La Cina apre all'Europa: lo spagnolo Sanchez da Xi Jinping. Meloni verso la Casa Bianca, ma Trump gela
In questo quadro frammentario, l’Unione Europea ha continuato a coltivare il dialogo con Pechino. Il presidente cinese ha insistito sull’urgenza di difendere insieme la globalizzazione, opponendosi alle "prepotenze unilaterali"

Mentre il mondo cerca di ricalibrare i propri rapporti commerciali alla luce della nuova pausa imposta da Donald Trump sui dazi, le capitali europee si muovono su binari differenti. Da un lato c’è il premier spagnolo Pedro Sánchez, che ha scelto di volare in Cina, aprendo a una collaborazione più stretta con Pechino, proprio nel momento in cui gli Stati Uniti mantengono alta la tensione con il gigante asiatico.
El objetivo de la gira por Vietnam y China que terminamos hoy en Pekín se ha cumplido: reforzar la presencia de España en Asia.
Con este viaje hemos dado un paso muy importante en un momento complejo en el que toca expandir horizontes. pic.twitter.com/YE6kxw6g60
— Pedro Sánchez (@sanchezcastejon) April 11, 2025
Dall’altro c’è Giorgia Meloni, che prepara una visita a Washington con l’obiettivo di rafforzare il dialogo transatlantico. Tuttavia, il tycoon, nelle scorse ore è stato chiaro: non intende più negoziare con i singoli Paesi europei, ma solo con l’Unione Europea come blocco compatto.
Sánchez a Pechino, tra aperture e critiche
Mentre molti leader europei cercano di capitalizzare il rinvio di 90 giorni sui dazi voluto da Trump per intavolare nuove trattative con Washington, Pedro Sánchez ha preso una strada diversa, recandosi in visita ufficiale a Pechino. Una scelta che non è passata inosservata oltreoceano, tanto da attirare le critiche dirette della Casa Bianca.
Durante l’incontro con il presidente cinese Xi Jinping, il leader spagnolo ha ribadito la volontà di rafforzare i legami tra Cina e Spagna, evidenziando al contempo la necessità che anche l’Unione Europea guardi con maggiore pragmatismo verso Oriente. Xi, dal canto suo, ha colto l’occasione per sottolineare l’importanza di un’alleanza strategica più dinamica e orientata alla cooperazione economica, non solo bilaterale ma anche tra Cina e UE.
España y China celebran este año el 20 aniversario de su asociación estratégica integral.
Con el presidente Xi Jinping, he abordado el nuevo impulso que hoy damos a esa asociación, con la mirada puesta en el desarrollo de unas relaciones equilibradas y mutuamente beneficiosas y… pic.twitter.com/TG3r1KLBxm
— Pedro Sánchez (@sanchezcastejon) April 11, 2025
"Non ci sono vincitori in una guerra commerciale, e andare contro il mondo significa condannarsi all’isolamento", ha dichiarato Xi, secondo quanto riportato dall’agenzia statale Xinhua. Il presidente cinese ha insistito sull’urgenza di difendere la globalizzazione, l’equità internazionale e l’ordine multilaterale, opponendosi alle "prepotenze unilaterali".
Sánchez ha fatto eco a queste parole, affermando che "le tensioni commerciali non devono ostacolare lo sviluppo delle relazioni tra la Spagna e la Cina, così come tra l’UE e la Cina". Ha però riconosciuto il problema dell’alto deficit commerciale europeo con Pechino, che resta una questione da affrontare.
L’avvertimento USA a Madrid
L’apertura spagnola alla Cina non è piaciuta a Washington. Il segretario al Tesoro statunitense, Scott Bessent, ha lanciato un duro monito a Sánchez, definendo l’avvicinamento a Pechino una "scommessa persa" per l’Europa. "Guardare alla Cina è come tagliarsi la gola", ha detto Bessent in un’intervista a Fox News.
Pechino non è rimasta in silenzio. Il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Lin Jian, ha replicato:
"Se c’è qualcuno che minaccia il mondo con le tariffe, quelli sono proprio gli Stati Uniti. Non si può accusare altri Paesi mentre si strangola il commercio globale con misure coercitive". Ha inoltre ricordato che il commercio con la Spagna è in crescita, con un aumento del 4,3% delle esportazioni spagnole verso la Cina nell’ultimo anno.
Nonostante le turbolenze globali, l’Unione Europea ha continuato a coltivare il dialogo con Pechino. Secondo quanto rivelato da Reuters, Bruxelles ha mantenuto aperte le trattative con la Cina grazie ai contatti tra il commissario europeo per il Commercio, Maroš Šefčovič, e il ministro cinese Wang Wentao. L’obiettivo è rafforzare la cooperazione commerciale ed evitare che lo scontro USA-Cina trascini l’Europa in una guerra economica non sua.
Meloni a Washington: tra aspettative e ostacoli
Su un fronte opposto rispetto a Sánchez, Giorgia Meloni punta tutto sulla sponda americana. Il 17 aprile 2025 è prevista la sua visita a Washington per incontrare Donald Trump. Tuttavia, l’annuncio da parte del tycoon di voler trattare solo con l’UE, e non con i singoli stati membri, ha gettato un’ombra sulla missione della premier italiana.

