"E' stata la mano di Dio": Maradona, Sorrentino, e la tragedia che lo rese orfano a 16 anni
I genitori del premio Oscar morirono intossicati da una stufa. Lui si salvò perché ebbe il permesso di andare a vedere Maradona.
Quando il regista Paolo Sorrentino si è trovato a stringere il premio Oscar per "La grande bellezza", nell'elenco dei ringraziamenti finì anche Diego Armando Maradona. Un primo indizio. Con la sua prima opera autobiografica, in corsa per il Leone d'Oro al Festival del Cinema di Venezia 2021, il regista scopre definitivamente le carte. "E' stata la mano di Dio" è il lungometraggio che riguarda, ovviamente, il fuoriclasse argentino ma anche una tragica vicenda personale che investì il regista a soli 16 anni.
"E' stata la mano di Dio": il lutto di Sorrentino
"Non esiste un'età giusta per perdere i genitori, ma perderli in adolescenza è un problema molto serio".
Basterebbe questa frase del regista per riassumere l'intensità del film portato al Lido. Con la famiglia, erano soliti andare in vacanza in montagna, in una casetta in Abruzzo. In un tragico weekend la madre e il padre del regista rimasero vittime di una fuga di monossido di carbonio sprigionato da una stufa. Proprio grazie a Maradona e al suo tifo per il calcio, Sorrentino si salvò: il padre gli diede il permesso di restare in città per poi andare a seguire la sua squadra del cuore in trasferta, per Empoli-Napoli.
A me Maradona ha salvato la vita. Da due anni chiedevo a mio padre di poter seguire il Napoli in trasferta, anziché passare il week end in montagna, nella casetta di famiglia a Roccaraso; ma mi rispondeva sempre che ero troppo piccolo. Quella volta finalmente mi aveva dato il permesso di partire: Empoli-Napoli. Citofonò il portiere. Pensavo mi avvisasse che era arrivato il mio amico a prendermi. Invece mi avvertì che era successo un incidente. In questi casi non ti dicono tutto subito. Ti preparano, un poco alla volta. Papà e mamma erano morti nel sonno. Per colpa di una stufa. Avvelenati dal monossido di carbonio. Mia sorella più grande, Daniela, che già conviveva, venne eroicamente a vivere per un anno con me e mio fratello Marco. Poi rimasi da solo, nella casa al Vomero. Un tempo che ricordo come un limbo. Ero quasi in stato confusionale.
Un'opera intensa e privata, sulla quale vi sono grandi aspettative.