Sanità

Schillaci: "Grandi progressi in radiologia, ma troppi esami inutili". Fino a 700 giorni di attesa per un controllo

Fino al 40% degli esami di diagnostica per immagini, tra TAC e risonanze magnetiche, risulta inappropriato

Schillaci: "Grandi progressi in radiologia, ma troppi esami inutili". Fino a 700 giorni di attesa per un controllo
Pubblicato:

Negli ultimi anni, la radiologia ha compiuto enormi progressi, rivoluzionando il percorso diagnostico e terapeutico dei pazienti. Tuttavia, resta fondamentale garantire l'appropriatezza delle prestazioni per evitare esami superflui, eseguendo solo quelli realmente necessari nei tempi giusti. È quanto ha sottolineato il ministro della Salute, Orazio Schillaci, durante il convegno "Sostenibilità in radiologia: ricerca, innovazione e responsabilità", promosso dalla Società Italiana di Radiologia Medica e Interventistica (SIRM).

 

Il ministro della Salute Orazio Schillaci

Oltre al nodo della reale necessità degli esami, persiste, però, il problema delle liste d'attesa. Secondo Schillaci, strumenti come il CUP unico e il divieto di chiusura delle liste d'attesa possono contribuire a migliorare la situazione. Di diverso avviso la Fondazione Gimbe, che rammenta che il decreto legge sulle liste d'attesa prevede sei decreti attuativi, ma al 29 gennaio 2025 ne è stato approvato solo uno.

Schillaci: "Inappropriatezza degli esami diagnostici"

Secondo la presidente della SIRM, Nicoletta Gandolfo, fino al 40% degli esami di diagnostica per immagini, tra TAC e risonanze magnetiche, risulta inappropriato. Questo fenomeno è attribuibile, da un lato, alla medicina difensiva, che spinge i medici a prescrivere un eccesso di esami, e dall'altro all'invecchiamento della popolazione, che comporta una crescente richiesta di diagnostica per immagini. Tale situazione non solo genera costi inutili, ma contribuisce anche all'allungamento delle liste d'attesa: in alcuni casi, i pazienti devono attendere fino a nove mesi per una risonanza magnetica. Per affrontare questa criticità, la SIRM ha elaborato raccomandazioni specifiche per gli specialisti, sottolineando la necessità di sensibilizzare maggiormente i cittadini sull'uso appropriato delle risorse diagnostiche.

Sostenibilità ambientale e nuove tecnologie

Oltre alle questioni di appropriatezza, la radiologia deve affrontare anche il tema della sostenibilità ambientale. Le tecnologie radiologiche contribuiscono per oltre l'1% alle emissioni globali di gas serra. Per ridurre questo impatto, è essenziale sviluppare apparecchiature sempre più ecosostenibili. Cruciale, inoltre, è l'adozione di politiche efficaci per lo smaltimento e il recupero dei materiali, nonché un maggiore utilizzo della digitalizzazione, della telemedicina e dell'intelligenza artificiale, che caratterizzeranno gli ospedali del futuro.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) prevede un significativo investimento per l'aggiornamento delle attrezzature ospedaliere ad alta tecnologia. Entro il 2026, oltre 3.000 nuovi macchinari saranno introdotti a supporto del SSN e, ad oggi, circa il 78% delle apparecchiature acquistate con i fondi del PNRR è già in uso. L'obiettivo, come ha spiegato Schillaci, è migliorare sia l'efficacia diagnostica che l'efficienza energetica, dotando le strutture sanitarie di impianti più performanti.

Secondo i dati dell'Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (Agenas), in Italia sono presenti 8.228 grandi apparecchiature sanitarie, il 51% delle quali è installato in strutture pubbliche, il 44% in strutture private accreditate e il 6% in strutture private non accreditate. Tuttavia, il 37% di queste apparecchiature ha più di 10 anni, mentre solo il 34% ha un'età pari o inferiore ai 5 anni.

