Papa Leone XIV ha incontrato le comunità terapeutiche nella Giornata mondiale contro la droga
Il Santo Padre: "La droga e le dipendenze sono una prigione invisibile che voi, in modi diversi, avete conosciuto e combattuto, ma siamo tutti chiamati alla libertà"

In occasione della Giornata internazionale contro le droghe, istituita nel 1987 dalle Nazioni Unite e celebrata ogni anno il 26 giugno, Papa Leone XIV ha ricevuto in udienza il vasto sistema italiano impegnato nella prevenzione, nel recupero e nella cura delle dipendenze.

Giornata contro la droga, Papa Leone XIV incontra le comunità terapeutiche
L’evento si è svolto nel Cortile di San Damaso, nel cuore del Vaticano. L’udienza ha rappresentato un momento di condivisione e di speranza, nell'anno del Giubileo dedicato proprio a questo tema. Un’occasione per ribadire che uscire dalla dipendenza è possibile, ma solo insieme.
Ad aprire l'incontro sono state le testimonianze di chi ha vissuto sulla propria pelle il dramma della dipendenza: un accolto in una comunità di recupero, una madre e un padre che hanno visto i propri figli perdersi nel limbo della droga e un'operatrice che lotta quotidianamente fianco a fianco con chi cerca di uscire dalla tossicodipendenza.

Mantovano: "Ecco, Santo Padre, i testimoni della speranza"
Ad accogliere il Papa è stato il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, in rappresentanza del Governo italiano. Mantovano ha espresso gratitudine al Papa e ha sottolineato come l’evento rappresenti un’occasione significativa per dare visibilità a un mondo spesso ignorato: quello di chi si dedica alla prevenzione, cura e recupero dalle dipendenze, e di chi da queste dipendenze sta cercando di uscire.

"Ella ha davanti a sé, Santità, un mondo: il mondo di chi – taluni da decenni – dedica la propria esistenza alla prevenzione, alla cura e al recupero dalle dipendenze, in particolare dalle dipendenze dagli stupefacenti. Ma ci sono anche i tanti che l’esperienza della dipendenza l’hanno fatta e ne stanno uscendo, o ne sono venuti fuori, e i loro familiari, che da soli non sarebbero mai riusciti ad aiutare i loro figli".

Nel suo discorso, Mantovano ha ribadito con forza che la droga – senza distinzioni tra "leggera" e "pesante" – distrugge la vita e rende schiavi. Contrastarla è una fatica necessaria e carica di speranza: dai percorsi di recupero individuali all’impegno delle famiglie e degli operatori, fino all’azione repressiva contro il narcotraffico e la diffusione di sostanze come il Fentanyl.
"Comporta fatica spiegare che la droga fa male, che distrugge la vita, che rende schiavi e succubi, che promette qualcosa che non può dare e in cambio si appropria della felicità reale: ogni droga, senza distinzioni fra “leggere” o “pesanti”.
Comporta fatica per un giovane affrontare un percorso di recupero, perché deve combattere anzitutto contro sé stesso. Comporta fatica per un genitore non voltare lo sguardo, prendersi il carico quotidiano di mortificazioni e di umiliazioni, scoprirsi debole e chiedere aiuto. Comporta fatica per l’operatore del servizio pubblico e della comunità stare dietro, passo dopo passo, a chi è caduto nella dipendenza, condividerne la lotta, le oscurità, le resistenze. Ma è una bella fatica, carica di amore e di speranza: il contrario della rassegnazione!"
Infine, il sottosegretario ha ringraziato il Papa per il suo sostegno e ha indicato nei presenti dei veri testimoni di speranza, capaci di costruire con pazienza e amore, opposti alla rassegnazione e alla cultura dello scarto.
"Davanti a Lei, Santo Padre, ci sono testimoni di speranza, convinti che la speranza è di chi costruisce quotidianamente, non di chi urla o inveisce: convinti che non esistono speranze a basso costo, surrogabili con sostanze che danno l’illusione di far sentire potenti, e poi lasciano nella menzogna della schiavitù. La loro fatica oggi riceve il “premio” della Sua parola, del Suo sostegno, della Sua benedizione, nel Giubileo che alla Speranza esorta. Grazie, Santità!"
Dopo l'introduzione del Sottosegretario Mantovano, Paola, una ragazza di 20 anni, ha raccontato la propria esperienza, di come si è ritrovata invischiata nel mondo della droga e di come, non senza difficoltà, sta cercando di uscirne grazie alla comunità di San Patrignano.

Papa Leone XIV: "Non si fa la guerra agli emarginati ma all'emarginazione"
Subito dopo l'intervento di Paola, ha preso la parola Papa Leone XIV che ha rivolto un messaggio profondo a quanti sono coinvolti nel contrasto alle dipendenze:
"La droga e le dipendenze sono una prigione invisibile che voi, in modi diversi, avete conosciuto e combattuto, ma siamo tutti chiamati alla libertà. Incontrandovi, penso all'abisso del mio cuore e di ogni cuore umano. È un salmo, cioè la Bibbia, a chiamare 'abisso' il mistero che ci abita. Sant'Agostino ha confessato che solo in Cristo l'inquietudine del suo cuore ha trovato pace. Noi cerchiamo la pace e la gioia, ne siamo assetati. E molti inganni ci possono deludere e persino imprigionare in questa ricerca", ha detto Papa Leone XIV.

Il Santo Padre ha poi sottolineato il valore della comunità:
"Il male si vince insieme. La gioia si trova insieme. L'ingiustizia si combatte insieme. Il Dio che ha creato e conosce ciascuno, ed è più intimo a me di me stesso, ci ha fatti per essere insieme. Certo, esistono anche legami che fanno male e gruppi umani in cui manca la libertà. Anche questi, però, si vincono solo insieme, fidandoci di chi non guadagna sulla nostra pelle, di chi possiamo incontrare e ci incontra con attenzione disinteressata".
Con parole dure, Papa Leone ha criticato politiche che colpiscono i più deboli:
"Troppo spesso, in nome della sicurezza, si è fatta e si fa la guerra ai poveri, riempiendo le carceri di coloro che sono soltanto l'ultimo anello di una catena di morte. Chi tiene la catena nelle sue mani, invece, riesce ad avere influenza e impunità. Le nostre città non devono essere liberate dagli emarginati, ma dall'emarginazione; non devono essere ripulite dai disperati, ma dalla disperazione".





