"Ho amato la mia vita"

Suicidio assistito, primo caso in Lombardia con farmaco del SSN. Tajani: "Bloccherei la legge in Toscana"

La legge toscana non modifica l'ordinamento penale o civile, ma organizza le procedure per garantire ai malati terminali un accesso regolamentato al suicidio assistito

Suicidio assistito, primo caso in Lombardia con farmaco del SSN. Tajani: "Bloccherei la legge in Toscana"
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Primo caso di suicidio assistito in Lombardia con farmaco fornito dal Sistema Sanitario Nazionale. Si tratta di una cinquantenne, affetta da sclerosi multipla progressiva da oltre 30 anni.

“La mia breve vita è stata intensa e felice, l’ho amata all’infinito e il mio gesto di porre fine non ha significato che non l’amassi", ha lasciato detto la paziente.

Sul tema interviene il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani: il leader di Forza Italia ribadisce la propria contrarietà:

"Il Governo impugnerà la legge Toscana sul fine vita? Se dipendesse da me sì, però ne parleremo".

Va chiarito un dettaglio importante circa la recente approvazione della legge toscana sul vita. Il suicidio assistito è già possibile con la sentenza Cappato che - pur non essendo una legge - dal 2019 è permesso ai pazienti che presentano situazioni intollerabili, e previa verifica dei casi, di autosomministrarsi un farmaco letale e porre fine alle proprie sofferenze. Il nodo è piuttosto quello di fare ordine in una selva burocratica che rende una calvario per i malati il raggiungimento di un loro diritto sancito. Ovvero i famosi "tempi certi". 

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In Lombardia il primo suicidio assistito tramite SSN

In Lombardia si è verificato il primo caso di suicidio medicalmente assistito con il supporto del Servizio Sanitario Nazionale. "Serena" (nome di fantasia per tutelarne la privacy), una donna di cinquant'anni affetta da sclerosi multipla progressiva da oltre trent'anni, ha scelto di porre fine alla propria vita attraverso l'autosomministrazione di un farmaco letale. Costretta a una condizione di paralisi totale e dipendenza assoluta da terzi, Serena ha potuto accedere alla procedura dopo un iter burocratico durato nove mesi.

Una scelta difficile e consapevole

Nel suo ultimo messaggio, Serena ha spiegato il senso della sua decisione:

“La mia breve vita è stata intensa e felice, l'ho amata all'infinito e il mio gesto di porre fine non significa che non l'amassi. Ho vissuto la mia disabilità con rispetto e dignità, ma quando la sofferenza diventa intollerabile, anche l'anima ha diritto a essere rispettata”.

Parole che sottolineano la consapevolezza e il lungo percorso interiore che l'hanno portata a questa scelta estrema.

Il percorso burocratico

Serena è la sesta persona in Italia ad aver completato la procedura prevista dalla Corte Costituzionale con la sentenza 242/2019 sul caso "Cappato/Antoniani". La sua richiesta è stata presentata a maggio 2024 e, dopo il parere del comitato etico, l'azienda sanitaria ha riconosciuto la sussistenza dei requisiti stabiliti dalla Consulta: capacità di decisione autonoma, patologia irreversibile, sofferenze insopportabili e dipendenza da trattamenti di sostegno vitale.

Tuttavia, l'iter ha incontrato numerosi ostacoli. A novembre, l'azienda sanitaria ha informato Serena che non avrebbe fornito il farmaco e la strumentazione necessaria, delegando al medico di fiducia l'individuazione del protocollo da seguire. Grazie all'intervento dell'avvocato Filomena Gallo e del medico Mario Riccio, noto per aver assistito Piergiorgio Welby nel 2006, si è riusciti a completare l'iter, con la conferma finale della commissione di esperti e del comitato etico. Il giorno stabilito, Serena ha ricevuto il farmaco e ha potuto procedere con l'autosomministrazione, circondata dai suoi cari.

Il dibattito politico e la legge toscana

Parallelamente, il dibattito sul fine vita continua a scuotere la politica italiana. Il governo ha annunciato l'intenzione di impugnare la legge regionale toscana che definisce tempi e procedure certe per l'aiuto medico alla morte volontaria.

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha dichiarato:

"Il governo impugnerà la legge toscana? Se dipendesse da me sì. Non è una questione di competenza regionale, serve una normativa nazionale".

La legge toscana non modifica l'ordinamento penale o civile, ma organizza le procedure per garantire ai malati terminali un accesso regolamentato al suicidio assistito. Il presidente della Toscana, Eugenio Giani, ha difeso la norma, sottolineando come la Corte Costituzionale abbia già stabilito il diritto di accedere a questa pratica in specifiche condizioni.

Eugenio Giani vaccini Toscana
Eugenio Giani

La questione ha riacceso il dibattito anche in altre regioni. In Abruzzo le audizioni sulla legge di iniziativa popolare riprenderanno il 18 febbraio, mentre in Sardegna l'iter si è arenato. Nel Lazio e in Campania le amministrazioni attendono un intervento del Parlamento, mentre in Veneto il presidente Luca Zaia, determinato ad ottenere una legge che regolamenti il suicidio assistito anche nella sua regione, ha trovato ostacoli nella sua stessa maggioranza.

Colmare un vuoto normativo

Il dibattito è ancora aperto, e mentre alcune regioni tentano di colmare il vuoto normativo, il governo sembra intenzionato a ostacolare ogni tentativo di regolamentazione locale.

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