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Scattano da oggi i dazi di Trump per Canada, Messico e Cina: secondo Meloni una guerra commerciale non conviene nemmeno agli stessi Usa

Pechino risponde con barriere per pollame, farina, grano e cotone a stelle e strisce

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Il presidente degli USA Donald Trump con la premier Giorgia Meloni

Da oggi, martedì 4 marzo 2025, sono scattati i dazi del 25% contro Messico e Canada e del 20% contro la Cina. Le misure sarebbero dovute entrare in vigore ad inizio febbraio, poi il presidente Donald Trump le aveva rimandate in cambio di alcune concessioni temporanee. Il termine imposto per le trattative è però adesso scaduto senza aver trovato accordi.

In vigore i dazi di Trump

L'aumento dei dazi è stato giustificato da Trump con la colpevolezza - a suo avviso - che tali Paesi non avrebbero fatto abbastanza per fermare il flusso di droga - su tutte il fentanyl dalla Cina - e di migranti verso gli Usa. L'amministrazione Trump ha annunciato che i dazi resteranno finché non sarà tornata in pari la "bilancia commerciale" del Paese. Considerando però come sia molto più l'importazione che l'esportazione con questi tre Paesi, l'obiettivo appare quantomeno complicato.

Donald Trump

Cina, Canada e Messico sono i principali partner commerciali degli Stati Uniti, questo dunque rende molto elevata la possibilità che i dazi abbiano l’effetto di un aumento generale dei prezzi per i consumatori statunitensi. Il rischio di una maggiore inflazione è vivo: le grandi aziende sposteranno la produzione negli Stati Uniti ma per completare tale processi possono volerci anni. Trump nel frattempo ha esortato gli agricoltori americani a "iniziare a produrre molti prodotti agricoli da vendere nel mercato degli Stati Uniti".

Il presidente Trump non ha peraltro precisato su quali importazioni saranno imposti i dazi, né a quanto ammonteranno o se ci saranno delle eccezioni. Non è inoltre chiaro se si vadano ad aggiungere ad altre tariffe già annunciate. Gli Stati Uniti importano una vasta gamma di prodotti agricoli da altri paesi e, in alcuni casi, perché gli agricoltori americani non sono in grado di produrre determinati prodotti.

La risposta di Canada e Cina: Messico in attesa

Sono state immediate le risposte di Canada e Cina dopo la conferma dei dazi da parte degli Stati Uniti. Il Canada imporrà dazi del 25% - lo stesso valore "subito" - sulle merci provenienti dagli Stati Uniti. La Cina invece ha optato per una risposta più morbida - forse per scongiurare una guerra commerciale - con dazi tra il 10 e il 15%, concentrandosi soprattutto su prodotti freschi e agricoli provenienti dagli Stati Uniti (pollo, maiale, grano, mais, soia, frutta e verdura e cotone, per fare degli esempi). Pechino ha inoltre proibito a quindici aziende a stelle e strisce di operare nel Paese. Al momento invece non ci sono state reazioni ufficiali da parte del Messico.

Nonostante la misura sia apparsa più morbida, a parole la Cina non si è affatto tirata indietro. "Se gli Stati Uniti persistono nel condurre una guerra tariffaria, una guerra commerciale o qualsiasi altro tipo di guerra, la parte cinese li combatterà fino in fondo, fino a una amara conclusione", ha detto il portavoce del ministero degli Esteri Lin Jian, nel briefing quotidiano.

Meloni: "Questione risolvibile in maniera positiva"

Da ricordare inoltre come dal 12 marzo 2025 scatteranno anche i nuovi dazi sulle importazioni di acciaio e alluminio mentre per il 2 aprile sono stati annunciati i cosiddetti dazi reciproci. Proprio su quest'ultima questione è tornata a parlare la premier Giorgia Meloni, ospite alla trasmissione XXI Secolo su Rai 1. La Presidente del Consiglio dovrebbe volare verso Washington tra fine marzo ed inizio aprile, proprio prima che i dazi reciproci siano ufficiali.

"In politica estera non ci sono amici o nemici ma conta l'interesse nazionale - ha affermato Meloni -. In un momento così cruciale bisogna mantenere la calma, ragionare in modo lucido ed evitare fratture. Ogni divisione dell'Occidente ci rende tutti più deboli e favorisce chi vorrebbe vedere il declino della nostra civiltà. Questo è il tempo in cui le persone serie lavorano per ricomporre".

"Una guerra commerciale non conviene a nessuno, nemmeno agli Stati Uniti - ha dichiarato la premier -. La questione può essere risolta in maniera positiva piuttosto che avviando una escalation. Ho già affrontato in parte il tema con Trump e lo riaffronterò così come lo sta affrontando l'Europa. Farò di tutto per difendere l'Italia, una nazione esportatrice", ha concluso.

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