Israele stacca la corrente alla Striscia di Gaza: si tratta sul rilascio di 10 dei 24 ostaggi rimasti vivi
Il ministro dell'Energia israeliano: "Impiegheremo tutti gli strumenti a nostra disposizione affinché tutti gli ostaggi ritornino"
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Israele ha interrotto la fornitura di energia elettrica alla Striscia di Gaza. L'obiettivo? Aumentare la pressione su Hamas e ottenere il rilascio di almeno 10 dei 24 ostaggi rimasti in vita.
La decisione, annunciata domenica 9 marzo 2025 dal ministro dell'Energia Eli Cohen, fa parte di una strategia più ampia per costringere Hamas a prolungare la fase uno dell’accordo sul cessate il fuoco fino al 20 aprile e rilasciare alcuni prigionieri.
Israele stacca la corrente a Gaza
La misura si aggiunge al blocco degli aiuti umanitari e delle merci imposto all’inizio del mese con lo scopo di convincere Hamas ad accettare le condizioni di Israele.
Secondo Cohen, l’interruzione della corrente è un ulteriore strumento per ottenere il rilascio degli ostaggi e garantire che Hamas non possa riconquistare posizioni nella Striscia.
"Impiegheremo tutti gli strumenti a nostra disposizione affinché tutti gli ostaggi ritornino e faremo in modo che Hamas non torni a Gaza il giorno dopo'", ha dichiarato il ministro in un video messaggio.
Il ministro Cohen
Accordi sul rilascio degli ostaggi
Hamas, dal canto suo, reputa la presenza degli ostaggi un’arma negoziale cruciale per ottenere concessioni politiche e militari e chiede l’avvio della seconda fase degli accordi di gennaio che prevede il ritiro definitivo dell’esercito israeliano dalla Striscia e la liberazione totale degli ostaggi.
Secondo fonti diplomatiche, Hamas avrebbe comunque accettato di rilasciare alcuni ostaggi in cambio di una proroga di due mesi della prima fase del cessate il fuoco. Ma Israele sembra intenzionato a mantenere la pressione alta per ottenere un rilascio immediato e senza condizioni.
Le conseguenze dello stop
L’interruzione della fornitura elettrica potrebbe aggravare ulteriormente la già drammatica situazione umanitaria nella Striscia di Gaza.
Sebbene la rete elettrica locale sia fuori uso dall’inizio del conflitto nell’ottobre 2023, alcune infrastrutture critiche, come gli impianti di desalinizzazione e il trattamento delle acque reflue, continuavano a funzionare grazie all’energia fornita da Israele.
La loro chiusura potrebbe ridurre ulteriormente l’accesso all’acqua potabile per la popolazione civile, già stremata da mesi di guerra e privazioni.
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha ribadito che, se Hamas non cederà alle richieste di Israele, il governo è pronto a implementare un piano di escalation che potrebbe riportare il conflitto a livelli di scontro aperto.