Schillaci ha sottolineato che l'innovazione tecnologica può realmente migliorare i servizi sanitari solo se garantisce equità e universalità nell'accesso, valori fondanti del SSN. Un esempio è l'introduzione dell'intelligenza artificiale in radiologia, che sta aprendo nuovi scenari per la diagnosi precoce e il supporto alle decisioni cliniche.

Ticket sanitari: quanto si pagherà per visite ed esami da gennaio 2025
Esami

Il problema delle liste d'attesa

Un altro tema cruciale riguarda le liste d'attesa. Nonostante alcuni miglioramenti, rimangono ancora molte criticità da risolvere. Secondo il ministro Schillaci, strumenti come il CUP unico e il divieto di chiusura delle liste d'attesa possono contribuire a migliorare la situazione, ma è necessaria una piena collaborazione da parte delle Regioni.

Anche la riforma della medicina territoriale è al centro del dibattito. Il ministro ha ribadito che nessuno intende limitare la libertà dei cittadini nella scelta del medico di famiglia, ma ha evidenziato come il sistema attuale presenti molte inefficienze. Sempre meno giovani scelgono di diventare medici di base, rendendo indispensabile un cambiamento che migliori l'offerta sanitaria pubblica.

Le difficoltà nell'attuazione della legge sulle liste d'attesa

Secondo la Fondazione Gimbe, il decreto legge sulle liste d'attesa prevede sei decreti attuativi, ma al 29 gennaio 2025 ne è stato approvato solo uno. Tre decreti sono già scaduti e per due non è stata fissata una scadenza. Il presidente della Fondazione, Nino Cartabellotta, ha denunciato il ritardo nell'attuazione delle riforme, sottolineando come senza azioni concrete le promesse politiche restino solo retorica, con scarsi benefici per la collettività.

Liste d'attesa sanità

Sulla medesima linea critica anche Federconsumatori e Isscon, che hanno aggiornato il monitoraggio sui tempi di attesa nelle strutture sanitarie italiane, basandosi sui dati raccolti a novembre 2024. Il rapporto evidenzia che, sebbene alcune regioni abbiano cercato di migliorare il servizio, in tutta Italia si registrano ancora tempi d’attesa inaccettabili. In alcuni casi, le liste si allungano fino a oltre 700 giorni, rendendo impossibile ottenere visite ed esami nei tempi previsti.

Ecco alcuni esempi dei tempi di attesa più lunghi registrati:

Visite specialistiche:

  • 748 giorni per una visita ginecologica all’Ospedale di Tolmezzo (Friuli-Venezia Giulia)
  • 471 giorni per una visita endocrinologica all’Ospedale di Cividale (Friuli-Venezia Giulia)
  • 415 giorni per una visita pneumologica all’Ospedale di Pordenone (Friuli-Venezia Giulia)

Esami diagnostici:

  • 904 giorni per una colonscopia totale (Azienda 8 di Cagliari, Sardegna)
  • 764 giorni per una mammografia bilaterale (Distretto di Udine, Friuli-Venezia Giulia)
  • 661 giorni per un elettrocardiogramma da sforzo (Azienda Sanitaria di Lecce, Puglia)

Solo poche regioni riescono a garantire standard adeguati, e anche nelle aree più organizzate, la carenza di risorse compromette il servizio. Oggi, circa 4,5 milioni di italiani hanno difficoltà ad accedere alle cure, e sempre più persone sono costrette a rivolgersi al settore privato. Questo fenomeno sta ampliando il divario tra chi può permettersi visite ed esami in tempi brevi e chi, invece, è costretto ad aspettare mesi o anni, o addirittura a rinunciare alle cure.

Finora, né la Legge di Bilancio né altri provvedimenti hanno dato risposte concrete a questo problema. Per questo, Federconsumatori e Isscon chiedono al Governo di avviare un confronto serio sul tema e di lavorare al Piano Nazionale per la Governance delle Liste di Attesa (PNGLA) 2024-2026, con l’obiettivo di risolvere le criticità del sistema sanitario e garantire il diritto alla salute per tutti.

Commenti
Lascia il tuo pensiero

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Seguici sui nostri canali