Schlein: "Non siano utilizzate basi Usa in Italia". Meloni: "Non è successo e comunque ci vuole il sì del Governo"
La presidente del Consiglio invita: "L'opposizione sia responsabile". Intanto pronta ad aumentare al 5% le spese militari. Candiani (Lega): "Rischio effetto domino"

Nelle ultime ore, il dibattito politico italiano si è acceso attorno alla delicata questione del possibile coinvolgimento dell’Italia nel conflitto in Medio Oriente, a seguito degli attacchi degli Stati Uniti contro l’Iran. Prima dell'annuncio della tregua raggiunta, arrivato a sorpresa nelle scorse ore.

Un fronte trasversale di opposizione al coinvolgimento diretto del Paese si è formato, guidato in particolare dalla segretaria del Partito Democratico Elly Schlein e dal leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte. Entrambi hanno lanciato un appello deciso affinché l’Italia non partecipi in alcun modo ad operazioni militari e rifiuti l’uso delle proprie basi per scopi bellici.
Allo stesso tempo, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha risposto alle preoccupazioni, chiarendo la posizione del governo durante un intervento alla Camera dei Deputati, nel pomeriggio di lunedì 23 giugno 2025.
La premier ha smentito il coinvolgimento diretto dell’Italia nelle operazioni militari statunitensi e ha ribadito l’intenzione di mantenere sotto controllo democratico l’utilizzo delle basi militari presenti sul suolo nazionale. Tuttavia, ha anche riaffermato l’impegno del governo a rafforzare la capacità di difesa del Paese, aderendo agli obiettivi di spesa della NATO.
Le posizioni dell’opposizione: Schlein e Conte chiedono la neutralità
Elly Schlein, leader del Partito Democratico, è intervenuta con fermezza per chiedere che l’Italia mantenga una posizione di neutralità rispetto al conflitto in Medio Oriente. Ha espresso preoccupazione per quella che ha definito una “pericolosa escalation” dopo i bombardamenti statunitensi contro l’Iran, attribuiti all’influenza di Netanyahu e avvenuti senza l’approvazione del Congresso USA.
“L’Italia non partecipi alla guerra e non consenta che il suo territorio venga usato per attaccare l’Iran”, ha dichiarato Schlein. “Trump diceva che avrebbe portato la pace, e invece lancia bombe senza nemmeno passare per il Congresso americano. Serve una de-escalation diplomatica, non una corsa verso il conflitto”.
Un appello simile è arrivato anche da Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, che ha ribadito la necessità di tenere l’Italia fuori da qualsiasi operazione militare e di impedire l’uso delle basi italiane per azioni belliche.
Proprio in queste ore, Conte si trova all’Aia per promuovere un’iniziativa europea contro la corsa al riarmo, mentre in parallelo i 32 Paesi membri della NATO si riuniscono per approvare un aumento delle spese militari, con il sostegno anche dell’Italia.
La risposta del governo: nessun coinvolgimento, ma impegno per la difesa
Nel suo discorso alla Camera, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha risposto direttamente alle accuse e alle preoccupazioni delle opposizioni. Ha assicurato che nessun aereo americano è decollato da basi italiane per partecipare all’operazione militare contro l’Iran, e che l’Italia non ha preso parte in alcun modo all’azione.
Tuttavia, Meloni ha anche chiarito che un eventuale utilizzo delle basi statunitensi in Italia sarà subordinato al voto del Parlamento, a differenza di quanto accaduto in passato, quando – ha sottolineato – il centrodestra non era al governo.
Il ministro della Difesa Guido Crosetto, nei giorni precedenti, aveva ricordato che la presenza delle basi americane in Italia è regolata da una convenzione del 1951 e che qualsiasi utilizzo diverso da quello ordinario deve essere autorizzato dal governo italiano. Ha inoltre precisato che da parte di Washington non è ancora arrivata alcuna richiesta per l’impiego delle basi italiane in operazioni straordinarie.
La linea di Meloni: fermezza, responsabilità e obiettivi NATO
Durante il suo intervento a Montecitorio, Meloni ha lanciato un appello alla responsabilità delle opposizioni, sottolineando la gravità del contesto internazionale e la necessità di non lasciare l’Italia esposta.
“Mi si chiede di lasciare l’Italia indifesa in uno scenario di caos globale? Non possiamo permettercelo. I cittadini sono preoccupati, ma i toni da campagna elettorale vanno messi da parte”.
La premier ha quindi confermato l’impegno dell’Italia ad aderire ai nuovi target NATO: il 3,5% del PIL per la difesa e l’1,5% per la sicurezza. Ha precisato che questi obiettivi saranno raggiunti in modo graduale, entro il 2035, senza aumenti vincolanti anno per anno e con una revisione prevista nel 2029. Inoltre, ha sottolineato che i singoli Stati membri potranno decidere autonomamente quali minacce affrontare e con quali strumenti.
Leader di una Nazione che conta? Sì! pic.twitter.com/WIT3x5JWLk
— Giorgia Meloni (@GiorgiaMeloni) June 23, 2025
Meloni ha risposto a chi le chiedeva perché l’Italia non abbia seguito l’esempio del premier spagnolo Pedro Sánchez, spiegando che gli impegni sottoscritti sono identici per tutti i Paesi membri, ma l’Italia ha ottenuto margini di flessibilità.
Spese militari e Patto di Stabilità: un equilibrio da trovare
Un altro nodo affrontato dalla premier riguarda il rapporto tra aumento delle spese militari e vincoli di bilancio europei. Meloni ha insistito sulla necessità che il Patto di Stabilità europeo sia reso compatibile con l’aumento delle spese per la difesa, per evitare penalizzazioni per i Paesi in procedura per deficit eccessivo, come l’Italia.
Anche il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, nei giorni scorsi, aveva sollevato la questione in sede europea, chiedendo una maggiore equità nei criteri di valutazione.
Meloni ha infine garantito che l’aumento delle spese militari non andrà a distrarre risorse dalle priorità del governo per i cittadini, insistendo sulla necessità che i nuovi target siano “chiari, trasparenti e sostenibili”.
Dialogo aperto con le opposizioni
In chiusura del suo intervento, la premier ha teso una mano alle opposizioni, dichiarando la volontà di mantenere e ampliare un canale di dialogo, riaperto proprio dopo gli attacchi USA all’Iran. Ha assicurato che, pur nella fermezza delle scelte strategiche, il governo intende coinvolgere le forze parlamentari in un confronto costruttivo, nell’interesse della sicurezza e della stabilità del Paese.
Candiani, Lega: "Usa hanno fatto il lavoro sporco"
Nel suo intervento alla camera, il leghista Stefano Candiani ha dichiarato:
"Israele ha fatto il lavoro sporco che ha fatto comodo a molti", mentre ha indicato gli Usa come "poliziotti globali", dalla Seconda Guerra mondiale in poi. Ruolo dal quale, secondo Candiani, Trump avrebbe cercato di abbandonare ma che, "piaccia o non piaccia hanno fatto il lavoro contro terzi, perché avere un Iran con l'atomica non sta bene a nessuno essendo Paese illiberale e non democratico".
Il leghista è in linea con l'operato di Usa e Israele che hanno agito contro una minaccia "intollerabile a livello internazionale", ma si augura un de escalation. Ponendo l'accento "sull'incapacità dell'Unione Europea come stabilizzatore globale".
La sinistra conta come una moneta da 3 euro.
Ci vuole il si del governo,appunto è quello che mi preoccupa....