miliardi nelle casse del fisco?

Anche per le escort una regolare Partita Iva. Il cortocircuito, Istat: "Solo per attività legali"

Il vicepremier Matteo Salvini ha recentemente rilanciato l’idea di riaprire le case chiuse. Majorino (M5S): "scelta grave"

Anche per le escort una regolare Partita Iva. Il cortocircuito, Istat: "Solo per attività legali"
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Dal primo aprile 2025 è ufficiale: anche prostituzione ed escort hanno un loro specifico codice Ateco. Una novità che segna un cambiamento rilevante non solo sul piano statistico, ma anche fiscale e, potenzialmente, legale.

Prostituzione ed escort entrano nella classificazione Ateco 2025

L’Ateco, acronimo di “ATtività ECOnomiche”, è il sistema con cui l’Istat e altri enti identificano le attività economiche esercitate in Italia. Serve a fini amministrativi, fiscali, contributivi e statistici, e ogni codice corrisponde a un'attività ben precisa. Con l’ultima revisione, la "Ateco 2025", è stato introdotto anche il codice 96.99.92, che comprende i “Servizi di incontro ed eventi simili”. Fra le attività elencate: servizi offerti da accompagnatori e accompagnatrici (le cosiddette escort), agenzie di incontro, organizzazione di eventi legati alla prostituzione o gestione di locali dedicati a tali attività.

L’impatto fiscale: un mercato da miliardi

La classificazione, che è già operativa, apre scenari complessi. In teoria, ora anche chi offre servizi sessuali può aprire una partita Iva e contribuire al fisco come ogni altro libero professionista, pagando Irpef e Iva. Già prima, queste attività potevano essere registrate sotto voci generiche come “altri servizi alla persona non classificati”, ma l’assenza di una definizione precisa lasciava ampi margini di ambiguità.

Quanto potrebbe incassare lo Stato da questa formalizzazione? Secondo le stime Istat, nel 2022 il giro d’affari legato alla prostituzione era intorno ai 4,7 miliardi di euro, con un incremento del 4% rispetto all’anno precedente. Un gettito potenziale imponente, se tutte le attività fossero regolarizzate e fiscalmente dichiarate.

I nodi giuridici e il cortocircuito

Se da un lato il riconoscimento statistico e fiscale sembra un passo avanti in termini di trasparenza, dall’altro si sollevano interrogativi importanti dal punto di vista giuridico. La legge italiana, infatti, non vieta l’attività di prostituzione in sé, ma punisce severamente lo sfruttamento, il favoreggiamento e l’induzione.

L’Istat ha precisato che l’adozione della nuova classificazione riguarda solo operatori economici che svolgono attività legali. Tuttavia, la natura della prostituzi"one e dei servizi affini rimane ambigua: legale se svolta in autonomia, ma penalmente rilevante se coinvolge terzi.

Reazioni e polemiche: tra morale, economia e politica

La notizia ha inevitabilmente acceso il dibattito. Il Codacons parla apertamente di un “corto circuito fiscale”, mentre la senatrice Alessandra Maiorino (M5S) definisce “grave” la scelta di includere l’organizzazione di servizi sessuali nei codici Ateco: “È vero che la prostituzione non è reato, ma lo sono tutte le attività che la favoriscono o ne traggono profitto”.

Anche a livello politico, la questione divide. Se il vicepremier Matteo Salvini ha recentemente rilanciato l’idea di riaprire le case chiuse, altri sollevano la necessità di una riforma normativa profonda, visto che la disciplina di riferimento resta quella della legge Merlin del 1958.

Il vicepremier ha commentato con favore la questione:

"Un passo in avanti verso buonsenso e legalità, come da sempre proposto e sostenuto dalla Lega. Controlli sanitari, pagamento delle tasse, contrasto alla tratta e allo sfruttamento, locali dedicati, nessun giudizio morale".

Cos’è il codice Ateco e perché è così importante

Per comprendere l’impatto di questa novità, è utile ricordare cosa sia un codice Ateco. Si tratta di una combinazione alfanumerica usata per identificare l’attività economica svolta da un’impresa o un lavoratore autonomo. Le lettere indicano il macrosettore, i numeri specificano ulteriormente il tipo di attività, fino a distinguere tra sottocategorie molto dettagliate.

Nel corso degli anni, la classificazione è stata più volte aggiornata (Ateco 1991, 2002, 2007, 2022), e la versione Ateco 2025, entrata in vigore a gennaio e adottata operativamente da aprile, è frutto di un lavoro coordinato tra Istat, Agenzia delle Entrate, Camere di Commercio e altri enti. Lo scopo è uniformare la classificazione italiana con quella europea, per garantire coerenza nei dati e nelle regole.

Durante la pandemia, proprio i codici Ateco sono stati fondamentali per decidere quali attività potevano restare aperte e chi poteva accedere ai ristori. Ora, con l’ingresso ufficiale dei “servizi sessuali” nel sistema, si apre un nuovo fronte tra fiscalità e morale.

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