Bozza sul fine vita, cure palliative imposte e controllo centralizzato. Opposizioni: “Vergognoso"
Una proposta di legge sostenuta da Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia e Noi Moderati approda in Senato. Ecco cosa prevede il testo

Dopo settimane di annunci, rinvii e discussioni interne alla stessa maggioranza, è approdata in Senato una bozza di legge sul fine vita, promossa da Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia e Noi Moderati. Il testo è stato consegnato ai membri del comitato ristretto della Commissione Giustizia, e dovrebbe arrivare in aula per la discussione il prossimo 17 luglio 2025.
La proposta, pur non essendo ancora formalmente il testo base su cui costruire l’intera legge, contiene già le principali disposizioni e sta facendo molto discutere per il suo impianto normativo e per le implicazioni etiche che solleva.

Secondo la presidente della Commissione Giustizia, Giulia Buongiorno (Lega), "siamo entrati nel merito di un testo". Anche Francesco Zaffini (Fratelli d’Italia), presidente della Commissione Affari Sociali, ha confermato che si sta lavorando su una bozza già solida, pur ammettendo che ci sono ancora punti da limare.
Dalle opposizioni, però, arriva un coro di critiche. Alfredo Bazoli (PD), che ha presentato una proposta alternativa, accoglie con favore la presentazione del testo, ma avverte: "C’è ancora molto da fare per una larga condivisione".
Molto più dura Ilaria Cucchi (M5s): "Una pessima proposta della destra".
Il segretario di +Europa Riccardo Magi l’ha definita addirittura "vergognosa per la dignità della persona".
I tre pilastri della proposta
Il testo si articola attorno a tre capisaldi, pensati per dare risposta ai moniti della Corte costituzionale, che in sei anni ha emesso ben quattro sentenze sul tema del fine vita – con una quinta attesa a breve.
Cure palliative obbligatorie e obiettivo di copertura nazionale: Una delle principali novità consiste nell’introduzione dell’obbligatorietà del percorso di cure palliative per i pazienti che fanno richiesta di suicidio assistito. Questo punto riprende una delle condizioni poste dalla Consulta, che ha definito le cure palliative un “pre-requisito” per una scelta libera e consapevole.
Non solo: la legge prevede anche l’istituzione di un organismo di controllo sulla spesa regionale, con l’obiettivo di portare entro il 2028 la copertura del servizio al 90% degli aventi diritto. Attualmente, la situazione sul territorio nazionale è molto disomogenea, con vaste aree in cui l’accesso alle cure palliative è ancora gravemente insufficiente.
Un Comitato etico nazionale per decidere sui casi. Altro nodo cruciale è la creazione di un Comitato etico nazionale, che dovrebbe valutare ogni singola richiesta di suicidio assistito. L’idea è di superare le attuali difformità territoriali e garantire un giudizio uniforme su scala nazionale.
Il comitato sarebbe composto da sette membri: un giurista, un bioeticista, un medico anestesista-rianimatore, un palliativista, uno psichiatra, uno psicologo e un infermiere. La nomina dei membri spetterebbe alla Presidenza del Consiglio, elemento che ha scatenato le critiche delle opposizioni, preoccupate per il rischio di centralizzazione politica e scarsa indipendenza.
Nel dettaglio, il Comitato, una volta ricevuta la richiesta del paziente, dovrebbe acquisire un parere non vincolante da parte di uno specialista della patologia in questione, ed emettere un responso entro 60 giorni, con possibilità di proroga in casi particolari.
Ruolo ambiguo del Servizio sanitario nazionale. Forse il punto più delicato è il coinvolgimento del Servizio sanitario nazionale (SSN) nella procedura di suicidio assistito. Secondo il testo, il SSN non dovrà direttamente somministrare o “erogare” le prestazioni finalizzate alla morte, ma dovrà comunque garantire che il paziente non venga abbandonato.
La proposta prevede infatti l’introduzione di una nuova figura: l’aiutante. Si tratterebbe di una persona – presumibilmente un medico o altro operatore sanitario – che accompagna il paziente nella realizzazione della sua decisione, godendo di una causa di non punibilità inserita ad hoc nel Codice penale.
Come ha spiegato Giulia Buongiorno, se il paziente si trova in ospedale, non sarà costretto a cambiare struttura. In caso contrario, potrebbe fare affidamento sul medico di famiglia o, appunto, sull’aiutante esterno, una figura pensata per tenere fuori il SSN dal diretto compimento dell’atto, ma senza lasciare solo il cittadino.
Il cuore giuridico del testo
Questa l’attuale formulazione dell’articolo chiave:
"Non è punibile chi agevola l’esecuzione del proposito di fine vita, formatosi in modo libero, autonomo e consapevole, di persona maggiorenne, inserita nel percorso di cure palliative, tenuta in vita da trattamenti sostitutivi di funzioni vitali e affetta da patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche intollerabili, ma pienamente capace di intendere e volere, le cui condizioni siano state accertate dal Comitato nazionale di valutazione etica".

Le opposizioni: “Testo sbagliato e pericoloso”
Oltre alle critiche già citate, anche il senatore di Italia Viva Ivan Scalfarotto ha sollevato pesanti perplessità:
"Quattro anni per un malato terminale non sono accettabili", ha commentato, accusando la maggioranza di aver ignorato problemi tecnici e umani fondamentali.
Secondo Alfredo Bazoli, la bozza contiene almeno due gravi criticità: l’obbligatorietà delle cure palliative e la centralizzazione della valutazione clinica in un unico comitato nazionale, invece che distribuirla su scala territoriale.
Pressioni dalla Corte e tensioni con le Regioni
La necessità di una legge sul fine vita non è solo una questione politica: la Corte costituzionale ha sollecitato più volte il Parlamento a intervenire per colmare un vuoto normativo che costringe i giudici a decidere caso per caso.
La Consulta chiede una legge organica, chiara, rispettosa della dignità della persona, ma anche dotata di sistemi di controllo per evitare abusi e garantire l’equità del servizio sanitario.
Nel frattempo, il Governo ha recentemente impugnato la legge regionale della Toscana sul fine vita, ritenendola in contrasto con le competenze statali in materia penale e civile. Una decisione che ha acceso lo scontro con il governatore Eugenio Giani, che l’ha definita “paradossale”.
Anche il Presidente del Senato Ignazio La Russa ha spinto affinché maggioranza e opposizione trovino un’intesa per accelerare l’iter parlamentare. La strada, tuttavia, appare in salita. La discussione in Parlamento sarà lunga e accesa, e il rischio di una legge divisiva è più che concreto.