Referendum, niente quorum. L'affluenza al 30%
Nessuna speranza già da domenica, confermata poi con la scarsa partecipazione anche lunedì

Che fosse difficile lo si sapeva sin dall'inizio (lo insegna la storia dei referendum in Italia, che negli ultimi trent'anni sono stati tutti bocciati tranne quello sull'acqua del 2011), e le speranze dei promotori di raggiungere il quorum si sono affievolite con il passare delle ore già domenica 8 giugno 2025.
Ora c'è anche l'ufficialità: i cinque referendum 2025 (quattro sul lavoro, uno sulla cittadinanza) sono stati bocciati, con il 50%+1 lontano, anzi lontanissimo.
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Affluenza al 30%: niente quorum per i referendum 2025
I primi dati sull'affluenza di ieri, d'altronde, erano già indicativi. Alle 12 aveva votato soltanto il 7,4% degli aventi diritto, mentre alle 19 il dato era salito al 16%, chiudendo con il 22,7% alle 23.
Impossibile pensare che oggi, lunedì 9 giugno 2025, si sarebbe potuti arrivare al 50%. E infatti è stato così. Alla chiusura dei seggi i dati definitivi parlano del 30,5% al voto.
Cosa chiedevano i cinque referendum
Erano cinque in totale i quesiti proposti agli italiani. In particolare si parlava di temi di cittadinanza e lavoro. Ecco nel dettaglio quali erano e cosa sarebbe cambiato in caso di vittoria dei sì.
1. Cittadinanza italiana per stranieri (scheda gialla)
- Quesito: Vuoi abrogare la norma che impone un periodo minimo di 10 anni di residenza legale per ottenere la cittadinanza italiana?
- Cosa prevede la legge attuale:
Per i cittadini non comunitari, la cittadinanza italiana può essere richiesta solo dopo 10 anni di residenza legale e ininterrotta, con determinati requisiti reddituali e di condotta. - Cosa cambia con il sì:
Il periodo verrebbe ridotto a 5 anni, avvicinandosi agli standard europei. La modifica includerebbe automaticamente i figli minorenni dei richiedenti, semplificando l’inclusione sociale e i diritti civili delle seconde generazioni.
2. Abrogazione del contratto a tutele crescenti (Jobs Act) (scheda verde)
- Quesito:
Vuoi abrogare il decreto legislativo n. 23/2015 sul contratto a tutele crescenti? - Cosa prevede la legge attuale:
Il Jobs Act ha introdotto nel 2015 un nuovo contratto a tempo indeterminato che prevede tutele crescenti in caso di licenziamento, in base all’anzianità di servizio. Ha inoltre ridotto il reintegro in caso di licenziamento illegittimo, privilegiando l’indennizzo economico. - Cosa cambia con il sì:
Si tornerebbe alla disciplina precedente, che prevedeva un maggiore ricorso al reintegro sul posto di lavoro (articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori) e un rafforzamento delle tutele per i neoassunti.
3. Indennità per licenziamento illegittimo nelle piccole imprese (scheda arancione)
- Quesito:
Vuoi abrogare le norme che limitano l’indennità per licenziamento illegittimo nelle imprese con meno di 15 dipendenti? - Cosa prevede la legge attuale:
le aziende con meno di 15 dipendenti prevedono un regime attenuato: in caso di licenziamento senza giusta causa, il lavoratore ha diritto a un’indennità più bassa rispetto a chi lavora in aziende più grandi. - Cosa cambia con il sì:
verrebbe eliminata questa disparità, estendendo le stesse tutele (soprattutto economiche) anche ai lavoratori delle piccole imprese. Si ridurrebbe così un divario critico nel mondo del lavoro italiano.
4. Regole sui contratti a termine (scheda grigia)
- Quesito:
Vuoi abrogare alcune norme che facilitano l’uso prolungato dei contratti a tempo determinato? - Cosa prevede la legge attuale:
La normativa vigente consente contratti a termine fino a 24 mesi, con possibilità di proroghe, spesso senza l’obbligo di specificare una “causale” nei primi 12 mesi. Questo ha favorito la proliferazione di contratti a breve termine. - Cosa cambia con il sì:
Si tornerebbe a una regolamentazione più rigida, introducendo limiti più stringenti alla durata e al rinnovo dei contratti a termine, per ridurre la precarietà lavorativa.
5. Responsabilità solidale negli appalti (scheda rossa)
- Quesito:
Vuoi abrogare la norma che limita la responsabilità solidale del committente negli appalti in caso di infortuni - Cosa prevede la legge attuale:
In molti casi, il committente non è ritenuto responsabile degli infortuni subiti dai lavoratori di appaltatori o subappaltatori, se questi derivano da rischi tipici della loro attività. - Cosa cambia con il sì:
Verrebbe ripristinata la responsabilità solidale, anche nei casi di rischio specifico. Il committente risponderebbe direttamente insieme all’impresa esecutrice, aumentando la tutela della sicurezza sul lavoro.