medio oriente

Francia, Canada e Gran Bretagna pronte a imporre sanzioni a Israele, ultimatum anche dagli Usa

Altri 43 morti nelle ultime ore, consentito l'accesso alla Striscia per cinque camion di cibo. I palestinesi chiedono che Hamas lasci Gaza

Francia, Canada e Gran Bretagna pronte a imporre sanzioni a Israele, ultimatum anche dagli Usa
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La guerra in Medio Oriente tra Israele e Hamas è giunta al 592° giorno e continua a coinvolgere attivamente altri attori regionali come Libano, Siria, Iran e Yemen. In un raro segnale di apertura, per la prima volta da oltre due mesi sono riusciti a entrare nella Striscia di Gaza cinque camion carichi di aiuti umanitari, inclusi beni di prima necessità e alimenti per l'infanzia. I mezzi hanno attraversato il valico di Kerem Shalom, uno dei principali punti di accesso all’enclave, riaperto dopo una lunga chiusura.

Francia, Canada e Gran Bretagna pronte a imporre sanzioni a Israele, ultimatum anche dagli Usa
Trump e Netanyahu

Questa apertura parziale sembra essere il risultato diretto di un'annunciata decisione del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, comunicata domenica sera al termine di una riunione di governo particolarmente tesa. Ma, soprattutto, si tratta della conseguenza di un'intensa pressione internazionale, in particolare dagli Stati Uniti. Secondo un’inchiesta del Washington Post, l’amministrazione americana – nella persona del presidente Donald Trump – avrebbe lanciato a Israele un messaggio chiaro e senza mezzi termini:

“Se non fermate la guerra, vi abbandoneremo”.

Sulla medesima linea, il presidente francese Emmanuel Macron, il primo ministro britannico Keir Starmer e il primo ministro canadese Mark Carney hanno diffuso una dichiarazione congiunta minacciando "misure concrete" se non cesserà l'offensiva militare di Israele contro i civili di Gaza.

L’avanzata militare israeliana

Sul campo, intanto, l’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza si è intensificata. L’esercito di Tel Aviv ha dichiarato zona di guerra alcune delle principali città del sud dell’enclave: Khan Younis, Bani Suheila e Abasan. Gli scontri terrestri si sono fatti sempre più cruenti, con decine di vittime tra la popolazione civile.

Secondo il ministero della Salute di Gaza, almeno 60 persone sono rimaste uccise negli attacchi notturni condotti dalle forze israeliane, che hanno colpito obiettivi nel nord e nel centro della Striscia. Due bombardamenti, in particolare, hanno centrato una casa e una scuola adibita a rifugio, causando la morte di almeno 22 persone, tra cui numerose donne e bambini.

La reazione della comunità internazionale

Di fronte all’aggravarsi della crisi umanitaria, alcuni leader occidentali hanno espresso una ferma condanna dell’operato israeliano. Il presidente francese Emmanuel Macron, il primo ministro britannico Keir Starmer e il primo ministro canadese Mark Carney hanno diffuso una dichiarazione congiunta in cui si oppongono all'espansione delle operazioni militari israeliane a Gaza, definendo la sofferenza umana nella Striscia "intollerabile".

Nel comunicato, i tre leader hanno anche criticato duramente la decisione israeliana di consentire solo una quantità minima di aiuti umanitari: “Completamente insufficiente”, hanno dichiarato, chiedendo l’immediata cessazione delle operazioni militari e l’apertura totale all’ingresso degli aiuti.

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Proseguono gli attacchi di Tel Aviv sulla Striscia di Gaza

Pur riconoscendo il diritto di Israele a difendersi dagli attacchi terroristici e chiedendo il rilascio degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas dal 7 ottobre 2023, Macron, Starmer e Carney hanno giudicato l’escalation militare israeliana come “totalmente sproporzionata". Avvertendo Israele: "Non resteremo inerti".

Nel loro intervento, i tre leader hanno anche sottolineato la necessità di una soluzione diplomatica. “Siamo determinati a riconoscere uno Stato palestinese come contributo alla soluzione dei due Stati”, si legge nella dichiarazione. I tre Paesi si sono detti pronti a lavorare insieme agli altri attori internazionali, tra cui l’Autorità Nazionale Palestinese, Israele, gli Stati Uniti e i partner regionali, per definire il futuro della Striscia di Gaza.

Intanto continua a salire nella Striscia l'opposizione nei confronti di Hamas, affinché lasci Gaza, da parte di una popolazione ormai stremata.

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