedosi.
Il leader dei Verdi Angelo Bonelli ha accusato il governo Meloni di voler “smantellare gli organismi di garanzia costituzionale”, parlando di una destra che “attacca magistrati, criminalizza scioperi e dissenso”.

Dura anche la reazione del Movimento 5 Stelle:
“La Cassazione boccia il protocollo Albania. È il fallimento della politica migratoria del centrodestra”, affermano i rappresentanti del M5S nelle commissioni Affari Costituzionali.
La Suprema Corte, secondo i pentastellati, ha semplicemente dato voce a una dottrina consolidata che solleva forti dubbi di legittimità.
Infine, Riccardo Magi di Più Europa ha ricordato l’ordinanza del 20 giugno della stessa Cassazione, che avrebbe già smontato la base giuridica del protocollo con l’Albania, richiamando la violazione della direttiva rimpatri e delle garanzie fondamentali previste dal diritto europeo.