Premio Strega 2025: svelata la cinquina finalista. Al comando Andrea Bajani con "L’anniversario"
Dal Teatro Romano di Benevento, i cinque finalisti del prestigioso premio letterario. Un’edizione segnata da legami familiari, riflessioni esistenziali e qualche novità giocosa come il FantaStrega

Il 4 giugno 2025, nella suggestiva cornice del Teatro Romano di Benevento, è stata annunciata la cinquina finalista del Premio Strega. L’edizione di quest’anno si distingue per una selezione di opere intense, accomunate da una profonda riflessione sui legami familiari, la memoria e la sofferenza privata, senza rinunciare a sperimentazioni stilistiche e incursioni biografiche.
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Premio Strega 2025: svelata la cinquina finalista
A guidare la classifica provvisoria, con 280 voti, è L’anniversario di Andrea Bajani, edito da Feltrinelli, che ha già conquistato anche il Premio Strega Giovani. Al secondo posto, con 226 voti, si trova Quello che so di te di Nadia Terranova (Guanda). Il podio è completato da Elisabetta Rasy con Perduto è questo mare (Rizzoli), che ha ottenuto 205 voti. A pari merito con 180 voti ciascuno si piazzano Paolo Nori, autore di Chiudo la porta e urlo (Mondadori), e Michele Ruol con Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia (TerraRossa).
Cinque opere, cinque visioni del presente
La selezione è frutto del voto di 626 giurati su 700 aventi diritto appartenenti al gruppo degli Amici della Domenica, il nucleo storico del Premio Strega. Le opere finaliste sono molto diverse tra loro, ma tutte esplorano, da angolazioni differenti, l’identità, la memoria e le fratture invisibili che attraversano l’esistenza umana.
"L’anniversario" di Andrea Bajani. Il romanzo di Bajani si presenta come un'autopsia emotiva di un passato familiare lacerante. Il protagonista rievoca l’ultima volta che ha visto i genitori, raccontando una vicenda di abuso emotivo e potere distorto all'interno delle mura domestiche. La prosa di Bajani è chirurgica, essenziale, immersa in una calma apparente che contrasta con la violenza silenziosa della sua narrazione.
"La paura – ha dichiarato l’autore – non può essere il fondamento di una famiglia. Se un legame non funziona, va interrotto". È questa consapevolezza a sorreggere l’intero impianto del romanzo.

"Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia" di Michele Ruol. Ruol, anestesista nella vita professionale, porta nel suo esordio narrativo una sensibilità attenta alla sofferenza non detta. La sua è la storia di una famiglia – Madre, Padre, Figlio Maggiore e Figlio Minore – travolta dal dolore e incapace di comunicare. L'autore indaga ciò che resta dopo una “foresta” emotiva in fiamme: le ceneri delle relazioni, i gesti minimi, i silenzi colmi di senso. Il viaggio dei genitori dalla rottura al tentativo di ricominciare a parlare è metafora di una ricostruzione lenta ma possibile.

"Perduto è questo mare" di Elisabetta Rasy. Rasy propone un doppio ritratto: da un lato quello del proprio padre, dall’altro quello dello scrittore Raffaele La Capria, figura di riferimento e amico. È un libro che riflette sulla possibilità di una paternità ideale e affettiva, distante dai modelli tradizionali. Il mare perduto del titolo è quello dei sentimenti, del tempo e delle connessioni affettive che rischiano di perdersi, ma che possono anche essere ritrovate nel ricordo.

"Quello che so di te" di Nadia Terranova. Terranova, con la consueta intensità personale, affronta il trauma dell’internamento psichiatrico della bisnonna Venera, rinchiusa per 11 giorni in manicomio. Il romanzo è insieme memoir, inchiesta storica e racconto di resistenza femminile. L’autrice, scavando nella cartella clinica dell’antenata, sente di riscrivere la storia delle tante donne invisibili, silenziate dalla società e rinchiuse per non disturbare. Una storia privata che diventa emblema collettivo.

"Chiudo la porta e urlo" di Paolo Nori. Nori continua il suo lavoro di ibridazione tra biografia e romanzo, raccontando la figura del poeta Raffaello Baldini, autore poco noto che scriveva in dialetto romagnolo. Dopo i ritratti di Dostoevskij e Anna Achmatova, Nori punta i riflettori su un autore che ha saputo dare voce a un’Italia minore ma profonda. Il libro è un atto d’amore verso la letteratura nascosta, scritta ai margini e per questo forse più autentica.

Il debutto del FantaStrega
A vivacizzare l’edizione 2025 è stato il debutto del FantaStrega, una versione letteraria del celebre FantaCalcio. I partecipanti hanno formato squadre immaginarie scegliendo tra i candidati al premio, assegnando punteggi in base alla posizione in classifica. Solo un concorrente su 350 è riuscito a indovinare l’intera cinquina, come ha annunciato Stefano Petrocchi, direttore della Fondazione Bellonci. A corredo dell’evento, anche l’intervento astrologico dell’astro-blogger @simonandthestars, che ha scherzosamente ipotizzato quali libri siano nati “sotto una buona stella”.
Prossima tappa: la proclamazione del vincitore
L’appuntamento conclusivo è fissato per il 3 luglio 2025 al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma, dove sarà proclamato il vincitore del Premio Strega 2025. I voti, come da regolamento, saranno azzerati prima della finale, rendendo la sfida aperta e avvincente fino all’ultimo.