L'inchiesta

Mascherine anti Covid dalla Cina, Arcuri assolto

L'abuso d'ufficio non è più reato

Mascherine anti Covid dalla Cina, Arcuri assolto
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L'ex commissario straordinario per l'emergenza Covid Domenico Arcuri è stato assolto dall'accusa di abuso d'ufficio nell'inchiesta sulla fornitura delle mascherine dalla Cina nella prima fase della pandemia.

Mascherine anti Covid dalla Cina, Arcuri assolto

Arcuri è stato assolto dal gup di Roma "perché il fatto (abuso d'ufficio, ndr) non è più previsto dalla legge come reato". Arcuri era stato nominato commissario dall'allora presidente del consiglio, Giuseppe Conte.

L'inchiesta riguardava l'acquisto di oltre 800 milioni di mascherine, effettuate con l'intermediazione di alcune imprese italiane. Un investimento che, secondo l’accusa, costò allo Stato 1,25 miliardi di euro.

La Guardia di Finanza aveva sequestrato le mascherine provenienti dalla Cina ritenendole "non regolari e addirittura pericolose per la salute". E la Procura di Roma aveva chiesto una condanna ad 1 anno e 4 mesi. In una prima fase del procedimento, i pm avevano anche contestato ad Arcuri i reati di corruzione e peculato, salvo poi archiviare la sua posizione per le due fattispecie di reato.

 

Domenico Arcuri

Gli altri imputati

Per gli altri imputati, circa una decine di posizioni che hanno scelto il rito ordinario, il giudice accogliendo la richiesta del pm ha sollevato la questione di costituzionalità relativa all'attuale formulazione del reato di traffico d'influenze illecite inviando gli atti alla Consulta.

Da quando l'abuso d'ufficio non è più reato

Il reato di abuso d’ufficio, previsto dall’articolo 323 Codice penale, puniva la condotta del pubblico ufficiale o dell’incaricato di pubblico servizio che, nello svolgimento delle funzioni o del servizio, in violazione di specifiche regole di condotta espressamente previste dalla legge o da atti aventi forza di legge e dalle quali non residuino margini di discrezionalità, ovvero omettendo di astenersi in presenza di un interesse proprio o di un prossimo congiunto o negli altri casi prescritti, procura intenzionalmente a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale o arreca ad altri un danno ingiusto.

Dopo anni di polemiche, modifiche e tentativi di riforme (il primo fu del Governo Andreotti nel 1990, l'ultimo dell'Esecutivo di Giuseppe Conte nel 2020), l'abrogazione è avvenuta a gennaio 2024.

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