La missione del nuovo Papa: ripianare i debiti del Vaticano
Per il 2025, le previsioni sono nere: si stima un deficit di circa 70 milioni

Fra le priorità che il futuro Pontefice dovrà affrontare fin dal primo giorno del suo pontificato, spicca una questione tanto delicata quanto urgente: il risanamento delle finanze della Santa Sede. A conferma di quanto questo tema sia al centro del dibattito ecclesiale, se n’è discusso ampiamente anche nel corso delle congregazioni generali che precedono il Conclave.

Un cardinale, in via riservata, ha sintetizzato la gravità della situazione con un commento eloquente: "Servirebbe un miracolo". Ma non si parlava di pace nel mondo, né di un’elezione condivisa del nuovo Papa. Il riferimento era, piuttosto, al bilancio vaticano.
La missione del nuovo Papa: ripianare i debiti del Vaticano
La crisi economica che attanaglia la Santa Sede è infatti tra le principali preoccupazioni dei cardinali riuniti in questi giorni. Durante la settima riunione del Collegio cardinalizio, tenutasi il 30 aprile 2025, il tema finanziario è stato posto con forza sul tavolo. Matteo Bruni, direttore della Sala stampa vaticana, ha confermato ai giornalisti che "si è parlato della situazione economica e finanziaria della Santa Sede", segnando l'importanza e l'urgenza dell’argomento.

I dati, d’altra parte, non lasciano spazio a interpretazioni ottimistiche: il bilancio del 2022 si è chiuso con un disavanzo di 78 milioni di euro, salito a 83 milioni nel 2023. Per il 2025, le previsioni non migliorano: si stima un deficit di circa 70 milioni. Una tendenza negativa aggravata dagli effetti a lungo termine della pandemia, che ha inciso profondamente sulla sostenibilità finanziaria vaticana.
I tentativi di Francesco
Papa Francesco è intervenuto più volte sulla questione, consapevole della gravità della situazione. Già durante la crisi sanitaria globale, aveva introdotto una serie di misure di contenimento, tra cui una riduzione di circa 500 euro mensili delle indennità dei cardinali. Un’ulteriore sforbiciata di 100 euro è arrivata nell’autunno scorso. Queste decisioni rientrano in una più ampia strategia volta a contenere il disavanzo, ma non bastano a risolvere problemi strutturali che si trascinano da anni.

La Santa Sede, infatti, non dispone di entrate fiscali e si regge economicamente su donazioni, rendite patrimoniali e attività culturali. Tuttavia, anche la generosità dei fedeli – fonte cruciale per la sopravvivenza dell’istituzione – ha subito un netto calo. L’esempio più emblematico è rappresentato dal bilancio dell’Obolo di San Pietro, che nel suo ultimo esercizio ha registrato 52 milioni di euro in entrata contro 103 milioni in uscita. Una forbice che descrive bene la crisi.
L’unica nota positiva arriva dall’Apsa (Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica), la cosiddetta “banca centrale” vaticana, che continua a chiudere i bilanci in attivo. Ma nemmeno questo dato confortante è sufficiente a compensare le difficoltà complessive del sistema. Rimane irrisolto, ad esempio, il nodo del sistema pensionistico, definito da Papa Francesco come una questione “non più rinviabile”. In una lettera indirizzata ai cardinali, il Pontefice ha sollecitato l’adozione di “provvedimenti strutturali urgenti” per mettere in sicurezza il futuro previdenziale dei dipendenti vaticani.

"Ci vorrebbe un miracolo"
Secondo fonti curiali, uno dei porporati intervenuti nelle recenti riunioni ha evidenziato come la questione del deficit rappresenterà una delle sfide più complesse per chi salirà al soglio di Pietro. In attesa di interventi strutturali, si è già messa in moto una spending review interna, con l’obiettivo di razionalizzare la spesa e riportare progressivamente i conti in equilibrio.
Il nuovo Papa, dunque, erediterà da Francesco non solo un pontificato segnato da importanti riforme pastorali e culturali, ma anche un bilancio profondamente in rosso. Fra le missioni più ardue che lo attendono, vi sarà quella – quasi da amministratore delegato oltre che da guida spirituale – di far quadrare i conti e rimettere in carreggiata la macchina finanziaria vaticana.