Caro benzina: "Speculazione causa guerra" per le associazioni dei consumatori. Urso convoca riunione urgente
+4 centesimi al litro in sette giorni, in allarme anche il Garante dei prezzi

I venti di guerra che spirano dal Medio Oriente hanno fatto schizzare alle stelle i prezzi dei carburanti sulle autostrade italiane, dove in alcuni impianti il costo della benzina ha superato quota 2,3 euro al litro in modalità servito. Una soglia che non si toccava da mesi e che ha subito fatto scattare l’allarme tra le associazioni dei consumatori.
Secondo il Codacons, si tratta di una vera e propria stangata sulle vacanze degli italiani, aggravata da fenomeni speculativi inaccettabili: il carburante in distribuzione, denunciano, è stato acquistato ben prima che la crisi esplodesse.
Prezzi record in autostrada
Le cifre, raccolte dal Codacons e da altre associazioni, parlano chiaro. Sulla A4 Milano-Brescia, la verde al servito tocca i 2,389 euro al litro, mentre il diesel è a 2,284 euro. Sulla A21 Torino-Piacenza la benzina arriva a 2,369 euro/litro, il diesel a 2,289.
Sulla A1 Milano-Napoli i prezzi salgono fino a 2,349 euro/litro per la verde e 2,249 per il diesel. E anche al self-service la situazione è preoccupante: su tratti come la A5 Quincinetto-Torino, la benzina costa 1,999 euro/litro, e sulla A4 Venezia-Trieste tocca i 1,988 euro/litro.
Il Garante si muove, convocata la Commissione
Di fronte all’ondata di aumenti, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha deciso di agire con urgenza. È stata convocata per mercoledì 25 giugno, alle 15, una riunione straordinaria della Commissione di allerta rapida per la sorveglianza dei prezzi, istituita presso il Mimit con il Decreto Trasparenza.

L’obiettivo è chiaro: verificare le ragioni degli aumenti, valutare eventuali anomalie nei meccanismi di formazione dei prezzi e, se necessario, intervenire contro le speculazioni.
"Non si può rimanere fermi di fronte a questi rincari – ha dichiarato Urso – occorre trasparenza e rispetto per i cittadini".
Diversa la posizione di Assopetroli, l’associazione dei distributori, che rigetta qualsiasi accusa di speculazione.
"In Italia i prezzi sono liberalizzati da oltre dieci anni – spiegano – Ogni impianto applica tariffe basate su concorrenza, costi e servizi. Nessuna autorità può imporre prezzi o tetti massimi".
Ma le parole non bastano a calmare le acque, soprattutto dopo i recenti sviluppi internazionali.
Guerra e petrolio: le cause del rialzo
La crisi è esplosa dopo l’attacco del 22 giugno da parte degli USA a tre siti nucleari iraniani, che ha innescato un effetto domino sui mercati internazionali del greggio. Il 23 giugno, dopo la risposta iraniana contro una base USA in Qatar, il prezzo del petrolio ha subito un nuovo scossone. Risultato: rincari immediati anche alle pompe italiane.
Secondo i dati ufficiali, il prezzo medio della benzina self è salito a 1,748 euro/litro, quello del diesel self a 1,670 euro/litro. Al servito, la verde è a 1,886 euro/litro, mentre il diesel viaggia su 1,806 euro/litro. Il tutto mentre la media settimanale è cresciuta di 4 centesimi al litro, secondo l’Unione Nazionale Consumatori, con un aumento di circa 2 euro per un pieno.
A pesare sullo scenario c’è anche la minaccia di una chiusura dello stretto di Hormuz, snodo cruciale per il commercio del petrolio. Un’ipotesi che potrebbe spingere il prezzo del barile oltre i 100 dollari, con conseguenze drammatiche: secondo le proiezioni, il costo della benzina potrebbe superare in media i 2 euro al litro anche al self, trascinando l’intera inflazione verso l’alto.
Il governo attuale è una massoneria.