Una folla enorme, colorata, determinata ma pacifica ha attraversato il cuore della capitale ungherese sabato 28 giugno, trasformando il Budapest Pride 2025 in molto più di una semplice marcia per i diritti LGBTQIA+.
Circa 200.000 persone — secondo le autorità comunali — hanno sfidato il divieto imposto dal governo di Viktor Orbán, partecipando a una delle manifestazioni più grandi mai viste in Ungheria dai tempi della caduta del Muro di Berlino nel 1989.
Un fiume umano e una bandiera europea lunga 100 metri
Nonostante le minacce legali, la sorveglianza con telecamere a riconoscimento facciale e l’ostilità del partito di estrema destra Patria Nostra (Mi Hazánk), la manifestazione si è svolta senza incidenti, con momenti di grande energia civile e politica. Il corteo, partito nel pomeriggio, ha sfilato per il ponte della Libertà (Szabadság híd), cuore simbolico della protesta, eludendo i tentativi di blocco di piccoli gruppi estremisti.

A guidare la marcia c’era il sindaco di Budapest, Gergely Karácsony, accolto da un’ovazione al grido di “libertà e diritti per tutti”. Con lui una delegazione di oltre 100 deputati nazionali ed europei, rappresentanti soprattutto del centrosinistra, dei socialisti, democratici e liberali. Al loro fianco volti noti della politica europea: la segretaria del PD Elly Schlein, il leader di Azione Carlo Calenda, la vicepremier spagnola Yolanda Díaz, l’attivista climatica Greta Thunberg, l’eurodeputato Alessandro Zan e Carolina Morace del M5S.
Un enorme striscione lungo circa 100 metri, con la bandiera azzurra dell’Unione Europea, ha dominato visivamente il corteo, tra cartelli contro Orban e contro Ursula von der Leyen: “Ursula, proteggi Orban o la democrazia?”, si leggeva su uno di essi. A sottolineare il clima festoso ma politicamente denso, non sono mancati musica, balli, bandiere rainbow, slogan in ungherese, inglese e italiano.
La risposta repressiva che non c’è stata
A dispetto delle minacce della vigilia, il governo ungherese ha evitato la repressione diretta. Solo sporadici contestatori hanno tentato di disturbare il corteo, tra cui due giovani barbuti con crocifisso e Bibbia in mano, accolti con ironia dai manifestanti.

Pochi agenti in strada, nessuna carica né tensione violenta. L’unico intervento del governo è arrivato sotto forma di un comunicato surreale della polizia, che ha lamentato “la scarsa collaborazione dei manifestanti” e il “traffico caotico”.
Il premier Viktor Orbán, chiamato “Viktator” dai suoi oppositori, ha scelto il silenzio, pubblicando solo una foto con i nipoti e la scritta: “Orgoglioso di loro”.
La politica europea si schiera
Il Budapest Pride ha generato un’ondata politica da tutta Europa. Alessandro Zan ha parlato di “una deriva autoritaria che colpisce i diritti di tutti” e ha avvertito:
“Se oggi si può vietare un Pride senza conseguenze, domani potrà accadere anche in Italia”.
Sandro Ruotolo (PD) ha denunciato il “regime di Orbán” e chiesto all’Europa di agire:
“Meloni tace, mentre i suoi alleati nel mondo calpestano le libertà.”
Oggi in piazza a #Budapest con oltre 70 parlamentari da tutta Europa, rappresentanti dei partiti popolari, liberali e social democratici per dire SÌ all’Europa dei diritti e NO all’Europa di #Orban, ai suoi rapporti privilegiati con #Putin e alle sue violazioni dello stato di… pic.twitter.com/ZCuKmO2QMS
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) June 28, 2025
Anche Carlo Calenda ha preso posizione contro il premier ungherese:
“I liberali non accettano in silenzio la deriva pro-Putin e autoritaria di Orban.”
In un momento molto simbolico, Elly Schlein ha intonato “Bella ciao” insieme ai manifestanti e ha affermato in merito:
“Tu non puoi vietare l’amore per legge. Non puoi cancellare l’identità delle persone. Siamo persone, abbiamo diritti. Vietare il Pride è una violazione dei diritti costituzionali europei“.

Forza Italia, per bocca di Alessandro Cattaneo, ha rivendicato una posizione liberale:
“Siamo convinti che i diritti civili siano un valore da difendere. La libertà è nel nostro DNA.”
In un discorso carico di sarcasmo, il sindaco Karácsony ha dichiarato:
“Grazie Viktor Orbán, per aver fatto pubblicità a una società più tollerante“.
È stato lui, infatti, a dichiarare il Pride evento comunale, aggirando così legalmente il divieto nazionale. La mossa ha dato ai manifestanti una legittimazione formale e ha impedito l’intervento repressivo diretto da parte delle forze dell’ordine.