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La Polonia diventa sovranista (e Trump esulta), al voto anche la Corea del Sud dopo gli scandali

Mentre la Polonia vira decisamente a destra tra nazionalismo e populismo, la Corea del Sud potrebbe imboccare la strada opposta, scegliendo la stabilità e il progressismo come antidoto a mesi di caos politico

La Polonia diventa sovranista (e Trump esulta), al voto anche la Corea del Sud dopo gli scandali
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Due nazioni, due continenti, due elezioni cruciali. In Polonia, il sovranismo torna al potere con la vittoria di Karol Nawrocki, mentre in Corea del Sud la spinta democratica progressista sembra prevalere, a seguito della profonda crisi istituzionale seguita al tentato golpe del dicembre 2024.

La Polonia diventa sovranista (e Trump esulta), al voto anche la Corea del Sud dopo gli scandali
Karol Nawrocki

Polonia: Nawrocki presidente, l’estrema destra riconquista il Paese

In un'elezione estremamente combattuta, Karol Nawrocki, candidato sovranista sostenuto dal partito ultraconservatore Diritto e Giustizia (PiS), ha vinto il ballottaggio presidenziale in Polonia con il 50,89% dei voti, superando di misura il rivale liberale ed europeista Rafal Trzaskowski, sindaco di Varsavia e volto di punta della Piattaforma Civica, il partito dell’ex premier Donald Tusk. L’affluenza alle urne è stata altissima, con il 71,63% degli elettori che si sono recati ai seggi.

Nawrocki, 42 anni, ha condotto una campagna improntata su forti toni nazionalisti e populisti, sintetizzati negli slogan “Prima la Polonia, prima i polacchi” e “Polonia First”, chiari richiami all’ideologia trumpiana. L’appoggio esplicito del presidente americano Donald Trump – che lo ha definito “un vincitore” su Truth Social – e di esponenti conservatori statunitensi come il senatore Marco Rubio, ha rafforzato la sua immagine di leader forte e identitario. Tuttavia, questa intromissione ha sollevato accuse di interferenza elettorale da parte di membri della coalizione governativa polacca.

Chi è il sovranista polacco

Storico di formazione, con un dottorato in storia e un MBA, Nawrocki è stato direttore del Museo della Seconda Guerra Mondiale di Danzica e, dal 2021, dell’Istituto della Memoria Nazionale, dove si è occupato di crimini commessi durante il periodo nazista e comunista. Nato a Danzica, città simbolo dell’opposizione al comunismo, è noto anche per i suoi studi sulla criminalità organizzata e sulla storia dello sport.

Nonostante la sua inesperienza politica, il PiS ha puntato su di lui per riportare la destra al potere, puntando su un'immagine di rottura e di “uomo del popolo”. Nawrocki ha evitato molti confronti diretti con la stampa, preferendo una comunicazione diretta con l’elettorato attraverso i social e i video promozionali.

Il nuovo presidente ha promesso continuità con la linea conservatrice del suo predecessore Andrzej Duda: difesa dei “valori tradizionali”, opposizione all’aborto, restrizioni all’immigrazione e un atteggiamento ostile verso l’Unione Europea. Particolarmente polemiche le sue dichiarazioni sui rifugiati ucraini, accusati di “ingratitudine”, e le sue richieste di controlli al confine con la Germania, insieme alla richiesta a Berlino di riparazioni di guerra.

Nawrocki ha anche espresso aperta contrarietà al Green Deal europeo e criticato il ruolo dominante di Francia e Germania nell’UE. Bruxelles osserva con apprensione questo ritorno al potere del PiS, pur ostentando fiducia nella possibilità di mantenere un dialogo. Ursula von der Leyen ha dichiarato: "Sono fiduciosa che l’UE continuerà la sua ottima cooperazione con la Polonia".

Non sono mancate le controversie: Nawrocki è stato accusato di essere legato a gruppi neonazisti e di aver usato uno pseudonimo, Tadeusz Batyr (che corrisponde comunque al suo secondo nome), per pubblicare un libro su un noto criminale degli anni ’90. Inoltre, un presunto scandalo immobiliare legato all’acquisto di un appartamento da un anziano pensionato ha alimentato ulteriori polemiche.

Nonostante tutto, la sua vittoria segna una netta svolta a destra per la Polonia, che potrebbe ridefinire i suoi rapporti con Bruxelles e con i vicini europei.

Corea del Sud: un Paese alle urne dopo mesi di crisi istituzionale

Mentre l’Europa guarda con timore alla nuova ondata sovranista in Polonia, la Corea del Sud affronta un passaggio elettorale altrettanto cruciale, ma in un contesto completamente diverso. Oggi, 3 giugno 2025, i cittadini sudcoreani sono chiamati a scegliere il nuovo presidente in un’elezione anticipata, resa necessaria dal collasso politico seguito al controverso tentativo dell’ex presidente Yoon Suk Yeol di imporre la legge marziale lo scorso dicembre.

La crisi istituzionale che ne è seguita ha lasciato il Paese senza una guida stabile per mesi, con ben tre presidenti ad interim in sei mesi. Dopo l’impeachment di Yoon, confermato ad aprile dalla Corte costituzionale, il premier Han Duck Soo ha assunto l’interim presidenziale, ma è stato a sua volta sospeso e poi reintegrato, per poi dimettersi a inizio maggio. Da allora, la carica è passata a Lee Ju-ho, ministro dell’Istruzione.

In un contesto così instabile, il favorito secondo i sondaggi è il progressista Lee Jae-myung del Partito Democratico, già candidato alle presidenziali precedenti perse per pochi voti contro Yoon. L’ultimo sondaggio lo dà in vantaggio con il 49,2% delle preferenze. Lo sfidante principale è Kim Moon-soo del Partito del Potere Popolare (PPP), al 36,8%. Al terzo posto, Lee Jun-seok del Reform Party, fermo poco sopra il 10%.

La Polonia diventa sovranista (e Trump esulta), al voto anche la Corea del Sud dopo gli scandali
Lee Jae-myung

Lee ha concluso la sua campagna a Seongnam, città dove è stato sindaco dal 2010 al 2018, lanciando un messaggio chiaro:

“Il vostro voto può cambiare la storia e proteggere la nostra democrazia”. Kim ha replicato da Jeju a Seul, avvertendo che “un voto a Lee Jun-seok favorisce solo Lee Jae-myung”.

La posta in gioco è alta: oltre 44 milioni di sudcoreani sono chiamati a votare, con le donne che costituiscono quasi la metà dell’elettorato. Nonostante ciò, nessuna donna è in corsa per la presidenza. I seggi, sorvegliati da più di 28.000 agenti di polizia, resteranno aperti fino alle 20 (le 13 in Italia).

L’affluenza al voto anticipato, svoltosi tra giovedì e venerdì, è stata del 34,74%, leggermente sotto il record del 2022. Chi otterrà la maggioranza dei voti guiderà la Corea del Sud per i prossimi cinque anni, in un momento delicato segnato da tensioni con la Corea del Nord, incertezze nei rapporti con gli Stati Uniti (con Trump che minaccia nuovi dazi), e dalla necessità di gestire le relazioni complesse con la Cina, primo partner commerciale del Paese.

Mentre la Polonia vira decisamente a destra tra nazionalismo e populismo, la Corea del Sud potrebbe imboccare la strada opposta, scegliendo la stabilità e il progressismo come antidoto a mesi di caos politico.

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