stallo a istanbul

Trump: "Non si muoverà nulla finché io non incontro il Presidente russo"

Dopo il gran rifiuto di Putin, le delegazioni di Mosca e Kiev oggi si incontrano comunque per la prima volta

Trump: "Non si muoverà nulla finché io non incontro il Presidente russo"
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Oggi, 16 maggio 2025, a Istanbul, incontro tra le delegazioni di Russia e Ucraina: si tratta del primo faccia a faccia diretto tra i due Paesi sul conflitto in corso dall’ultima tornata negoziale del marzo 2022. Tuttavia, l’assenza dei rispettivi presidenti, Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky, lascia presagire un esito incerto, alimentando lo scetticismo internazionale sulla reale possibilità di un avanzamento verso la fine della guerra.

A confermare l'idea che non accadrà nulla di risolutivo, anche le parole del presidente Usa, Donald Trump - a sua volta assente al tavolo - il quale ha affermato che finché non ci sarà un incontro diretto tra lui e Putin, è improbabile che si verifichino cambiamenti significativi.

Trump: "Non si muoverà nulla finché io non incontro il Presidente russo"
Donald Trump

L’assenza dei leader, le condizioni imposte da Mosca e il clima di accuse reciproche sembrano compromettere le possibilità di un reale progresso. 

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Lo ha dichiarato il ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Antonio Tajani durante un punto stampa a margine della riunione dei ministri degli Esteri della Nato che si è svolta in Turchia.

 

Attese basse e scetticismo diffuso

L’incontro è stato accolto con freddezza sia dalle parti coinvolte che dagli osservatori esterni. Marco Rubio, segretario di Stato americano, ha dichiarato chiaramente le scarse aspettative da parte di Washington:

“Voglio essere sincero... non abbiamo grandi aspettative su ciò che accadrà”. Un messaggio che riecheggia le parole del presidente Donald Trump, il quale ha affermato che finché non ci sarà un incontro diretto tra lui e Putin, è improbabile che si verifichino cambiamenti significativi: “Non credo che succederà nulla, che vi piaccia o no, finché io e lui non ci incontreremo”.

Anche Zelensky ha manifestato pessimismo, accusando Mosca di non avere alcuna intenzione concreta di negoziare seriamente: “La Russia non fa sul serio riguardo alla fine della guerra”, ha dichiarato.

La composizione delle delegazioni

A guidare la delegazione russa è Vladimir Medinsky, stretto consigliere di Putin, noto per le sue posizioni radicali: in passato ha messo in discussione persino il diritto dell’Ucraina all’esistenza come Stato sovrano. Medinsky aveva già rappresentato la Russia nei negoziati del 2022. Dall’altra parte, la delegazione ucraina è condotta dal ministro della Difesa Rustem Umerov, supportato da una dozzina di alti funzionari.

Il presidente russo, pur proponendo recentemente di riaprire un canale diretto di dialogo, ha evitato di rispondere all’invito di Zelensky a partecipare di persona, alimentando ulteriori dubbi sulle sue reali intenzioni.

Formato e modalità dei colloqui

Secondo fonti del Ministero degli Esteri turco, i colloqui si terranno in diversi formati, includendo incontri trilaterali tra Russia, Ucraina e Turchia, oltre a sessioni separate che coinvolgeranno funzionari americani. Medinsky ha specificato che la parte ucraina è attesa alle 10:00 del mattino per l'inizio ufficiale dei lavori. Ha anche sottolineato che Mosca considera questo incontro come una continuazione delle trattative fallite nel 2022, ma ha aggiunto che la delegazione russa è pronta a mantenere un approccio costruttivo:

“L’obiettivo è una pace duratura, affrontando le cause profonde del conflitto”.

Clima teso e scambi di accuse

Il clima che circonda l’incontro è tutt’altro che disteso. Zelensky ha criticato apertamente la composizione della delegazione russa, definendola una “farsa”. Dura la replica della portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, che ha liquidato il presidente ucraino come un “clown” e un “perdente”. Tali dichiarazioni, unite all’assenza dei leader, rendono l’atmosfera dei colloqui estremamente tesa e poco favorevole al compromesso.

Trump: "Non si muoverà nulla finché io non incontro il Presidente russo"
Maria Zakharova

Ruolo della mediazione turca e statunitense

Nella giornata di ieri, Zelensky ha incontrato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ad Ankara, esprimendo il desiderio che i colloqui potessero iniziare già in serata. Dopo l’incontro, ha ribadito il suo scetticismo, affermando di aver inviato una delegazione di alto livello “per rispetto” nei confronti di Erdogan e Trump, ma rimarcando la mancanza di volontà da parte russa.

Gli Stati Uniti cercano di mantenere una linea di dialogo con entrambe le parti: Rubio ha annunciato che incontrerà personalmente il ministro degli Esteri ucraino Andriy Sybiga, mentre un altro funzionario americano si confronterà con la delegazione russa.

La posizione dell’Europa

Dal fronte europeo, il primo ministro britannico Keir Starmer ha adottato un tono netto, attribuendo a Putin la responsabilità dello stallo nei negoziati:

“Putin deve pagare il prezzo per aver rifiutato la pace”, ha affermato durante la riunione della Comunità Politica Europea (CPE) in Albania.

La CPE, fondata nel 2022 su iniziativa del presidente francese Emmanuel Macron, riunisce i Paesi dell’Unione Europea e altri 20 Stati, con l’obiettivo di promuovere una risposta unitaria all’aggressione russa.

Accanto a Starmer e Macron, prendono parte ai lavori anche il Cancelliere tedesco Friedrich Merz, il segretario generale della NATO Mark Rutte e la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen.

Le condizioni inconciliabili

Uno dei principali ostacoli alla riuscita dei negoziati resta l'inconciliabilità delle posizioni. Kiev e i partner europei hanno proposto un cessate il fuoco di 30 giorni come base iniziale per aprire un vero dialogo, ma Mosca ha respinto l’idea. La Russia chiede all’Ucraina concessioni territoriali significative, superiori a quanto già perso sul campo, oltre alla rimozione di Zelensky, la neutralità militare del Paese e la riduzione delle capacità delle forze armate ucraine. Richieste che sia Kiev che l’Occidente ritengono inaccettabili.

Zelensky, pur ribadendo che non intende cedere alle imposizioni russe, ha ammesso che la via diplomatica potrebbe essere l’unico mezzo realistico per riconquistare parte dei territori occupati.

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