Proroga del mandato di Malagò, giallo sulla lettera al governo: "Le federazioni non l'hanno firmata"
La richiesta è quella di modificare la norma così da garantire un quarto mandato. Le federazioni però smentiscono di aver firmato la lettera
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Con una lettera, i rappresentanti delle Federazioni Sportive affiliate al Comitato Olimpico hanno chiesto al Governo di poter ampliare oltre il terzo mandato la candidatura per il presidente del Comitato Olimpico Italiano Giovanni Malagò (e per molti altri presidenti dei comitati regionali).
La richiesta delle Federazioni Sportive
In sostanza, la richiesta è quella di equiparare le norme elettorali del Coni a quelle delle federazioni sportive.
Allo stato attuale delle cose infatti, la legge preclude a Giovanni Malagò, numero uno dell'ente che governa lo sport azzurro, e a molti presidenti di comitato regionale, la possibilità di ricandidarsi perché giunto al terzo mandato.
A firmare la lettera, 43 rappresentanti delle Federazioni Sportive.
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Su 50 federazioni del Coni, a essere esclusi dal coinvolgimento nel documento indirizzato al governo sarebbero stati i tre enti pubblici (Aci, Aeroclub d'Italia e Tiro a segno), i rappresentanti del nuoto e dei medici sportivi (i cui presidenti, Barelli e Casasco sono parlamentari), il tennis (Binaghi è notoriamente in opposizione a Malagò), mentre il presidente del taekwondo, Angelo Cito, non ha voluto sottoscrivere la lettera.
Il divieto alla ricandidatura
Ma da dove nasce questo divieto alla ricandidatura?
La novità è stata introdotta da un emendamento al decreto Pa che difatti aveva sconfessato la linea tenuta fino a quel momento dal ministro Abodi.
Una legge che vieta appunto ora il nuovo mandato a Giovanni Malagò, il quale ora spinge per una nuova modifica soprattutto nell'ottica delle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026, per le quali vorrebbe essere ancora in carica, considerando la manifestazione una sua creatura (Malagò è già presidente anche del Comitato Olimpico, ma vorrebbe esserlo contemporaneamente anche del Coni).
Per evitare lo stop del nuovo mandato, la soluzione sarebbe introdurre l’elezione con una maggioranza qualificata. Ma Abodi ora si è impuntato, ribadendo la sua posizione contraria.
È nata da qui l'idea di preparare questa lettera per porre sotto l'attenzione del governo la questione. Tra i favorevoli c'è anche Angelo Sticchi Damiani dichiarato decaduto dal governo dal ruolo di presidente dell'Aci dopo esser stato eletto a ottobre per un quarto mandato.
La risposta del ministro Abodi
"Il mondo sportivo è molto più di 43 presidenti federali".
Questa la risposta secca del ministro per lo sport e per i giovani, Andrea Abodi, interrogato sulla lettera inviata al governo dalle federazioni.
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"Non mi è arrivato ancora nulla, ma se è una lettera per andare oltre il terzo mandato del presidente del Coni non mi sembra una novità, io invece cerco novità", ha aggiunto Abodi a margine di un evento a Palazzo Montecitorio.
Una affermazione diretta e concisa ad escludere eventuali cambiamenti in questo senso e che invece punta verso una "novità" nelle cariche, andando contro l'annosa abitudine di alcuni di inchiodarsi alla propria poltrona. Per Abodi la strada da percorrere è invece quella dell'innovazione e del cambiamento, di una ventata d'aria fresca che porti verso nuovi percorsi da intraprendere.
Giallo firmatari: le Federazioni si smarcano
Alla questione infine si sono aggiunti ulteriori particolari che hanno acceso ulteriormente i riflettori su quanto sta accadendo in queste ore.
Alcuni firmatari - o sarebbe ora meglio definirli presunti tali - si sono smarcati dalla lettera inviata al governo.
Il primo è stato Fabrizio Bittner della Federazione pentathlon.
"La lettera? Non l’ho quasi neanche letta, non solo non l’ho firmata - ha detto all’agenzia AdnKronos - Ho ricevuto una telefonata, che mi anticipava l’arrivo di questa lettera, e mi diceva che, se fossi stato d’accordo, l’avrei restituita firmata. Dico va bene, è arrivata questa mail, a cui però non ho mai risposto".
Il dubbio - presto diventato pressoché una certezza - è che dunque siano stati considerati consensi maggiori rispetto a quelli effettivamente dati dai singoli rappresentanti delle federazioni.
In questo senso si è espresso anche il deputato del Pd Mauro Berruto, che ha definito la situazione un "teatro dell'assurdo".
"La situazione sta rapidamente passando dal surreale al grottesco: alcuni presidenti federali stanno infatti dichiarando di non aver mai firmato quella lettera", ha affermato Berruto.
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Berruto sul proprio profilo Facebook ha elencato tutti i nomi dei presidenti di federazione che hanno affermato di non aver firmato la lettera e in alcuni casi di non averne nemmeno mai sentito parlare:
- Aracu (presidente fed. Sport rotellistici)
- Ponzani (presidente fed. Sci nautico)
- Mazzone (presidente fed. Scherma)
- D'Ambrosi (presidente fed. Boxe)
- Duodo (presidente fed. Rugby)
Ha confermato la sua contrarierà alla proposta anche Angelo Cito, presidente della federazione italiana taekwondo.
"Ho già espresso in varie occasioni la convinzione che il luogo dove affrontare simili argomenti è il consiglio nazionale del Coni, per il rispetto che si deve all'organo stesso e a chi ne fa parte. E sinceramente non capisco per quale motivo nell'ultimo non si è fatta alcuna menzione di tutto questo".
Mentre ad aver rivendicato la propria posizione favorevole è invece Gianni Petrucci, presidente della Federbasket.
"Condivido il testo della lettera e non mi vergogno di dirlo. Peraltro ho il diritto di esprimere le mie idee anche sulle leggi", ha detto Petrucci.
D'Antoni: "Equivoco. Avrò capito male"
A concludere - ma solo per il momento - la chiacchierata e surreale vicenda, è Sergio D'Antoni, ex sindacalista e presidente del comitato regionale siciliano del Coni, tra i promotori dell'iniziativa.
"Alcuni presidenti federali mi hanno chiamato per dirmi che il loro consenso alla lettera che abbiamo inviato al Governo non era pieno o comunque esplicitato: diciamo così, ci deve essere stato un equivoco, non voglio polemizzare. Avrò capito male", ha affermato D'Antoni.
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"Resta il fatto che nell'iniziativa non è assolutamente coinvolto Malagò. È una battaglia che io porto avanti da tempo e sulla quale c'è consenso. Continuerò a promuoverla. - ha proseguito - Vogliamo che a noi presidenti regionali del Coni siano date le stesse condizioni che sono state date alle federazioni, essendo noi una figura di puro volontariato. Quello che vale per le federazioni deve valere anche per il Coni. Continuerò questa mia battaglia perché la reputo giusta", ha concluso.
D'Antoni si è difatti assunto "la responsabilità di eventuali equivoci", facendo calare il sipario - momentaneamente - su una storia dai contorni di un giallo d'autore.