+38% di utilizzo della I.A. nelle aziende in tre mesi, ma il personale non viene formato per usarla
Il rischio? Avere strumenti avanzati usati in modo superficiale o improduttivo

Nel solo primo trimestre del 2025, l’adozione dell’intelligenza artificiale generativa (GenAI) da parte delle grandi aziende ha registrato una crescita del +36%, passando dal 20% al 58% delle imprese coinvolte. Lo rivela la AI Quarterly Pulse Survey di KPMG, sulla base di interviste a 130 dirigenti di aziende statunitensi con fatturati superiori al miliardo di dollari.
Ma la formazione (inadeguata) dei dipendenti resta il grande vulnus.
+38% di utilizzo della I.A. nelle aziende in tre mesi
Le aziende stanno investendo con decisione: la spesa prevista in GenAI entro la fine del 2025 è di 114 milioni di dollari, in crescita rispetto agli 89 milioni dell’anno precedente. Si tratta di un incremento del 28%, che segnala una chiara direzione strategica: integrare l’AI generativa nei processi aziendali chiave.

Il 61% delle aziende utilizza settimanalmente assistenti basati su AI, in aumento rispetto al 48% del trimestre precedente. L’integrazione della GenAI nei flussi di lavoro è passata dal 24% al 35%, evidenziando non solo un maggiore utilizzo, ma anche una più profonda incorporazione nei processi esistenti.
Formazione: un punto debole
Nonostante la diffusione della tecnologia, solo il 47% dei dipendenti ha ricevuto una formazione sull’AI. Questo divario evidenzia una criticità evidente: le aziende stanno accelerando l’adozione, ma senza un adeguato upskilling della forza lavoro. Il rischio? Avere strumenti avanzati usati in modo superficiale o improduttivo.
“L'impatto dell'intelligenza artificiale e, in particolare, dell'intelligenza artificiale generativa nei processi aziendali sta cambiando radicalmente il modo di lavorare –commenta Cristina Danelatos, board member e CEO Area Innovation e IT Corporate diZeta Service, realtà italiana leader nella consulenza e servizi HR e payroll–. Mentre osserviamo una crescente domanda di figure professioniste esperte in AI, sorprendentemente è ancora basso il dato sulle attività di formazione in materia. Ci attendiamo, quindi, un margine di crescita che, nei prossimi mesi (non anni), sarà significativo. È fondamentale accogliere l’impatto trasformazionale dell’AI con preparazione ed è quindi necessario che chi quotidianamente è impegnato nella gestione del personale abbia gli strumenti per gestire il cambiamento che avanza a passi spediti, auspicabilmente anticipandone anche le evoluzioni e i possibili utilizzi, ad esempio, per automatizzare processi ripetitivi e a basso valore aggiunto che ad oggi pesano su collaboratori e collaboratrici sia preparato a gestire il cambiamento che avanza a passi spediti”.

Percezione dei lavoratori
Un’indagine della Banca Centrale Europea conferma che, a livello europeo: solo il 20% dei lavoratori teme conseguenze negative dell’AI sul proprio lavoro. Il 41% ritiene che porterà miglioramenti in produttività o opportunità professionali. Il 37% non prevede alcun impatto significativo.
A sentirsi più a proprio agio con l’uso dell’AI sono:
- I giovani tra 18-34 anni (36% di utilizzo attivo).
- Le persone con istruzione universitaria (30% contro il 18% di chi non ha un titolo universitario).
I dati mostrano chiaramente che l’AI generativa è già un asset operativo e strategico, non solo sperimentale. Ma il nodo resta la gestione del cambiamento interno: competenze, organizzazione e cultura aziendale devono tenere il passo, o l’adozione rischia di essere solo formale. La prossima vera sfida per le imprese non sarà decidere se usare l’AI, ma come farlo in modo efficace, sostenibile e integrato.