NUOVA FASE

L'Italia raggiunge il 2% del Pil in spesa per la difesa (ma la Nato vuole il 5%)

"Siamo disponibili a lavorare per incrementare le spese per la sicurezza. Non si tratta solo di armi", ha spiegato il ministro Antonio Tajani

L'Italia raggiunge il 2% del Pil in spesa per la difesa (ma la Nato vuole il 5%)
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L’Italia ha ufficialmente raggiunto l’obiettivo del 2% del Pil destinato alla spesa per la difesa e la sicurezza. L’annuncio è arrivato dal ministro degli Esteri e vicepresidente del Consiglio, Antonio Tajani, durante il vertice informale della Nato ad Antalya, in Turchia. "Abbiamo già consegnato la lettera alla Nato", ha dichiarato Tajani, sottolineando il rispetto dell’impegno assunto nel 2014 insieme agli altri Paesi membri dell’Alleanza Atlantica.

Ma il raggiungimento del 2% potrebbe essere solo il primo passo. A causa del mutato scenario geopolitico e delle rinnovate pressioni da parte degli Stati Uniti, il nuovo segretario generale della NATO, Mark Rutte, ha rilanciato: l’Alleanza mira ora a una soglia del 5% del PIL da destinare alla sicurezza e alla difesa.

Il nuovo obiettivo Nato: verso il 5%

Secondo le indiscrezioni, la proposta avanzata da Rutte prevedrebbe una ripartizione in due componenti: il 3,5% da destinare alla spesa militare tradizionale e l’1,5% a spese di sicurezza più ampie, come la cybersicurezza e la protezione delle infrastrutture critiche. Tajani si è mostrato cauto ma aperto.

Antonio Tajani

"Siamo disponibili a lavorare per incrementare le spese per la sicurezza ma credo che sarebbe più equilibrato un 3% più 2%, tra difesa militare e sicurezza estesa". E ha aggiunto: "Ci vuole tempo. Abbiamo appena raggiunto il 2%, ora parteciperemo alla discussione su tempi, criteri e suddivisioni".

La comunicazione ufficiale alla Nato è stata anticipata rispetto all’intenzione della premier Giorgia Meloni, che avrebbe voluto annunciare il traguardo al vertice dell’Alleanza all’Aja previsto per fine giugno. Tuttavia, l'accelerazione politica arriva con un approccio pragmatico: non un cambio drastico di spesa ma una ricalibrazione contabile già tracciata dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.

Alcuni osservatori, come Milex, sottolineano che il raggiungimento del 2% è stato possibile includendo spese già sostenute – come le pensioni militari, le attività della Guardia Costiera e della Guardia di Finanza – riassegnate alla voce "sicurezza nazionale". Un'operazione che potrebbe sollevare dubbi a Bruxelles e tra gli alleati, che in passato hanno rifiutato simili escamotage se non accompagnati da reale capacità militare spendibile in contesto Nato.

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Guido Crosetto

Tajani e il ministro della Difesa Guido Crosetto intanto insistono su un concetto esteso di sicurezza.

"Non si tratta solo di armi", ha spiegato Tajani. "Parliamo anche di protezione cibernetica, infrastrutture portuali, aeroportuali, ferroviarie, autostradali, e anche ospedali in grado di intervenire in caso di attacchi nucleari, chimici o biologici".

Crosetto ha sottolineato che il vero obiettivo non è un numero, ma "avere le capacità che la Nato ci chiede per difendere il nostro Paese e contribuire all’Alleanza".

Una nuova fase per la difesa europea

In parallelo, l’Europa accelera sulla creazione di un vero pilastro di difesa comune. Andrius Kubilius, commissario europeo alla Difesa, ha ribadito la necessità di un "approccio da big bang" per la sicurezza continentale. A Roma incontrerà i ministri della Difesa di Italia, Polonia, Francia, Germania e Regno Unito per il vertice E5 e visiterà gli stabilimenti di Leonardo, fiore all’occhiello dell’industria aerospaziale italiana.

"La sicurezza dei cittadini europei non è solo un fatto militare", ha ribadito Tajani. "Siamo pronti a fare di più e crediamo nella difesa europea. L’Italia farà la sua parte".

La questione della spesa per la difesa si intreccia anche con il sostegno continuo all’Ucraina. Tajani ha ribadito la sfiducia nei confronti di Vladimir Putin, parlando della necessità per la Russia di "riconvertire un esercito di un milione di persone", e ha confermato l’impegno italiano nella ricostruzione del Paese. A tal proposito, Roma ospiterà il 10 e l’11 luglio la Ukraine Recovery Conference, con il coinvolgimento del settore privato.

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