Teatrino dazi Trump: siamo alla proroga della proroga della sospensione
In scadenza l'ultimatum americano di 90 giorni. Proposta Usa per accordo provvisorio, l'Europa sta sulle sue: "Valutiamo"
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Bruxelles si era appena messa a tavola, i 27 Paesi erano pronti alla cena di lavoro sul nodo Usa-Europa, quando alla Casa Bianca qualcuno ha premuto il tasto “breaking news”.
Dazi Trump, altra proroga in arrivo
"La scadenza del 9 luglio potrebbe essere rinviata, ma la scelta finale dipende dal presidente", fanno sapere gli assistenti di Donald Trump, rilanciando lo scenario di una terza sospensione consecutiva dei super dazi contro l’Ue.
Il colpo di scena, l’ennesimo, spiazza le capitali europee e trasforma l’ultimatum di 90 giorni in una pistola caricata a salve, pronta però a sparare in qualunque momento.
Donald Trump
Von der Leyen: "Pronti a firmare, ma valutiamo"
Il documento americano è arrivato in extremis sui server della Commissione. Contiene un “accordo provvisorio” che dovrebbe congelare le tariffe mentre i negoziati proseguono. Ursula von der Leyen conferma la ricezione del testo e la linea di prudenza.
"Siamo pronti a firmare, ma stiamo valutando con cura ogni passaggio. Tutte le opzioni restano sul tavolo", ha dichiarato la presidente della Commissione.
La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen
Dietro all’odierno colpo di teatro c’è il decreto di aprile con cui Trump aveva sospeso per 90 giorni i dazi su un centinaio di voci doganali, dal 10 aprile al 9 luglio 2025. Una finestra di tregua accolta dall’Europa come “opportunità di dialogo”.
La confusione dilaga in Europa
La bozza d’intesa circolata la settimana scorsa indicava un tetto fisso del 10% sulle esportazioni Ue verso gli States, purché l’accordo fosse condiviso. La Germania preme per firmare subito, Parigi frena temendo concessioni troppo sbilanciate. Nel mezzo l’Italia di Giorgia Meloni.
"Serve chiarezza e piena compensazione di eventuali asimmetrie" insistono fonti di Palazzo Chigi, citando l’esempio dell’alluminio e dell’acciaio, già colpiti da imposte ben superiori.
Trump rivendica inoltre un non meglio precisato accordo con la Cina, mentre appena 48 ore fa ha minacciato la Spagna di nuove tariffe se non porterà la spesa militare al 5% del Pil.
Tutto dipende dal presidente
A Bruxelles il mantra è prepararsi a tutto. Un rinvio aprirebbe spazio per cucire un compromesso sul 10%, ma l’Europa mantiene pronta la lista di contromisure pronta a scattare qualora Trump riaccendesse i dazi.
Se la proroga arriverà, sapremo che il copione resta quello del cliff-hanger: tensione alta, colpo a sorpresa, nessun vero finale. Se invece il presidente deciderà di premere il grilletto, l’Ue reagirà accettando compromessi o rispondendo con contro dazi.
In entrambi i casi, a Washington come in Europa, alla mattina è benericordarsi sempre di controllare l’umore di Trump prima di fare piani per il pomeriggio. Perché al momento l’unica certezza è l’incertezza e in questo teatrino dei dazi, il regista è ancora lui.