Dazi, Trump gongola: "Tutti ai miei piedi, è il nostro momento di fregarli"
Il primo ad andare a Washington è stato Netanyahu, il 17 aprile tocca a Meloni

Donald Trump ha celebrato - a modo suo e in maniera colorita - l’entrata in vigore dei nuovi dazi statunitensi da oggi mercoledì 9 aprile 2025. Durante una cena con i membri repubblicani del Congresso, il presidente degli Stati Uniti si è autoincensato dopo i provvedimenti presi. Le nuove tariffe colpiscono praticamente ogni nazione e segnano una svolta netta verso un protezionismo sempre più spinto.
Trump: "I Paesi muoiono dalla voglia di fare un accordo"
"I Paesi ci stanno chiamando per baciarmi il c... Muoiono dalla voglia di fare un accordo”, ha affermato Trump tra risate e applausi della platea.
Il tycoon si è detto certo che i leader stranieri siano già pronti a piegarsi alle sue condizioni.
"Ogni leader ha alzato il telefono: ‘Per favore, signore, facciamo un accordo. Farò qualsiasi cosa’”, ha raccontato con tono trionfante.

La sua aggressività nel campo delle relazioni commerciali globali ha fatto sì che nel suo mirino finissero anche alcuni esponenti del suo stesso partito, colpevoli – secondo lui – di voler affidare al Congresso il potere di negoziare gli accordi.
"Statemi a sentire, voi non negoziate come so fare io. Se prendete in mano voi le trattative, vendete l’America", ha tuonato, rivendicando un ruolo esclusivo nella gestione delle politiche commerciali.
Trump ha poi annunciato la prossima mossa: l’introduzione di dazi contro le aziende farmaceutiche statunitensi che producono all’estero.
"Annunceremo a breve tariffe rilevanti. Siamo un grande mercato, questo è il vantaggio che abbiamo", ha detto, lasciando intendere che l’obiettivo è riportare la produzione sul suolo americano, abbandonando paesi come la Cina.
Meloni attesa a Washington il 17 aprile
Dopo il premier israeliano Benjamin Netanyahu, già ricevuto a Washington, sarà la presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni a volare negli Stati Uniti il prossimo giovedì 17 aprile 2025. L’obiettivo: negoziare un ammorbidimento delle tariffe per le imprese italiane e, se possibile, anche per l’intera Unione Europea.

Fonti di Palazzo Chigi confermano che la premier ha già discusso il dossier con Ursula von der Leyen ed Emmanuel Macron. L’idea è proporre una formula "zero per zero" sui dazi industriali, eliminandoli da entrambe le parti. Una proposta che potrebbe trovare apertura anche a Bruxelles, ma che deve fare i conti con le resistenze interne all’UE, in particolare da parte della Germania, meno incline a uno scontro diretto con Pechino.

Tra le contropartite che Meloni potrebbe offrire per far cedere Trump c’è un aumento degli acquisti europei di gas liquido americano, una misura già introdotta durante la presidenza Biden da Mario Draghi ma fortemente criticata dalla destra sovranista. Oggi, però, ogni opzione è sul tavolo pur di ottenere uno sconto sulle tariffe che rischiano di colpire settori strategici del Made in Italy: macchinari, automotive, agroalimentare, tessile e, forse, chimico-farmaceutico.
"Siamo pronti a negoziare con l’Europa, ma anche a parlare chiaro con l’America", ha ribadito Meloni.
Un messaggio che conferma la volontà della premier di giocare un ruolo da protagonista nel delicato equilibrio tra protezionismo americano e coesione europea.
Penso che anche l'Italia , per tutelare le proprie aziende deve inserire dazi di materiale che arriva da Cina e altri paesi limitrofi. In Italia non si riesce ad essere concorrenziali se abbiamo importazioni dall'estero con costi irrisori. Per non parlare delle vendite tramite WEB.