A giugno 2025 la più precoce ondata di calore di sempre: la svolta c'è stata dal 2003
Il meteorologo Mercalli: "Da allora gli anticicloni africani hanno sostituito quello delle Azzorre. La causa? Global warming, of course"

Le previsioni meteorologiche per l’estate 2025 destano forte preoccupazione. Secondo i modelli elaborati dal Copernicus Climate Change Service, l’Europa potrebbe affrontare una delle estati più torride e instabili mai registrate.

Gli esperti avvertono di ondate di calore sempre più precoci, intense e diffuse, che si inseriscono in un trend climatico ormai consolidato e in continuo peggioramento. Questo contesto rende sempre più frequenti eventi estremi come temperature record, siccità prolungate e tempeste improvvise, con conseguenze pesanti su salute pubblica, agricoltura e infrastrutture urbane.
Un'estate tra le più calde (e precoci) della storia europea
I primi segnali sono già evidenti: l’estate 2025 si sta profilando come una delle più roventi nella storia climatica del continente. Le ondate di calore stanno colpendo duramente il Sud Europa, in particolare la Spagna, dove città come Madrid, Siviglia e altri centri andalusi hanno registrato temperature superiori ai 40°C. Di fronte a questa emergenza, le autorità locali hanno emesso allerta meteo e raccomandazioni sanitarie.
A generare queste condizioni estreme è la persistente presenza dell’anticiclone africano, che negli ultimi anni ha profondamente alterato il clima mediterraneo, rendendo il caldo estivo sempre più insopportabile. Le conseguenze non si limitano al disagio quotidiano: a essere maggiormente esposti sono anziani, bambini e soggetti fragili, per i quali il caldo estremo può rappresentare un rischio vitale.
Temperature fuori scala in Spagna e oltre
In alcune aree del sud della Spagna, come l’Andalusia e la Murcia, le temperature hanno superato di 8-10°C le medie stagionali. A Siviglia, in particolare, si sono raggiunti i 45°C nelle zone più esposte al sole, valori che hanno spinto l’AEMET, l’agenzia meteorologica spagnola, a diramare l’allerta arancione, il secondo livello più alto per rischio caldo.
Il fenomeno, tuttavia, non si limita alla penisola iberica. Anche altre aree dell’Europa stanno sperimentando temperature anomale: Parigi e Monaco di Baviera hanno toccato i 30°C, mentre il Sud del Portogallo ha vissuto giornate da piena estate, del tutto fuori stagione. Perfino a Londra sono attesi 32°C, con prospettive di ulteriore aumento.
Le prossime settimane: caldo ancora più intenso
Le previsioni dei modelli meteorologici più avanzati concordano su un punto: la prossima settimana sarà segnata da un’ondata di calore ancora più intensa di quelle già osservate. Ci si attende una nuova escalation delle temperature, con picchi termici superiori ai valori già estremi registrati in questi giorni.
Un elemento di particolare preoccupazione è il progressivo riscaldamento delle acque del Mar Mediterraneo, che sta diventando un vero e proprio serbatoio di energia termica. Le analisi confermano che le temperature superficiali del mare hanno raggiunto valori mai registrati nei secoli recenti, creando le condizioni ideali per lo sviluppo di violenti temporali marittimi, innescati anche da lievi turbolenze atmosferiche.
L’analisi di Luca Mercalli: “Effetti del riscaldamento globale”
A offrire un inquadramento scientifico della situazione è Luca Mercalli, climatologo e presidente della Società Meteorologica Italiana, che mette in chiaro come quanto stiamo vivendo non sia un fenomeno occasionale, ma parte di un processo strutturale:
“L'esordio dei grandi anticicloni africani che investono la parte settentrionale del Mediterraneo è nel 2003, prima volta tra l'altro nella quale si misurano 40 gradi in pianura padana. Dopo il 2003 quasi tutti gli anni abbiamo un episodio africano e quest'anno siamo partiti decisamente in anticipo. La causa di questo cambiamento? La parolina magica è il riscaldamento globale: tutto questo non avviene a caso, non sono fenomeni naturali. Dopo il 2003 inizia quella rampa della temperatura media globale che anche in Italia mostra gli anni più caldi di sempre.”

Un impatto devastante sulla salute: i numeri del rischio
L’impatto degli eventi climatici estremi sulla salute pubblica è già drammaticamente evidente. Secondo i dati di Our World in Data, negli ultimi vent’anni le vittime dei disastri naturali in Europa sono aumentate in modo esponenziale: la media annuale dei decessi è passata da 903 tra il 2010 e il 2019 a 12.299 a partire dal 2020, con un incremento del +1200%.
Questa escalation è attribuibile all’aumento della frequenza e dell’intensità di fenomeni come ondate di calore, alluvioni e tempeste. L’Europa, un tempo ritenuta relativamente al sicuro rispetto ad altri continenti soggetti a uragani o terremoti, si trova ora in prima linea nella crisi climatica globale.

Oltre al cambiamento climatico, a peggiorare il quadro sono anche l’inadeguatezza delle infrastrutture urbane e una pianificazione del territorio spesso obsoleta. Le città europee non sono state progettate per sopportare eventi di tale intensità, e in molte aree densamente popolate gli effetti delle calamità naturali risultano ancora più gravi.
Per affrontare le sfide future, gli esperti sottolineano la necessità di strategie adattive e lungimiranti.