Giovedì 27 febbraio 2025 lo sciopero dei magistrati: le ragioni dell'Anm e le iniziative
Le toghe manifestano contro la riforma della Giustizia e in particolare contro la separazione delle carriere. La polemica sulla coccarda
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I magistrati si avvicinano allo sciopero di giovedì 27 febbraio 2025. Un giorno di protesta delle toghe contro la riforma della Giustizia voluta dal Governo Meloni.
Perché giovedì 27 febbraio 2025 scioperano i magistrati
I magistrati protestano contro la riforma della Giustizia che il Governo dei Centrodestra vuole portare avanti, e in particolare contro la separazione delle carriere.
Uno sciopero confermato anche dal nuovo presidente dell'Anm Cesare Parodi, che all'atto del suo insediamento ha teso una mano all'Esecutivo, chiedendo un incontro in tempi rapidi, confermando però la volontà di manifestare il 27 febbraio 2025.
"Chiederò in tempi brevi un incontro con il governo. Non possiamo rinunciare a nessuna strada per la difesa della magistratura, è un momento delicato e non possiamo commettere errori".
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"Noi siamo comunque un potere dello Stato, siamo cittadini che stanno portando avanti una battaglia per difendere la Costituzione su cui abbiamo giurato. Io credo che sia legittima almeno la nostra richiesta in tempi brevi".
"Sappiamo che le leggi le fa il Parlamento, le decide il Governo, ma come tutti gli altri cittadini possiamo dire la nostra e far valete le nostre ragioni".
"Lo sciopero è stato deliberato, non è stato revocato".
Sciopero dei magistrati: le iniziative di giovedì 27 febbraio 2025
Previste manifestazioni e iniziative in tutta Italia, a partire naturalmente da Roma, dove il raduno è previsto alle 10 in piazza Cavour. Sulla scalinata della Corte di cassazione un flash mob aprirà la manifestazione: i magistrati, in toga, indosseranno una coccarda tricolore e avranno in mano una copia della Costituzione.
A seguire, a partire dalle 11 una sala del Cinema Adriano ospiterà l’assemblea pubblica a cui parteciperanno, oltre ai componenti della Ges Roma e della Ges Cassazione, magistrati e persone esterne della società civile.
Apriranno l’assemblea il presidente dell’Anm Cesare Parodi e il segretario generale Rocco Maruotti. Tra gli ospiti lo scrittore Gianrico Carofiglio, i magistrati Giuseppe Santalucia ed Enrico Scoditti, la professoressa Tania Groppi, l'avvocato Giuseppe Iannaccone.
Durante la mattinata l’illustratore Lorenzo Terranera realizzerà delle tavole sui temi oggetto della manifestazione.
L'Anm ha inoltre invitato le organizzazioni locali a radunarsi per manifestazioni di protesta.
Le polemiche sulla coccarda
L'idea della coccarda tricolore, però, sta già suscitando polemiche. Ne ha parlato qualche giorno fa Giorgio Mulé, vicepresidente della Camera dei deputati e deputato di Forza Italia:
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"Ci sono dei simboli che appartengono a tutti, come l’inno d’Italia o la coccarda, che viene indossata da tutti noi il 2 giugno, in occasione della parata per la festa della Repubblica. La coccarda è un simbolo che unisce: se un magistrato sceglie di utilizzarla per dividere o per una protesta, parte con il piede sbagliato. Un consiglio per l’Anm che vuole essere dialogante: togliete la coccarda. A Palazzo Chigi spiegate le vostre ragioni, anche con veemenza, ma lasciate stare le coccarde. Utilizzarle svilisce la stessa protesta e non fa bene alle istituzioni".
Mulè poi ha ribadito la volontà del Governo di proseguire sulla propria strada, in particolare sulla separazione delle carriere:
"Lo scontro tra i magistrati appartenenti ad alcune correnti e il Governo risale già al suo insediamento. È stato un crescendo, fino ad arrivare alla riforma della giustizia. Qui non è in discussione se cambiare un pezzo o un altro della riforma, perché l’Anm non vuole la riforma. La separazione delle carriere si fa? Noi diciamo sì, alcuni di loro dicono no".
"Se la loro richiesta è di eliminare la separazione delle carriere, non ci sarà nessun dialogo, perché il programma con cui ci siamo presentati agli elettori prevedeva nella prime pagine la separazione delle carriere. Io devo dar seguito a quel patto di lealtà".
Una casta ormai invisa agli italiani, una sola parola: VERGOGNA.