Quali prodotti fanno parte della lista dei contro dazi che l'Europa prepara in risposta agli Usa
Trump intanto ha affermato che "anche Pechino vuole fare un accordo, ma non sa come iniziare" e che "aspetterà una loro chiamata"

L’Unione Europea si prepara ad attivare le contromisure commerciali contro gli Stati Uniti in risposta alla nuova offensiva sui dazi di Donald Trump. A partire dal 15 aprile, Bruxelles introdurrà una serie di contro-dazi fino al 25% su una selezione di prodotti iconici del made in USA, con una seconda ondata già pronta per il mese di maggio in assenza di segnali distensivi da Washington.
I bersagli americani dei contro-dazi europei
Tra i bersagli principali della rappresaglia europea figura la casa motociclistica Harley-Davidson (oltre i 500 cc), jeans e t-shirt Levi's, yacht di lusso, burro d’arachidi, succo d’arancia, tabacco da masticare e mais dolce. Una mossa che richiama le tensioni della guerra commerciale esplosa durante il primo mandato Trump. Risparmiato invece, almeno per ora, il bourbon del Kentucky, così come vini e latticini europei, grazie alla pressione diplomatica di Italia, Francia e Irlanda, preoccupate per le possibili ritorsioni su prodotti di punta come prosecco, champagne e formaggi.

Ma non è finita. Se il dialogo con la Casa Bianca dovesse fallire, il 15 maggio scatterà una seconda raffica di dazi, mirata a colpire settori chiave di Stati fortemente repubblicani: dalla soia della Louisiana, al manzo e pollame di Kansas e Nebraska, fino a prodotti industriali come forni, stufe, tosaerba, utensili per la casa, plastica, tessuti e persino legname, cruciale per l’economia di Georgia, Virginia e Alabama.
L’elenco completo, limato dalla squadra del commissario europeo al Commercio Maroš Šefčovič, sarà votato domani, mercoledì 9 aprile 2025, dai 27 Stati membri in sede di comitato tecnico. Il voto, che richiede la maggioranza qualificata, è considerato una formalità dopo il sostegno politico già ottenuto dai ministri degli Esteri e del Commercio.
Trump: "Aspettiamo la Cina, farà un accordo"
Nel frattempo, con un post sul suo social Truth, Trump si è detto fiducioso su un accordo imminente con la Cina, dopo le tensioni per i dazi minacciati fino al 104% su alcune importazioni.
"Anche Pechino vuole fare un accordo, ma non sa come iniziare. Aspettiamo la loro chiamata, che ci sarà!", ha scritto il presidente americano, confermando un approccio attendista ma convinto della propria strategia.
Trump ha inoltre riferito di una telefonata con il presidente ad interim della Corea del Sud, Han Duck-soo, durante la quale ha discusso di surplus commerciale, cantieristica navale e forniture di gas naturale liquefatto (GNL) statunitense, sottolineando come l’amministrazione Biden - definito "Sleepy" nel post, ovvero "sonnolento" - abbia interrotto un precedente accordo di pagamento per la protezione militare fornita da Washington a Seul.
Il segretario al Tesoro Scott Bessent ha poi rincarato la dose, criticando le contromisure cinesi e definendo l’eventuale escalation un "errore", vista l’asimmetria commerciale tra i due Paesi.
"Se avremo successo, i dazi saranno solo un cubetto di ghiaccio che si scioglie: serviranno a far tornare la produzione negli USA", ha affermato Bessent.
L’Europa intanto guarda all'India
In questo scenario, nel frattempo, Bruxelles cerca nuove sponde. L’India, in particolare, potrebbe diventare un alleato strategico per l’Unione Europea. Secondo fonti Reuters, il governo di Narendra Modi si sarebbe detto disponibile ad avviare una graduale riduzione dei dazi sulle auto europee, attualmente superiori al 100%.
L’obiettivo dell’UE è conquistare un accesso più ampio al mercato automobilistico indiano, che vale oltre 4 milioni di unità l’anno. Ma le resistenze interne sono forti: i colossi locali Tata Motors e Mahindra & Mahindra spingono per mantenere alte le barriere doganali. La proposta indiana includerebbe un abbassamento progressivo al 30% per un numero limitato di veicoli a benzina, mentre per i modelli elettrici i produttori chiedono di posticipare eventuali aperture fino al 2029.
Il dialogo è ancora in fase embrionale, ma l’urgenza di contrastare gli effetti delle mosse di Trump ha dato nuova linfa ai negoziati. Un’intesa con Nuova Delhi permetterebbe all’Europa di diversificare le proprie relazioni commerciali e ridurre la dipendenza dalle esportazioni verso gli Stati Uniti.