Meloni, che nei giorni scorsi aveva mostrato disponibilità a collaborare con Bruxelles sui dazi, potrebbe trovarsi in una posizione intermedia: da un lato vuole sfruttare il suo rapporto personale con Trump per ottenere concessioni, dall’altro sa di non avere un mandato ufficiale per negoziare a nome dell’intera UE.
Secondo indiscrezioni, a Bruxelles si spera che Meloni possa comunque giocare un ruolo di "ponte" tra Trump e la Commissione europea. Il ministro Francesco Lollobrigida ha già chiarito che l’Italia non simpatizza per l’aumento dei dazi, e la strategia di Roma sembra quella di evitare lo scontro, soprattutto su settori sensibili come il digitale, dove gli USA hanno un vantaggio competitivo.
Le reazioni
Tuttavia, le tensioni restano.
"Trump le ha tolto il mandato – ha commentato Romano Prodi –. Oggi dice che tratterà con l’Europa, quindi la visita della Meloni è come quella di Macron o del presidente finlandese: importante, ma non decisiva".
Tuona anche la segretaria del Pd Elly Schlein. Che va all'attacco della presidente del consiglio.
"Prima Trump definisce parassiti noi italiani ed europei, e il governo Meloni fa orecchie da mercante abbassando la testa. Poi, lo stesso giorno in cui Giorgia Meloni annuncia trionfante che sarà ricevuta alla corte di Trump il 17 aprile, il presidente americano insulta con parole irripetibili chi propone un incontro per disinnescare una crisi finanziaria ed economica globale, generata dalla sua politica sui dazi. I sedicenti patrioti abbassano la testa ancora una volta ed espongono imprese e lavoratori a rischi enormi e a un crollo della nostra credibilità internazionale. Questa destra sa soltanto piegare la testa davanti ai nuovi potenti che vogliono sostituire la legalità internazionale con la legge del più ricco e del più forte e noi non lo accettiamo, non ci pieghiamo."

Anche Angelo Bonelli, leader dei Verdi, affonda:
“C’è il tema di Trump contrario alle regole europee perché vogliono esportare in Italia carne piena di ormoni e prodotti agricoli pieni di chimica. Vorrei chiedere a Lollobrigida, come la mettiamo? Cosa dirà Meloni a Trump? Che prendiamo la carne ormonata e i prodotti agricoli pieni di chimica? È una truffa. Giorgia Meloni venga in Parlamento prima di andare da Trump è per sapere su che cosa è disposta a cedere. Quello che sta facendo Meloni per noi è assecondare le follie del trumpismo”.
Poco incline alla santificazione del presidente a stelle e strisce anche voci dalla maggioranza. Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia al Senato, che lascia intendere come i mercati abbiano dato una lezione a Trump.
"Noi vogliamo essere amici dell'America, ma siamo italiani ed europei, e difendiamo la nostra economia, il nostro lavoro", ha chiarito l'Azzurro.
A difendere la missione americana della premier è intervenuto il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani. "La visita di Meloni sarà utile per rafforzare il dialogo tra Italia e USA, ma anche tra UE e USA", ha dichiarato da Nuova Delhi.
Bene sospendere subito le contromisure tariffarie europee.
Questa è la linea che avevo chiesto, a nome del Governo italiano, alla riunione di lunedì scorso a Lussemburgo.
Importante continuare il negoziato con gli USA 🇺🇸 per ricercare soluzioni convenienti per tutti.
I #dazi non… pic.twitter.com/zK3iPNNDWW— Antonio Tajani (@Antonio_Tajani) April 10, 2025
Tajani ha ricordato che la posizione italiana ha sempre puntato alla prudenza, e che la precedente lista di dazi americani era stata modificata anche grazie alla pressione dell’Italia, con particolare attenzione al settore vitivinicolo.
"La speranza – ha concluso Tajani – è arrivare a un accordo che porti a zero dazi. L’Europa crede nel ruolo di mediazione di Meloni".
Cerchiamo sempre di inserire un panel di reazioni il più completo possibile. A volte non troviamo riscontri di tutte le forze politiche rispetto a un singolo tema, ma facciamo il possibile!
Non ho trovato informazioni sulla posizione del Movimento 5 Stelle riguardo alla questione trattata. Mi chiedo se il Movimento 5 Stelle abbia meno peso politico dei Verdi, considerando anche il partito di Tajani. La cosa è voluta oppure è una semplice dimenticanza?