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Seconda notte di raid a Gaza, Netanyahu: "Negoziati avanti, ma attacchi fino a liberazione ostaggi"

Intanto Hamas prova a far pressione su Washington

Seconda notte di raid a Gaza, Netanyahu: "Negoziati avanti, ma attacchi fino a liberazione ostaggi"
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È di oltre 400 morti e quasi 600 feriti il bilancio dei raid sulla Striscia di Gaza, dopo che Israele ha messo fine alla tregua. Netanyahu: "È solo l'inizio, negoziati saranno sotto il fuoco". Nuovi raid israeliani stanotte sui civili di Gaza, morti e feriti. L'estrema destra di Ben Gvir rientra nel governo, protestano le famiglie degli ostaggi.

Seconda notte di raid a Gaza, Netanyahu: "Negoziati avanti, ma attacchi fino a liberazione ostaggi"
Neonato tratto in salvo a Gaza

Il movimento islamista al potere nell'enclave palestinese chiede di fare pressioni sugli Usa per fermare gli attacchi dello Stato ebraico. "Hamas non ha chiuso la porta ai negoziati”, ha ribadito all’Afp un leader del movimento, Taher al-Nounou.

Attacco a Gaza: Israele colpisce 80 obiettivi di Hamas e Jihad Islamica

Nella notte tra il 18 e il 19 marzo 2025, l'aeronautica militare israeliana ha sferrato un massiccio attacco sulla Striscia di Gaza, colpendo 80 obiettivi in soli dieci minuti. L'operazione ha preso di mira i comandanti di medio livello di Hamas e della Jihad Islamica Palestinese, nonché alcuni alti funzionari politici. Tuttavia, i vertici militari di Hamas, tra cui Mohammed Sinwar, sono rimasti illesi, probabilmente a causa della presenza di ostaggi nelle loro vicinanze.

Secondo la Protezione Civile della Striscia di Gaza, gestita da Hamas, almeno 13 persone hanno perso la vita nei bombardamenti della scorsa notte, con numerosi feriti, tra cui donne e bambini.

"Israele ha effettuato diversi attacchi aerei... che hanno causato la morte di 13 persone e decine di feriti, tra cui donne e bambini, a Khan Younis e nella città di Gaza", ha dichiarato Mahmoud Bassal, portavoce del servizio di soccorso, all'agenzia di stampa AFP. Al Jazeera, invece, ha riferito di almeno 14 vittime.

Vittime che si aggiungono alle 400 stimate nella giornata del 18 marzo, di cui 130 sarebbero bambini.

Le dichiarazioni del governo israeliano

Di fronte alle accuse di aver colpito indiscriminatamente aree civili, il primo ministro israeliano ha respinto ogni responsabilità affermando che "Israele non prende di mira i civili palestinesi. Prendiamo di mira i terroristi di Hamas. E quando questi terroristi si insediano in aree civili, quando usano i civili come scudi umani, sono loro i responsabili di tutte le vittime".

E ancora:

"È solo l'inizio, negoziati saranno sotto il fuoco".

Seconda notte di raid a Gaza, Netanyahu: "Negoziati avanti, ma attacchi fino a liberazione ostaggi"
Benjamin Netanyau

Il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha poi precisato:

"Non smetteremo di combattere finché tutti gli ostaggi non saranno tornati a casa e tutti gli obiettivi di guerra non saranno stati raggiunti".

Il ritorno di Itamar Ben Gvir nel governo

Sempre nella notte tra il 18 e il 19 marzo, il governo israeliano ha approvato la rielezione di Itamar Ben Gvir, leader del partito di estrema destra Jewish Power, a ministro della Sicurezza nazionale. La decisione, presa all'unanimità dal gabinetto dei ministri, segna il ritorno di Ben Gvir nell'esecutivo dopo meno di due mesi dalla sua uscita. L'allontanamento era avvenuto nel contesto dell'escalation del conflitto a Gaza, successiva alla rottura del cessate il fuoco da parte di Tel Aviv. L'accordo è stato siglato tra il Likud del premier Benjamin Netanyahu e il partito di Ben Gvir.

