DUELLO FINALE

Beppe Grillo parla di "disagio" e fa causa al Movimento per riappropriarsi di nome e simbolo

Il suo ruolo di Garante era stato cancellato dalla Costituente sei mesi fa

Beppe Grillo parla di "disagio" e fa causa al Movimento per riappropriarsi di nome e simbolo
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Beppe Grillo torna alla carica. Dopo mesi di silenzio e dissenso sottotraccia, il fondatore del Movimento 5 Stelle è pronto a portare in tribunale la sua battaglia per riappropriarsi del nome e del simbolo del M5S. Un’azione legale imminente, confermata da fonti vicine al comico genovese, e che potrebbe cambiare radicalmente il panorama del partito fondato nel 2009 insieme a Gianroberto Casaleggio.

Sei mesi fa fu cancellato il ruolo di Garante

La rottura definitiva era avvenuta lo scorso autunno, con il voto dell’assemblea costituente che, oltre ad aver abolito la figura statutaria del Garante — ricoperta proprio da Grillo — aveva anche superato uno dei totem storici del Movimento: il limite dei due mandati.

Beppe Grillo
Beppe Grillo

All'indomani di quella votazione, Grillo si era espresso in termini lapidari: "Vedere questo simbolo rappresentato da queste persone mi dà un senso di disagio. Fatevi un altro simbolo. Il Movimento è stramorto, ma l'humus che c'è dentro no".

Ora quel "disagio" si traduce in una causa civile. Secondo l’avvocato Lorenzo Borrè — che in passato ha rappresentato iscritti esclusi dalle votazioni interne e ottenuto sospensioni dei vertici dal Tribunale di Napoli — Grillo ha pieno diritto sul nome e sul simbolo del Movimento. A dimostrarlo, una sentenza della Corte d’Appello di Genova del 2021, ormai passata in giudicato, che ha riconosciuto come il marchio originario, registrato a nome di Grillo, resti sua esclusiva proprietà.

La scrittura privata tra Grillo e il Movimento

La sentenza della sezione civile di Genova ha messo nero su bianco: “Il nome del Movimento 5 Stelle viene abbinato a un contrassegno registrato a nome di Beppe Grillo, unico titolare dei diritti d’uso dello stesso”. I giudici hanno respinto l’idea che si potesse distinguere tra l’uso del nome e quello del simbolo, confermando che i diritti si estendono ad entrambi.

Tuttavia, la questione si complica con l’esistenza di una scrittura privata tra Grillo e l’associazione Movimento 5 Stelle. Un accordo senza limiti temporali in cui il fondatore si impegnava a non sollevare contestazioni sull’uso del nome e del simbolo, anche in caso di modifiche future, in cambio di una manleva per eventuali azioni giudiziarie e di un compenso annuo da 300.000 euro per attività di comunicazione. Secondo Borrè, però, proprio questo documento rappresenta la prova che la proprietà non appartiene al partito di Giuseppe Conte: "Se fosse loro, perché pagare per evitarne le contestazioni?".

Le reazioni del M5S

Dal quartier generale del M5S la reazione è netta: "Siamo assolutamente tranquilli. Se e quando ci sarà l’iniziativa giudiziaria, leggeremo le carte e risponderemo con i nostri avvocati", fanno sapere fonti vicine ai vertici del Movimento.

Giuseppe Conte

Le prerogative avanzate da Grillo vengono considerate “infondate”, e si sottolinea che, dall’inizio del nuovo corso, non ci sono state sconfitte giudiziarie rilevanti: chi ha contestato, dicono, ha sempre perso e ha dovuto pagare le spese legali.

Anche il presidente Giuseppe Conte ha tagliato corto sulla vicenda intercettato da SkyTg24: "Non è una questione che riguarda me. Io mi occupo di politica. Le questioni giudiziarie le seguono i miei avvocati, che finora non hanno mai perso una causa con me".

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