Un'altra notte di bombardamenti: da Teheran 20 missili contro Tel Aviv e Gerusalemme
In Iran bombardata la tv di Stato: giornalista fugge dopo lo scoppio

Il conflitto tra Israele e Iran ha raggiunto livelli senza precedenti con l’inasprimento dell’Operazione Rising Lion, avviata il 13 giugno 2025, che ha dato il via a una serie di bombardamenti israeliani contro infrastrutture militari e nucleari sul territorio iraniano. In risposta, Teheran ha lanciato missili balistici verso Israele, in uno scambio di fuoco che sta terrorizzando le popolazioni civili e accrescendo la tensione internazionale.
Images released from the #IRGC missile base in Tabriz, which was targeted by Israeli airstrikes, show massive explosions and a large fire at the base, which is said to have been caused by the explosion of a solid rocket fuel tank.#Iran #IRGCFundsTerror #BlacklistIRGC pic.twitter.com/dOB1IskOel
— 𝓘𝓻𝓪𝓷 𝓟𝓪𝓷𝓸𝓻𝓪𝓶𝓪 𝓝𝓮𝔀𝓼 (@IranPanoramaNew) June 15, 2025
Raid israeliani: colpiti obiettivi strategici in Iran
Nella notte tra il 16 e il 17 giugno 2025, l’Aeronautica Militare Israeliana (IAF) ha condotto diversi attacchi su larga scala contro obiettivi militari nel settore occidentale dell’Iran. Secondo un comunicato diffuso dalle Forze di Difesa Israeliane (IDF) su Telegram, decine di infrastrutture per il lancio e lo stoccaggio di missili terra-terra, lanciatori di missili terra-aria e depositi di droni sono stati colpiti e distrutti.
Tra le aree interessate, spicca Tabriz, nel nord-ovest dell’Iran, dove si sono verificate due potenti esplosioni a distanza di cinque minuti l’una dall’altra. La città, che si trova a oltre 600 km da Teheran, ospita una base aeronautica strategica. L’agenzia di stampa Mehr ha riportato la comparsa di una densa colonna di fumo in seguito alle detonazioni.
Eliminato il capo di Stato Maggiore iraniano
Uno degli eventi più significativi della notte è stato l’attacco che ha portato all’eliminazione di Ali Shadmani, capo di Stato Maggiore delle forze armate iraniane e figura chiave del regime. L’uomo, strettissimo consigliere della Guida Suprema Ali Khamenei, era a capo sia dei Pasdaran (Guardiani della Rivoluzione) che dell'esercito regolare. Secondo fonti israeliane citate da Ynet, è stato ucciso in un raid condotto nel cuore di Teheran contro un quartier generale militare. Shadmani aveva recentemente sostituito Alam Ali Rashid, a sua volta ucciso nei primi giorni dell’offensiva israeliana.
Attacco in diretta: colpita la TV di Stato iraniana
Un momento di drammatica intensità è stato vissuto quando, poco dopo le 18 di ieri, le telecamere dell’emittente di Stato iraniana IRIB hanno subito in diretta un attacco missilistico israeliano alla sede della televisione. La conduttrice Sahar Emami, in onda con il capo coperto da un velo nero e blu, ha annunciato l’arrivo di bombardamenti nemici, subito seguiti da una violenta esplosione che ha fatto crollare parte del soffitto dello studio. Lo schermo è diventato buio, mentre si udivano urla e invocazioni religiose.
Successivamente, la trasmissione è ripresa, con Emami che ha condannato l’attacco come "un crimine palese del regime sionista" e ha assicurato che "le forze armate iraniane continueranno la loro missione con determinazione".
Secondo quanto riportato dall’agenzia Fars, tre membri dello staff della TV sono rimasti uccisi. L’IDF ha confermato la responsabilità del raid, specificando che la sede della IRIB era utilizzata come centro di comunicazione militare sotto copertura civile. L’attacco era stato preceduto da un messaggio di evacuazione in lingua farsi, trasmesso agli abitanti della zona.
Il Ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, ha anticipato l’azione con parole inequivocabili:
“Il portavoce della propaganda e dell’incitamento iraniano sta per scomparire”.
La risposta iraniana: missili e droni su Israele
L’Iran ha reagito con il lancio di circa 20 missili balistici, che hanno colpito alcune aree del centro e nord di Israele. Secondo una valutazione preliminare dell’IDF, non ci sarebbero vittime, ma i danni sono stati significativi. Uno dei missili ha colpito un parcheggio nella zona centrale del Paese, incendiando un autobus vuoto. Altri missili sono caduti su Herzliya e nei pressi di Gerusalemme, dove però non sono suonate le sirene di allarme aereo.
Explosions rock Tel Aviv. But don’t worry—this would never happen if Donald Trump were president.
…Oh wait. He is president. And it is happening. pic.twitter.com/dOp0rKt0vr— Lev Parnas (@levparnas) June 13, 2025
A Tel Aviv, Gerusalemme e in diverse città israeliane, le sirene hanno suonato per allertare la popolazione, che è stata invitata a rifugiarsi nei bunker. L’Esercito israeliano ha confermato l’attivazione dei sistemi di difesa aerea, che hanno intercettato e abbattuto circa 30 droni provenienti dall’Iran, molti dei quali oltre i confini israeliani o nella regione del Golan.
In un chiaro segnale di ulteriore escalation, le Guardie Rivoluzionarie iraniane hanno invitato i residenti di Tel Aviv a evacuare la città, mentre i media di Stato di Teheran parlano della preparazione del "più grande e intenso attacco missilistico" contro Israele.
צפו במסיבת העיתונאים של ראש הממשלה >> pic.twitter.com/W6CWPMOUMB
— Benjamin Netanyahu - בנימין נתניהו (@netanyahu) June 16, 2025
In serata, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha tenuto una dichiarazione pubblica in cui ha rivendicato la superiorità aerea del suo Paese:
“Abbiamo aperto un’autostrada nei cieli dell’Iran, li dominiamo. Siamo sulla strada verso la vittoria. Anche gli iraniani lo capiscono”, ha detto con toni trionfalistici.
Netanyahu ha inoltre annunciato la distruzione dell’impianto di arricchimento dell’uranio di Natanz e l’eliminazione della metà dei droni iraniani in possesso del regime:
“Non importa quanti missili abbiano, importa il numero dei lanciatori distrutti”, ha aggiunto.
Teheran in fuga: migliaia lasciano la capitale
Di fronte all’intensificarsi degli attacchi, la popolazione civile iraniana ha iniziato a fuggire in massa da Teheran verso le province settentrionali, come Mazandaran, Gilan e Alborz. Le immagini, verificate dall’agenzia AFP, mostrano lunghe code sull’autostrada Babaei, con auto cariche di beni essenziali in fuga dalla capitale. Le stazioni di servizio sono state prese d’assalto, con tempi di attesa fino a quattro ore.

La situazione è resa ancora più drammatica dalla mancanza di rifugi moderni nella capitale iraniana, a differenza di Israele. I cittadini sono costretti a cercare protezione in scantinati, tunnel della metropolitana o vecchi rifugi risalenti alla guerra Iran-Iraq degli anni Ottanta.
Anche gli italiani presenti a Teheran stanno lasciando la città. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha dichiarato al Tg1:
“Seguiamo da vicino la situazione con le nostre ambasciate. Non ci sono voli in partenza, alcuni connazionali hanno già iniziato a spostarsi in auto per lasciare la capitale”.