Hamas: "Non abbiamo chiuso la porta ai negoziati"

Nonostante i bombardamenti, Hamas si dice ancora disponibile al dialogo.

"Hamas non ha chiuso la porta ai negoziati, ma insistiamo sul fatto che non c'è bisogno di nuovi accordi", ha dichiarato Taher al-Nounou all'agenzia AFP, contattato telefonicamente dal Cairo.

Il rappresentante del movimento ha ribadito che non ci sono precondizioni per la ripresa delle trattative, ma ha chiesto la fine immediata delle ostilità e l'avvio della seconda fase dei negoziati previsti dall'accordo di tregua in vigore dal 19 gennaio.

Anche Abdel-Latif al-Qanoua, portavoce di Hamas, ha confermato la volontà del movimento di continuare a "trattare in modo flessibile e positivo con i mediatori per respingere l'aggressione".

La rabbia dei familiari degli ostaggi

L'Hostages and Missing Families Forum ha duramente criticato la decisione del governo israeliano di riprendere i bombardamenti, accusandolo di aver "scelto di rinunciare alla vita degli ostaggi".

"La più grande paura delle famiglie, degli ostaggi e dei cittadini israeliani si è realizzata", si legge in una dichiarazione ufficiale, in cui si esprime "orrore, rabbia e paura" per la scelta del governo di interrompere il processo di liberazione degli ostaggi.

Il Forum avverte che "il ritorno ai combattimenti prima del ritorno dell'ultimo ostaggio ci costerà i 59 ostaggi che sono ancora a Gaza e che possono ancora essere salvati". L'organizzazione ha chiesto al governo di tornare al cessate il fuoco e ha lanciato un appello diretto al presidente americano Donald Trump affinché intervenga per ottenere il rilascio di tutti gli ostaggi.

La portavoce del presidente americano, Karoline Leavitt, dal canto suo ha confermato che “l’amministrazione Trump e la Casa Bianca sono stati consultati dagli israeliani sugli attacchi a Gaza”.

Massicce proteste contro Netanyahu

La tensione interna in Israele è alle stelle. Oltre 40.000 manifestanti sono scesi in piazza a Tel Aviv per protestare contro il primo ministro Benjamin Netanyahu, definendolo un "dittatore". La protesta è stata organizzata in risposta alla sua decisione di licenziare Ronen Bar, capo dello Shin Bet, i servizi segreti interni israeliani. Secondo quanto riportato da The Times of Israel, la folla ha scandito slogan contro "il Signor Abbandono", accusandolo di mettere i suoi interessi politici davanti alla sicurezza della nazione.

La manifestazione, tra le più imponenti degli ultimi mesi, è avvenuta mentre Israele intensificava le operazioni militari su Gaza. Molti osservatori vedono questa escalation come un tentativo di Netanyahu di consolidare l'estrema destra e sabotare le trattative per il rilascio degli ostaggi. Il licenziamento di Bar, attualmente solo annunciato, dovrà essere votato dal gabinetto di governo nei prossimi giorni. Se confermato, sarà il primo caso di destituzione di un direttore dello Shin Bet nei 77 anni di storia di Israele.

L'Unione Europea interviene

La crescente crisi ha attirato l'attenzione della comunità internazionale. L'alto rappresentante dell'UE, Kaja Kallas, ha espresso preoccupazione per la situazione a Gaza, dichiarando di aver parlato con il ministro israeliano Gideon Saar:

"Gli ho detto che ciò che sta accadendo a Gaza è inaccettabile". Kallas ha inoltre annunciato che domenica si recherà in Egitto per incontrare il quintetto arabo e discutere possibili soluzioni alla crisi. "Il valico di Rafah, dove c'è la missione UE, è chiuso. Perché? Abbiamo davvero bisogno di fare pressioni", ha sottolineato. Ha infine ribadito il ruolo centrale dell'Unione Europea nel mantenere vivo il dialogo sulla soluzione dei due Stati".

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