cifre allarmanti

I numeri privati di Mattarella e Meloni in vendita in rete per 50 euro

Il Garante della privacy avvia un'istruttoria

I numeri privati di Mattarella e Meloni in vendita in rete per 50 euro
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Un semplice abbonamento mensile di circa 50 euro. Tanto basta per accedere a piattaforme specializzate che mettono a disposizione numeri di telefono riservati, anche di figure di alto profilo istituzionale. Politici, forze dell’ordine, funzionari ministeriali e persino personalità di spicco dello Stato: i loro contatti personali possono finire nella rubrica di chiunque sia disposto a pagare.

Il numero personale del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, quello della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni: tutto in vendita.

I numeri privati di Mattarella e Meloni in vendita in rete per 50 euro
La premier Giorgia Meloni

L’allarme sulla violazione della privacy corre veloce, e ora anche il Garante per la Protezione dei Dati Personali ha aperto un’istruttoria.

Un mercato illecito di dati personali

La possibilità di ottenere numeri privati – non quelli istituzionali, ma quelli utilizzati per comunicazioni personali e familiari – è alla portata di chiunque. Basta sottoscrivere un abbonamento con uno dei portali di cosiddetta "lead generation", realtà nate per fornire alle aziende elenchi di potenziali clienti, ma che oggi vengono usate per scopi ben diversi. Secondo quanto riportato da il Fatto Quotidiano e anticipato già da un’inchiesta di Sky TG24 nel 2019, questi portali vendono l’accesso a immensi archivi di dati sensibili. Evidentemente, nulla è cambiato in questi anni: le piattaforme sono ancora attive e i dati continuano a essere disponibili.

Cifre allarmanti

Il database in questione contiene decine di migliaia di contatti riservati. Non si tratta di recapiti ufficiali, ma dei numeri usati nel privato. I dati sono impressionanti: si contano 2.125 numeri riconducibili alla Presidenza del Consiglio, 13.822 al Ministero della Giustizia, 4.871 al Ministero dell’Interno, e 11.688 al Ministero della Difesa. Anche le forze dell’ordine non sono escluse: 3.805 contatti della Polizia di Stato, 6.301 dell’Arma dei Carabinieri e 6.018 della Guardia di Finanza.

Il rischio non si limita al fastidio di chiamate indesiderate: attraverso questi numeri, con strumenti di geolocalizzazione, si potrebbe arrivare a monitorare gli spostamenti delle persone coinvolte, aumentando sensibilmente la minaccia alla loro sicurezza.

Le piattaforme dietro il fenomeno

Otto sarebbero i principali portali che offrono questi servizi, con le tre più grandi aventi sede rispettivamente in Russia, Stati Uniti e Israele. L’accesso iniziale può anche essere gratuito, ma solo per un periodo di prova limitato. Per un accesso illimitato è sufficiente possedere una email aziendale e pagare un abbonamento annuo da circa 600 euro.

Le indagini in corso

In seguito alla denuncia di un esperto informatico e all’inchiesta giornalistica, la Polizia Postale ha avviato le indagini. Il Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche sta cercando di identificare i soggetti e le aziende coinvolte nella raccolta e nella distribuzione di questi dati. Entro le prossime ore – al massimo entro domani – sarà inviata un’informativa alla Procura di Roma.

Il Garante per la Privacy, da parte sua, ha avviato un’istruttoria formale per verificare l’origine dei dati e valutare eventuali responsabilità. La vicenda solleva interrogativi urgenti sull’efficacia dei sistemi di protezione dei dati personali in Italia e sulla necessità di un intervento normativo e tecnologico più incisivo per evitare che simili violazioni si ripetano.

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