Perché Russia e Ucraina si contendono la Crimea
Trasferita all'Ucraina nel 1954, con il crollo dell'Urss è rimasta a Kiev. Fino al 2014, quando è esploso il conflitto che oggi è diventato su scala mondiale

La Crimea è da anni al centro di una delle dispute geopolitiche più accese del nostro tempo. La sua storia complessa e la sua posizione strategica spiegano in gran parte perché sia così contesa tra Ucraina e Russia.
Crimea, un crocevia di popoli e potenze
La Crimea, una penisola che si affaccia sul Mar Nero, è stata per secoli un crocevia di culture, imperi e conflitti. È stata abitata da Greci, Sciti, Tatari e Turchi, ed è passata sotto il controllo dell'Impero Russo alla fine del XVIII secolo, durante il regno di Caterina la Grande.
Durante l'epoca sovietica, nel 1954, la Crimea fu trasferita dalla Russia all'Ucraina da Nikita Krusciov, allora leader dell'Unione Sovietica. All'epoca, questo gesto sembrava puramente simbolico: Russia e Ucraina facevano entrambe parte della stessa entità statale, l'Urss. Tuttavia, con il crollo dell'Unione Sovietica nel 1991, la Crimea rimase all'interno dei confini dell'Ucraina indipendente.
Una decisione che avrebbe avuto conseguenze pesantissime e durature, che ancora oggi infiammano il territorio.
L'importanza strategica della Crimea
La Crimea ha un valore enorme per ragioni militari, economiche e culturali. Dal punto di vista militare, ospita il porto di Sebastopoli, sede della Flotta del Mar Nero russa, fondamentale per il controllo del Mar Nero e per proiezioni di forza nel Mediterraneo e oltre. Economicamente, la regione ha potenziale agricolo, risorse energetiche offshore e un'importanza crescente nei corridoi commerciali.
Culturalmente, molti russi considerano la Crimea come "parte della loro patria", complice una popolazione a maggioranza russofona e i legami storici profondi.
La crisi del 2014 e l'annessione russa
Nel 2014, dopo la caduta del presidente ucraino Viktor Yanukovych, vicino a Mosca, la Russia intervenne militarmente in Crimea. In poco tempo, truppe senza insegne ufficiali – i cosiddetti "omini verdi" – presero il controllo dei punti strategici. Seguirono un controverso referendum e l'annessione della Crimea alla Russia, dichiarata illegittima dalla comunità internazionale.
L'Ucraina, sostenuta da gran parte dei paesi occidentali, considera la Crimea parte integrante del proprio territorio, illegalmente occupata. Per Kiev, la perdita della Crimea è una ferita profonda, sia in termini di sovranità che di sicurezza nazionale.
Dopo il contestato referendum in Crimea, le truppe russe hanno ufficialmente preso il controllo della penisola. Ma l'instabilità si è presto estesa: nelle regioni orientali ucraine di Donetsk e Luhansk, gruppi separatisti filorussi hanno proclamato repubbliche indipendenti, appoggiati — secondo molte fonti internazionali — direttamente da Mosca, con uomini e armamenti.
Ne è nato un conflitto armato che ha causato oltre 14.000 morti nei primi anni. Gli Accordi di Minsk (2014 e 2015), negoziati con la mediazione di Francia e Germania, hanno portato a tregue parziali, ma non a una pace duratura.
2015–2021: guerra "congelata" e tensioni diplomatiche
Negli anni successivi, la guerra nel Donbass è rimasta una "guerra a bassa intensità", con continui scambi di fuoco lungo la linea del fronte. Intanto, sul piano politico e diplomatico:
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L'Occidente ha imposto sanzioni economiche sempre più dure alla Russia.
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L'Ucraina ha rafforzato i suoi legami con l'Unione Europea e la NATO, senza però diventare membro a pieno titolo.
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La Russia ha militarizzato pesantemente la Crimea, rendendola una vera e propria base strategica.
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La popolazione ucraina ha visto crescere il sentimento nazionale anti-russo, accelerando un distacco culturale che prima era molto più sfumato.
2021–2022: crescente tensione e invasione su larga scala
Alla fine del 2021, la Russia ha cominciato a concentrare truppe ai confini ucraini, dichiarando di sentirsi minacciata dall'espansione della NATO verso est. Nonostante tentativi di mediazione diplomatica, il 24 febbraio 2022 la Russia ha lanciato una invasione su vasta scala dell'Ucraina.
Mosca dichiarava di voler "smilitarizzare e denazificare" l'Ucraina, ma la comunità internazionale ha visto nell'attacco un tentativo di riportare il paese sotto l'influenza russa. L'invasione ha suscitato una risposta decisa:
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L'Ucraina ha opposto una resistenza molto più forte di quanto previsto.
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L'Occidente ha aumentato il supporto militare a Kiev, con armi, addestramento e intelligence.
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Le sanzioni contro la Russia sono diventate ancora più severe, colpendo energia, finanza e tecnologia.
2023–2024: guerra di logoramento e diplomazia difficile
Con il passare dei mesi, il conflitto si è trasformato in una guerra di logoramento:
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L'Ucraina ha lanciato una controffensiva nell'estate 2023, riconquistando alcuni territori ma senza ottenere una vittoria decisiva.
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La Russia ha mantenuto il controllo di buona parte della Crimea e di zone nel sud e nell'est dell'Ucraina.
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I negoziati di pace sono rimasti lontani: entrambe le parti chiedono condizioni che l'altra rifiuta.
Nel frattempo, la Crimea continua a essere centrale nella guerra: Kiev ha ripetutamente colpito obiettivi militari nella penisola per tentare di indebolire il dominio russo, mentre Mosca ha rafforzato le difese.
Oggi: uno stallo carico di tensioni
Nel 2025, il conflitto è ancora in corso. La Crimea rimane una linea rossa per la Russia, che ha dichiarato più volte che qualsiasi tentativo ucraino di riprenderla sarà considerato un'escalation estrema. Per l'Ucraina, invece, liberare la Crimea è diventato un obiettivo simbolico e strategico per il futuro del paese.
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La Crimea è Russa e anche prima dell' imperatrice Caterina