Conte e Schlein contro l’utilizzo delle basi italiane per attacchi Usa all'Iran: "L’Italia resti fuori”
Crosetto frena: "Nessuna richiesta Usa sull’uso delle basi, ogni operazione va autorizzata"

Il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, lancia un appello al governo italiano dopo l’attacco degli Stati Uniti contro i siti nucleari iraniani, che ha provocato una nuova e preoccupante escalation militare in Medio Oriente. In un post pubblicato su Facebook, l’ex premier si scaglia contro il rischio di un coinvolgimento diretto dell’Italia nel conflitto e invita la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ad agire con fermezza e autonomia:
“L’attacco degli Usa segna un’escalation dagli esiti incontrollabili. Chiedo a Meloni, per una volta, di non attendere istruzioni dall’alto e di mettere al primo posto la sicurezza del nostro Paese”.
Conte: “No all’uso delle basi italiane. Non siamo una colonia”
Il messaggio di Conte è chiaro: l’Italia deve restare fuori da qualsiasi operazione militare e rifiutare l’uso delle proprie basi per attacchi bellici.
“Le nostre basi non devono diventare bersagli – avverte –. Dare disponibilità agli Stati Uniti significherebbe esporre il territorio nazionale a ritorsioni dirette. Serve una posizione netta, indipendente, che escluda ogni forma di partecipazione attiva al conflitto”.
Conte punta il dito anche contro l’atteggiamento del presidente americano Donald Trump, definendolo “diverso da quello che prometteva di fermare le guerre”.
“Oggi – aggiunge – ha scelto di seguire Netanyahu senza consultare nessuno, nemmeno i partner Nato. Noi, invece, restiamo fermi ad aspettare istruzioni da Washington. Ma chi difende i nostri interessi? Chi tutela i nostri soldati all’estero?”
Schlein: “L’Italia non consenta l’uso del suo territorio per attaccare l’Iran”
Sulla stessa linea si colloca la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, che interviene con toni altrettanto netti per chiedere che l’Italia resti fuori dal conflitto.
“L’Italia non partecipi alla guerra e non consenta che il suo territorio venga usato per attaccare l’Iran – ha dichiarato –. Trump diceva che avrebbe portato la pace, e invece lancia bombe, trascinato da Netanyahu, senza nemmeno passare per il Congresso americano. È una pericolosa escalation che rischia di incendiare il mondo. Serve una de-escalation diplomatica, non una corsa verso il conflitto”.
Basi Usa in Italia: 12mila soldati e massima allerta
Il timore di un coinvolgimento italiano ruota attorno alla presenza massiccia di installazioni militari statunitensi in Italia. Si contano circa 20 basi lungo la Penisola, dove operano attualmente oltre 12mila militari americani. Sebbene formalmente abbiano funzioni logistiche e non offensive, in caso di guerra questi avamposti diventano snodi cruciali per rifornimenti, sorveglianza, comando e comunicazioni.
A seguito dell’attacco americano, tutte le strutture sono state poste in stato di massima allerta e i dispositivi di sicurezza sono stati intensificati, aumentando i timori per possibili ritorsioni anche sul suolo italiano.
Meloni e Tajani rassicurano: “Non siamo stati avvisati, nessuna base usata”
Dal governo arrivano rassicurazioni. Giorgia Meloni, per ora, mantiene una posizione prudente, ribadendo la volontà dell’Italia di lavorare per una soluzione diplomatica.
Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha chiarito che “l’Italia non è stata informata in anticipo dell’attacco americano, anche se era nell’aria”. Al momento, ha aggiunto, “non è arrivata alcuna richiesta da parte degli Stati Uniti per l’utilizzo delle basi italiane, e nessun aereo è partito dal nostro territorio”.
Tajani ha inoltre sottolineato che la priorità del governo resta “la sicurezza dei connazionali presenti nelle aree più a rischio, in particolare in Israele, Iran e nei paesi limitrofi”, con l’avvio di operazioni di rimpatrio già in corso.
Crosetto: “Serve autorizzazione, non è uso automatico delle basi”
A fare ulteriore chiarezza è intervenuto il ministro della Difesa, Guido Crosetto, che ha ricordato come l’uso delle basi italiane da parte degli Stati Uniti sia regolato da accordi bilaterali firmati nel 1951 e poi confermati dal cosiddetto “Shell Agreement” del 1995.
“Non abbiamo ricevuto alcuna richiesta per impieghi straordinari – ha dichiarato –. Ogni operazione che esula dalla normale attività deve essere autorizzata dal governo italiano. Parlare oggi di un eventuale coinvolgimento del Parlamento è prematuro, ma quando l’Aula chiederà chiarimenti, sarà nostro dovere esserci”.