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Piantedosi snobba Salvini: "Lui al Viminale? Ero concentrato sull'Avellino"

E pure Tajani stoppa le mire del vicepremier leghista

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Il congresso federale della Lega, svoltosi il 5 e 6 aprile 2025 a Firenze, si è concluso con la riconferma per acclamazione di Matteo Salvini alla guida del partito fino al 2029. Un evento politico importante per la Lega, segnato non solo dalla rielezione del suo leader, ma anche da una richiesta chiara e reiterata: il ritorno di Salvini al Ministero dell’Interno. Una proposta che ha subito generato frizioni nella maggioranza di governo.

L’assenza di Meloni e il messaggio a distanza

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha scelto di non presenziare di persona al congresso leghista, preferendo inviare un lungo videomessaggio. Un gesto che non è passato inosservato: l’assenza fisica della premier ha alimentato le voci su un possibile raffreddamento dei rapporti con Salvini, proprio nel momento in cui il leader della Lega torna a premere per un ruolo chiave nel governo.

Durante il congresso, diversi esponenti leghisti – tra cui il vicesegretario Andrea Crippa e il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari – hanno apertamente chiesto il ritorno di Salvini al Viminale. L’ex ministro dell’Interno non ha negato le sue ambizioni e, pur mantenendo un tono conciliante, ha detto chiaramente:

“Questo è un congresso di partito. È mio dovere ascoltare i sindaci e gli elettori. Di ciò che mi chiedete parlerò serenamente con Piantedosi e con la presidente Meloni”.

Piantedosi snobba Salvini: "Lui al Viminale? Ero concentrato sull'Avellino"
Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi

Un’apertura che lascia intendere la volontà di riaprire il dossier sul Ministero dell’Interno, che lui stesso aveva ceduto per ottenere il dicastero delle Infrastrutture all'inizio del governo Meloni.

Il gelo di Piantedosi e il sogno campano

Secondo alcune indiscrezioni, uno degli scenari ipotizzati dai leghisti prevedrebbe un passaggio di Matteo Piantedosi – attuale titolare del Viminale – alla politica locale, con una candidatura alla presidenza della Regione Campania nel post-De Luca. In tal modo, si libererebbe il posto al ministero per Salvini. Tuttavia, Piantedosi ha rapidamente spento queste voci, dichiarando:

“Pur essendo molto legato alla mia terra, credo di essere più utile alla Campania restando al Viminale. Inoltre, il centrodestra ha ottimi dirigenti locali da valorizzare”.

E ancora, buttandola sull'ironia:

“Fuori dal ministero ambirei solo ad un ruolo all’Avellino calcio. È l’unica passione che coltivo al di fuori del Viminale”.

Una risposta ferma che chiude – almeno per ora – ogni possibilità di passaggio di testimone.

Tajani difende Piantedosi, Meloni tace

La freddezza con cui gli alleati di governo hanno accolto l’idea del ritorno di Salvini agli Interni è palpabile. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha preso posizione con chiarezza:

“Ho grande considerazione del ministro Piantedosi, sta lavorando benissimo”. Parole che suonano come una chiusura definitiva alla proposta della Lega.

A colpire però è soprattutto il silenzio di Giorgia Meloni, che non ha commentato pubblicamente la questione, lasciando intendere una certa prudenza o forse disaccordo.

Durigon: “Serve una volontà politica forte”

Dal fronte leghista, il vicesegretario Claudio Durigon ha ribadito con forza la posizione del partito:

“Il congresso rappresenta anche un momento per guardare al futuro. Salvini è stato vittima di un’ingiustizia politica, culminata nel processo Open Arms, da cui è stato assolto con formula piena. È giunto il momento di restituirgli ciò che gli è stato tolto. Piantedosi fa il suo, ma oggi il Paese ha bisogno di una guida politica forte al Viminale. E questa guida è Salvini”. Parole che segnano una linea netta, anche se rischiano di mettere in difficoltà la tenuta della maggioranza.

Le opposizioni ironizzano: “Papeete 2 – La Vendetta”

La richiesta della Lega ha scatenato anche la reazione delle opposizioni. Riccardo Magi, segretario di +Europa, ha attaccato duramente:

“Salvini dovrebbe chiedere scusa per i dazi imposti da Trump, che danneggiano l’Italia, invece rilancia con un ritorno al Viminale. Siamo davanti a un remake del ‘Papeete’, una vendetta personale contro un governo che si dice compatto, ma appare sempre più diviso. L’esperienza di Salvini al ministero fu un disastro, tra i casi Diciotti e Open Arms, che ancora oggi pesano sulla nostra immagine internazionale”.

Sarcastico anche il leader di Azione, Carlo Calenda:

"Salvini a Viminale? Sono favorevole, così si può prendere un treno in Italia. Siccome non faceva niente alle Infrastrutture, così è meno dannoso. Ma è una battuta".

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