Nuovo scandalo corruzione nel Parlamento Europeo: Huawei nella bufera per presunte tangenti agli eurodeputati
Perquisiti gli indirizzi di 21 lobbisti che lavorano per il gigante cinese, sospettati di aver corrotto attuali o ex eurodeputati con regali

Un nuovo - presunto - scandalo corruzione scuote il Parlamento Europeo. All'alba, un centinaio di investigatori della polizia giudiziaria federale, su mandato di un giudice istruttore finanziario e della procura federale belga, ha perquisito 21 indirizzi nella regione di Bruxelles, nelle Fiandre, in Vallonia e anche in Portogallo. Un altro grosso caso a due anni dal Qatargate.
Scandalo Huawei nel Parlamento europeo
Al centro dell'indagine sono finiti i lobbisti che lavorano per il gigante cinese delle telecomunicazioni Huawei, sospettati di aver corrotto attuali o ex eurodeputati per favorire la politica commerciale dell'azienda in Europa. A rivelare la notizia sono stati i giornali belgi "Le Soir" e "Knack". Informazioni poi confermate anche dalla Procura federale belga.
Il ruolo di Valerio Ottati
Protagonista del presunto scandalo di corruzione sarebbe Valerio Ottati, 41 anni, dirigente locale di Huawei che in passato avrebbe lavorato per 10 anni come assistente di almeno due eurodeputati italiani (i quali non sono al momento indagati), ovvero Nicola Caputo, nel PD dal 2014 al 2019 e ora con Italia Viva, e Crescenzio Rivellini, il quale ha fatto parte di numerosi partiti di destra e oggi nella Lega. Secondo "Le Soir", la corruzione si sarebbe manifestata in regali, tra cui smartphone della stessa marca cinese, biglietti per le partite casalinghe dell'Anderlecht, squadra di calcio belga, fino a diretti bonifici di alcune migliaia di euro.
Ottati, nato in Belgio e con origini italiane, avrebbe avuto un compito cruciale di rete tra l'Europarlamento e Huawei. Sarebbe stato lui ad accrescere conoscenze e organizzare incontri con i deputati. Un lavoro di facciata legale dietro al quale si nascondevano operazioni di corruzione, portate avanti anche grazie ad alcuni complici. Doni in cambio di un’intercessione, da parte dei parlamentari, in favore degli interessi commerciali dell’azienda in Europa. Lo stesso schema utilizzato appunto per il Qatargate.
Oggetto della strategia del colosso cinese sarebbero state personalità influenti all’interno del Parlamento europeo, su tutti eurodeputati e assistenti. Secondo le informazioni fornite da "Le Soir", gli inquirenti hanno sospetti concreti di corruzione nei confronti di diversi attuali o ex rappresentanti eletti di diversi partiti politici, e una quindicina di eurodeputati sarebbero nel mirino di un'indagine giudiziaria che si preannuncia di vasta portata.