NIENTE DA FARE

M5S d'accordo con la Lega: "Il Mes è un accordo contrario ai principi democratici europei"

Mentre a favore del fondo salva-Stati si schiara il Partito democratico

M5S d'accordo con la Lega: "Il Mes è un accordo contrario ai principi democratici europei"
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Il Meccanismo Europeo di Stabilità (Mes) torna al centro del dibattito politico italiano ed europeo. Dopo mesi di relativa quiete, il confronto si riaccende a Bruxelles e a Roma, tra pressioni crescenti da parte dell’Unione europea e un governo italiano diviso, con il Parlamento che resta l’unico dell’Eurozona a non aver ratificato la riforma del fondo salva-Stati.

Salvini: "Mes cappio al collo del Paese"

A guidare l’opposizione alla ratifica è la Lega, che per voce del suo leader Matteo Salvini ribadisce una posizione netta e irremovibile.

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Matteo Salvini

"Mes? No, grazie! Il Parlamento, anche grazie alla posizione ferma della Lega, ha già respinto il tentativo dell’Ue di metterci questo cappio al collo". Per il vicepremier, la trasformazione del Mes in uno strumento “salva-banche” non porterebbe alcun beneficio al Paese: "Le nostre banche godono di ottima salute", ha sottolineato, rilanciando la proposta di "liquidare la quota italiana e riprenderci i nostri quindici miliardi per abbassare le tasse, investire e aumentare le pensioni".

Una linea che trova, un certo allineamento con il Movimento 5 Stelle. L’ex premier Giuseppe Conte ha ricordato che già durante il suo governo si oppose all’utilizzo del Mes.

Giuseppe Conte

"Se avessimo accettato il prestito dal Mes, oggi non avremmo avuto il Next Generation EU", ha dichiarato. Conte non ha nascosto il proprio scetticismo, definendo il dibattito attuale "non appassionante" e ribadendo che la sua posizione non è cambiata.

Una convergenza, quella tra Lega e M5S, che si fonda su una critica comune: il Mes rappresenterebbe un pericolo per la sovranità economica degli Stati membri e un vincolo eccessivo imposto da Bruxelles, in contrasto con i principi democratici dell’Unione. A rincarare la dose ci ha pensato poi il senatore leghista Raffaele Speranzon, secondo cui il fondo è "uno strumento inadeguato, privo di visione strategica e che espone i Paesi a commissariamenti mascherati".

Anche Forza Italia, pur mantenendo un tono più sfumato, non ha nascosto le sue perplessità. "Il Mes non è una priorità", ha affermato il vicepremier Antonio Tajani, pur lasciando la porta aperta a una ratifica "a determinate condizioni".

De Luca (Pd): "Italia zimbello d'Europa"

Diversa, e diametralmente opposta, la posizione del Partito democratico. Il deputato dem Piero De Luca ha attaccato duramente il governo, accusandolo di mettere a rischio la credibilità dell’Italia e la stabilità finanziaria dell’intera Ue.

Piero De Luca

"Siamo gli zimbelli d’Europa. Si calendarizzi immediatamente la ratifica e si ponga fine alla narrazione demagogica e deleteria della destra su questa vicenda".

Duro anche Carlo Calenda di Azione, che ha definito le parole di Salvini "ridicole" e "prive di valore". Per Luigi Marattin, deputato liberaldemocratico, si tratta semplicemente di "cialtronate sovraniste".

L'Europa spinge per la ratifica

Nel frattempo, a Bruxelles, il pressing continua. Il vicepresidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, ha ribadito la necessità di ratificare il trattato rivisto, sebbene la Commissione non abbia competenze dirette sul Mes.

Stessa linea espressa dal presidente dell’Eurogruppo, Paschal Donohoe: senza la ratifica italiana, il fondo non potrà essere operativo, nemmeno per gli altri Stati membri. In caso di crisi bancaria, l’assenza del “backstop” — il paracadute finanziario previsto dalla riforma — potrebbe mettere a rischio l’intera stabilità dell’Eurozona.

Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, presente alla riunione dell’Eurogruppo, ha però confermato le "notevoli difficoltà" nel portare la ratifica in Parlamento, a causa della netta opposizione dei partiti di maggioranza. Con posizioni così polarizzate, la prospettiva che l’Italia ratifichi la riforma del Mes nei tempi auspicati dai partner europei appare sempre più remota.

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