Netanyahu sta armando milizie palestinesi vicine all'Isis in funzione anti Hamas
Oggi Calenda e Azione a Milano per Gaza, domani la manifestazione con Pd, Avs e M5s a Roma

In un’accusa destinata a scuotere profondamente lo scenario politico e militare israeliano, l’ex ministro della Difesa Avigdor Liberman ha dichiarato che il governo di Benjamin Netanyahu starebbe armando milizie palestinesi legate all’Isis nella Striscia di Gaza, come contrappeso ad Hamas. La rivelazione è stata trasmessa dalla radio pubblica Kan e riportata da Haaretz.
"Israele lavora per sconfiggere Hamas con vari mezzi"
Il gruppo al centro di questa operazione sarebbe la milizia guidata da Yasser Abu Shabab, un ex detenuto descritto come legato a reti jihadiste e al contempo coinvolto nella gestione e nel saccheggio degli aiuti umanitari nella Striscia. La banda armata opera nella zona di Rafah, un’area che si trova attualmente sotto il controllo militare israeliano. Secondo il Times of Israel, tra le armi fornite al gruppo ci sarebbero anche fucili Kalashnikov sequestrati ad Hamas. La censura militare israeliana ha autorizzato la diffusione della notizia, confermata da fonti della Difesa.

L’ufficio del premier Netanyahu non ha negato esplicitamente l’accusa, limitandosi a dichiarare che “Israele sta lavorando per sconfiggere Hamas con vari mezzi, su raccomandazione di tutti i responsabili della sicurezza”.
Una mezza conferma che ha immediatamente acceso la polemica interna. Yair Lapid, leader dell’opposizione, ha attaccato duramente il premier. “Dopo aver finanziato Hamas, ora Netanyahu arma milizie legate all’Isis, senza alcuna pianificazione strategica e solo per alimentare nuovi disastri”.
Anche l’ex capo del Mossad, Tamir Pardo, ha definito la guerra a Gaza “uno spreco di vite, di denaro e di futuro”, parlando di “una guerra inutile” che non sta producendo alcun risultato concreto per Israele.

Mentre Hamas diffonde video che mostrano combattimenti diretti contro la banda Abu Shabab, quest’ultima si presenta pubblicamente come una forza “di protezione” degli aiuti umanitari. Tuttavia, numerose inchieste – tra cui quelle di Haaretz, New York Times e The New Arab – indicano la banda come principale responsabile del saccheggio degli aiuti, con la tacita complicità delle forze israeliane. Su Facebook, il leader Yasser si mostra in divisa e armato, mentre accompagna convogli carichi di farina e medicinali, affermando di agire per “dignità e giustizia”.
Ripresa la distribuzione di cibo
Nel frattempo, l’esercito israeliano ha cominciato a bombardare le periferie sud di Beirut, dopo aver ordinato l’evacuazione di quattro edifici identificati come basi di Hezbollah. Secondo l’Idf, i raid mirano a colpire l’Unità Aerea 127, responsabile della produzione di droni con fondi iraniani.
A Gaza, dopo una breve interruzione dovuta agli attacchi contro civili in attesa, è ripresa la distribuzione di cibo da parte della Gaza Humanitarian Foundation, sostenuta da Israele e Stati Uniti. Secondo l’ONG, dal 27 maggio sono stati distribuiti oltre 8,4 milioni di pasti.
In Italia due manifestazioni per Gaza
Intanto in Italia, la crisi in Medio Oriente continua a spaccare l’opposizione. Oggi - venerdì 6 giugno 2025 - a Milano si terrà la manifestazione promossa da Azione e Italia Viva, con Carlo Calenda e Matteo Renzi sul palco del Teatro Franco Parenti. Domani - sabato 7 giugno 2025 - sarà invece la volta del corteo di Pd, M5s e Alleanza Verdi-Sinistra a Roma, da Piazza Vittorio a San Giovanni.

Entrambe le piazze chiedono lo stop al massacro a Gaza e il riconoscimento dello Stato palestinese, ma con differenze sostanziali. La piattaforma romana propone sanzioni a Israele, embargo militare e sospensione dell’accordo di cooperazione Ue-Israele. Quella milanese insiste invece sulla condanna netta di Hamas e sul contrasto all’antisemitismo.
Il leader di Azione ha accusato la piazza di Roma di “mancare dei passaggi fondamentali contro Hamas e l’antisemitismo”. Da parte sua, Nicola Fratoianni (Avs) ha risposto parlando di “infamia” e “teatrino politico” indegno davanti a una tragedia umanitaria.

Una parte del Pd, in particolare i riformisti come Graziano Delrio, Lorenzo Guerini, Walter Verini e Simona Malpezzi, parteciperà invece ad entrambe le manifestazioni.
“Sarebbe stato meglio unire le forze – ha detto il senatore Filippo Sensi – ma l’importante è mobilitarsi”.
Parole forti anche da parte del governatore della Campania, Vincenzo De Luca: “Questo è un genocidio. È una vergogna. Le coscienze si sono svegliate troppo tardi”.