Le parole dei ministri

Cosa hanno detto i ministri Nordio e Piantedosi nell'informativa alla Camera sul caso Almasri

Nordio: "Un pasticcio della Corte". Piantedosi: "Espulso perché c'era il rischio che rimanesse in Italia"

Cosa hanno detto i ministri Nordio e Piantedosi nell'informativa alla Camera sul caso Almasri
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Dopo giorni di polemiche, in Parlamento si è parlato della vicenda Almasri, con i ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi che hanno presentato un'informativa alla Camera (prevista poi nel pomeriggio anche in Senato), come sollecitato più volte dalle opposizioni.

Informativa Almasri: le parole di Nordio e Piantedosi

Il primo a parlare è stato Nordio, che ha riepilogato i fatti soffermandosi poi sull'informazione di garanzia ricevuta pochi giorni dopo, con la sottolineatura della parola indagato in grassetto, che ho visto con tenerezza", ha detto.

"Il 18 gennaio la Corte penale internazionale emetteva un mandato di arresto internazionale, che veniva eseguito dalla Digos di Torino il giorno dopo. La notizia informale veniva trasmessa lo stesso giorno, domenica 19 gennaio 2025: poche righe, prive di dati identificativi e del provvedimento, oltre che delle ragioni sottese. Il 20 gennaio il Procuratore generale di Roma trasmetteva il carteggio al ministero, alle 12.40: successivamente, alle 13.57 l'ambasciatore dell'Aja trasmetteva al Dipartimento per affari di giustizia la richiesta di arresto, quindi ad arresto già effettuato. Il 22 gennaio arrivava al gabinetto del ministro il provvedimento di scarcerazione della Corte d'Appello, data il 21 gennaio su istanza del difensore", la ricostruzione dei fatti.

"Criticità e inesattezze"

"Sin dalla prima lettura dei documenti, tutti in inglese, ho notato delle criticità e inesattezze.  In questo mandato di arresto si oscillava dal 2011 al 2015, non una cosa di poco conto trattandosi di reato continuato e visto che in quei 4 anni sarebbero stati commessi diversi atti di stupro, torture, aggressione, violenza, etc. La Corte penale segnalava anche che la terza giudice si era espressa in disaccordo coi colleghi perché riteneva che i crimini presunti non fossero chiaramente collegati alla richiesta della Corte. Il provvedimento della Cpi segnalava che avrebbe allegato il parere contrario, che però non era arrivato. Nella parte emotiva la Corte continuava a fare riferimento ad atti compiuti tra il 2015 e il 2024: questi concetti venivano ribaditi in una sessantina di paragrafi, in cui c'era tutta la sequenza di crimini orribili addebitati al catturando. Con una contraddizione, le conclusioni risultavano completamente differenti sia rispetto alle conclusioni dell'accusa che alla parte emotiva".

"Pasticcio frettoloso"

"Alla luce di queste considerazioni squisitamente giuridiche, qualsiasi mia iniziativa avrebbe dimostrato una carenza di attenzione nell'aver rilevato queste gravissime anomalie, che poi sono state rilevate dalla stessa Corte: è stata la Corte che si è corretta, e ha cercato di cambiarli cinque giorni dopo perché aveva fatto un enorme pasticcio, le ragioni di questo pasticcio frettoloso poi saranno chiarite, ma è mia intenzione attivare i miei poteri per chiedere giustificazione circa le incongruenze. Se non ce ne fossimo accorti e l'avessimo inviata alla corte d'appello italiana ce l'avrebbe mandata indietro dicendo che quel mandato di arresto era completamente contraddittorio".

"Capisco e rispetto le ragioni dell'opposizione che esercita il suo dovere, anche in modo così aggressivo, capisco anche la stampa, che però ha diffuso notizie in parte sbagliate, ma mi ha deluso l'atteggiamento di una parte della magistratura, che ha giudicato l'operato del ministro senza aver letto le carte. Cosa che non può essere perdonata a chi per mestiere le carte dovrebbe leggerle: il dialogo che ci viene suggerito in questo modo, con questo atteggiamento sciatto, diventa molto più difficile. Andremo avanti fino in fondo, fino alla riforma finale, perché questo loro atteggiamento ha compattato la maggioranza".

E poi all'opposizione:

"Non avete letto le carte. Non sapevate neanche di cosa si stesse parlando".

Piantedosi: espulso perché pericoloso

E' toccato poi al ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, che ha spiegato il perché del rimpatrio.

"C'era il rischio che Almasri potesse rimanere libero in Italia. La scelta delle modalità di rimpatrio - in linea con quanto avvenuto in numerosi analoghi casi anche in anni precedenti e con governi diversi dall'attuale - è andata di pari passo con la valutazione effettuata per l'espulsione di Almasri".

"In buona sostanza, si è reso necessario agire rapidamente proprio per i profili di pericolosità riconducibili al soggetto e per i rischi che la sua permanenza in Italia avrebbe comportato, soprattutto con riguardo a valutazioni concernenti la sicurezza dei cittadini italiani e degli interessi del nostro Paese all'estero, in scenari di rilevante valore strategico ma, al contempo, di enormi complessità e delicatezza".

 

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