Crocevia del petrolio

Il Parlamento iraniano vota sì alla chiusura dello stretto di Hormuz (che però rimane ancora aperto)

Il presidente partecipa a una manifestazione anti Usa. Ma nel Paese c'è chi frena su ritorsioni per non inasprire la situazione

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Sin dalle prime ore dopo l'attacco Usa, il Parlamento di Teheran ha approvato la chiusura dello Stretto di Hormuz. Si tratta della ritorsione economica più severa per "punire" non solo gli Stati Uniti, ma anche il resto del mondo. Eppure al momento lo stretto è ancora aperto e i mercati mediorientali non hanno avuto reazioni particolari.

Il Parlamento iraniano vota sì alla chiusura dello stretto di Hormuz

La decisione spetta poi agli ayatollah, che potrebbero rendere effettiva la decisione del Parlamento, con conseguenze che al momento non sono immaginabili, ma che certamente ricadrebbero su tutto il mondo. Alcuni analisti stimano che bloccare anche solo una parte del flusso farebbe impennare il prezzo del petrolio oltre i 100 dollari al barile (a fine maggio era a 60), con evidenti ripercussioni su borse ed economia mondiale.

Ma a pagarne il prezzo non sarebbero solo gli Usa, ma anche gli "alleati" dell'Iran. Così si spiega l'intervento del segretario di Stato Usa Marco Rubio e il suo appello alla Cina:

"Incoraggio il governo cinese a contattarli in merito, perché dipendono fortemente dallo Stretto di Hormuz per il loro petrolio".

E l'Italia? Il ministro Pichetto Fratin, in un'intervista a La Stampa, ha analizzato i potenziali rischi:

"Un eventuale blocco dello stretto di Hormuz comporterebbe un minor quantitativo della materia prima e una risalita dei prezzi. È un automatismo di mercato, che scatenerebbe anche dei meccanismi speculativi".

"Certo, utilizziamo il gas del Qatar e nel caso di una escalation potremmo doverlo sostituire, ma il mondo è pieno di gas. Grazie anche ai nostri rigassificatori e alle due navi che abbiamo aggiunto a Piombino e a Ravenna, siamo in una condizione di sicurezza".

Cosa è lo stretto di Hormuz e perché è così importante

Lo Stretto di Hormuz è un passaggio marittimo molto stretto situato tra il Golfo Persico e il Golfo di Oman, che separa l'Iran a Nord dalla penisola arabica a Sud (in particolare gli Emirati Arabi Uniti e l’Oman). Ha una larghezza di circa 39 km nel punto più stretto, ma le corsie di navigazione praticabili sono ancora più ristrette (circa 3 km in ogni direzione, più una zona cuscinetto).

Lo Stretto di Hormuz è uno dei punti di strozzatura (chokepoints) più critici al mondo per il trasporto marittimo del petrolio. La sua importanza deriva da diversi fattori, in particolare dal volume di traffico petrolifero. Circa un quinto del petrolio mondiale trasportato via mare passa attraverso questo stretto ogni giorno.

In termini numerici, parliamo di circa 15-20 milioni di barili al giorno (dato variabile), provenienti principalmente da Paesi come:

  • Arabia Saudita
  • Emirati Arabi Uniti
  • Kuwait
  • Iraq
  • Iran

Da considerare inoltre che non esistono molte rotte alternative per trasportare il petrolio dal Golfo Persico ai mercati mondiali. Alcuni oleodotti bypassano lo stretto, ma non hanno la capacità sufficiente per sostituire del tutto il trasporto marittimo.

Dunque è facile comprendere come l'eventuale chiusura potrebbe creare più di una difficoltà al mondo intero (Iran compreso).

Il presidente alla manifestazione anti-Usa

Intanto, già domenica 22 giugno 2025, centinaia di manifestanti sono scesi in piazza Enghelab nel centro di Teheran, al grido di "Vendetta, vendetta!".

Tra i manifestanti c'era anche il presidente Masoud Pezeshkian.

Con una nota riportata dall'agenzia di stampa Irna, il presidente iraniano ha condannato "l'aggressione" degli Stati Uniti in seguito al bombardamento dei siti nucleari, accusando Washington di essere dietro l'operazione militare di Israele in Iran.

"Questa aggressione ha dimostrato che l'America è il fattore principale dietro le azioni ostili del regime sionista contro la Repubblica islamica dell'Iran. Gli Stati Uniti sono intervenuti dopo aver constatato l'evidente incapacità di Israele".

Il presidente iraniano in piazza con i manifestanti

Ma in Iran c'è anche chi frena. Non mancano infatti le voci di coloro che spingono per una soluzione che privilegi la diplomazia, temendo nuovi attacchi americani.

 

Commenti
Mirko88

Fanatici guidati dalla religione, guide supreme....ma di cosa stiamo parlando.

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