TREGUA IN STALLO

Israele accetta il Piano Usa per Gaza: 60 giorni di tregua e 10 ostaggi. Ma Hamas frena: "Nessuna garanzia"

Il no di Hamas e le tensioni per la grave situazione umanitaria hanno raffreddato l’ottimismo delle scorse ore

Israele accetta il Piano Usa per Gaza: 60 giorni di tregua e 10 ostaggi. Ma Hamas frena: "Nessuna garanzia"
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Un nuovo spiraglio di tregua si è aperto nella Striscia di Gaza ma rimane ancora appeso a un filo.

Israele ha ufficialmente accettato la proposta di cessate il fuoco avanzata dall’inviato speciale della Casa Bianca, Steve Witkoff.

Il piano prevede una tregua temporanea di 60 giorni e il rilascio di 10 ostaggi israeliani ma Hamas ha espresso riserve significative, giudicando il testo “insoddisfacente” e privo di garanzie per una reale fine della guerra.

Cosa prevede il piano Witkoff

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato il sostegno del suo governo al piano durante un incontro con le famiglie degli ostaggi ancora trattenuti nella Striscia. L’apertura è giunta nonostante le resistenze interne da parte degli alleati più oltranzisti, segnando un possibile punto di svolta nelle lunghe trattative mediate dagli Stati Uniti. Secondo quanto riferito da Axios e dal Times of Israel, l’adesione israeliana è stata confermata anche dalla Casa Bianca tramite la portavoce Karoline Leavitt, che ha sottolineato il coinvolgimento del presidente Donald Trump nell’elaborazione della proposta.

Tregua a Gaza, Witkoff smentisce l'accordo "privato" fra Usa e Hamas
Steve Witkoff

Il piano, messo a punto da Witkoff e sottoposto mercoledì scorso al vaglio di Trump, prevede un cessate il fuoco di 60 giorni durante il quale Hamas dovrebbe rilasciare 10 ostaggi ancora in vita (5 il primo giorno, altri 5 dopo una settimana) e restituire i corpi di 18 ostaggi uccisi. In cambio, Israele libererebbe 125 prigionieri palestinesi condannati all’ergastolo, 1.111 detenuti arrestati dall’inizio del conflitto e riconsegnerebbe i corpi di 180 palestinesi.

Il piano prevede inoltre l’invio immediato di aiuti umanitari a Gaza, sotto la supervisione delle Nazioni Unite e della Mezzaluna Rossa, e vieta manifestazioni pubbliche durante la liberazione degli ostaggi. I negoziati per un cessate il fuoco permanente dovrebbero iniziare già dal primo giorno della tregua, con Hamas che dovrebbe fornire informazioni dettagliate su tutti gli ostaggi ancora in vita entro il decimo giorno.

Hamas contesta la bozza d'accordo: "Non siamo soddisfatti"

Ma la risposta di Hamas è stata fredda. Secondo quanto riportato dal quotidiano israeliano Walla, la fazione islamista ha bocciato la proposta ritenendola troppo sbilanciata a favore di Israele e priva di garanzie. In particolare, Hamas contesta l’assenza di un impegno formale da parte americana affinché la tregua si trasformi in un cessate il fuoco permanente.

La bozza non ci soddisfa: la risposta di Israele significa, in sostanza, la perpetuazione dell’occupazione, la continuazione delle uccisioni e della carestia, anche durante la tregua temporanea”, ha dichiarato Bassem Naim, uno dei leader del movimento in esilio. “La leadership sta comunque valutando la proposta con grande senso di responsabilità e patriottismo”.

Israele accetta il Piano Usa per Gaza: 60 giorni di tregua e 10 ostaggi. Ma Hamas frena: "Nessuna garanzia"
Bassem Naim

Per alcune ore si era sperato in una svolta definitiva, dopo che la tv saudita Al Arabiya aveva annunciato l'accettazione del piano anche da parte di Hamas. Tuttavia, la notizia è stata prontamente smentita sia da fonti israeliane che dallo stesso movimento palestinese. Anche Haaretz ha confermato che i negoziati restano in corso e che non esiste, al momento, un’intesa formale.

Ad alimentare ulteriormente la tensione, la decisione ufficiale di Israele di autorizzare la costruzione di 22 nuovi insediamenti in Cisgiordania, tra nuovi avamposti e regolarizzazioni di colonie già esistenti, considerate illegali dalla comunità internazionale. Il ministero della Difesa israeliano ha definito l’iniziativa una “decisione storica” che rafforzerà la presa strategica sul territorio della Giudea e Samaria (nome biblico della Cisgiordania) e impedirà “la creazione di uno Stato palestinese”. Hamas ha reagito definendola “una palese sfida alla volontà internazionale e una grave violazione delle risoluzioni ONU”, mentre il Regno Unito ha condannato con forza la mossa, giudicandola pericolosa per la soluzione dei due Stati.

Intanto peggiora la situazione umanitaria

Nel frattempo, la situazione umanitaria a Gaza continua a peggiorare. L’ospedale Al-Awda, l’unico ancora funzionante nel nord della Striscia, ha denunciato l’evacuazione forzata di pazienti e personale da parte delle forze israeliane. Nelle ultime ore, un nuovo raid aereo dell’Idf ha colpito il campo profughi di Bureij, causando la morte di almeno 23 persone, secondo quanto riportato da Al Jazeera. L’attacco ha preso di mira tre abitazioni senza preavviso.

Israele invece piange il piccolo Ravid Chaim, nato prematuramente dopo che la madre incinta era stata uccisa da un attentatore palestinese in Cisgiordania. Il neonato è morto dopo due settimane in terapia intensiva.

In questo scenario sempre più complesso, la possibilità di un accordo concreto resta fragile. Mentre le diplomazie internazionali si affannano per trovare una soluzione, la tregua promessa dal piano Witkoff per ora rimane solo sulla carta.

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