L'Anm precisa: "Non è un avviso di garanzia". Il perché dell'indagine: la ricostruzione
Tutto è partito dalla mancata risposta del ministro Nordio alla Procura generale presso la corte d'Appello di Roma sulla conferma dell'arresto del generale libico accusato di crimini contro l'umanità
L'indagine su Giorgia Meloni si tinge di "giallo". Dopo l'annuncio della premier di aver ricevuto un avviso di garanzia per il caso Almasri, l'Anm replica:
"Non è un avviso di garanzia, ma un atto dovuto".
Meloni indagata, Anm: "Non è un avviso di garanzia"
La notizia, naturalmente, è esplosa, suscitando dibattiti e polemiche. Nei quali è intervenuta anche l'Associazione nazionale magistrati per fare chiarezza:
"Si segnala, al fine di fare chiarezza, il totale fraintendimento da parte di numerosi esponenti politici dell'attività svolta dalla procura di Roma, la quale non ha emesso, come è stato detto da più parti impropriamente, un avviso di garanzia nei confronti della presidente Meloni e dei ministri Nordio e Piantedosi ma una comunicazione di iscrizione che è in sé un atto dovuto perché previsto dall'art. 6 comma 1 della legge costituzionale n. 1/89".
"La disposizione impone al procuratore della Repubblica, ricevuta la denuncia nei confronti di un ministro, ed omessa ogni indagine, di trasmettere, entro il termine di 15 giorni, gli atti al Tribunale dei ministri, dandone immediata comunicazione ai soggetti interessati affinché questi possano presentare memorie al collegio o chiedere di essere ascoltati. Si tratta, dunque, di un atto dovuto". Così in una nota l'Associazione nazionale magistrati".
Perché Meloni è indagata: la vicenda
Almasri è stato arrestato il 19 gennaio 2025 a Torino perché su di lui pendeva un mandato dell'Interpol su richiesta dell'Aia. A quel punto la Procura ha inviato una prima informativa al ministero della Giustizia, seguita da quella della procura generale di Roma il giorno successivo.
Trascorse le 48 ore previste dalla legge per trattenere il ricercato, e in mancanza di una risposta del ministero, il 21 gennaio 2025 Almasri è stato rilasciato. Contestualmente, però, avendolo il ministro Piantedosi descritto come soggetto pericoloso, è stato rimpatriato immediatamente.
Le accuse
La prima accusa contro Meloni è di favoreggiamento personale. In sostanza, secondo la denuncia, avrebbe aiutato Almasri a evitare le indagini. Si tratta di un reato previsto dall'articolo 378 del Codice penale:
"Chiunque, dopo che fu commesso un delitto per il quale la legge stabilisce l'ergastolo o la reclusione (…) aiuta taluno a eludere le investigazioni dell'Autorità, comprese quelle svolte da organi della Corte penale internazionale, o a sottrarsi alle ricerche effettuate dai medesimi soggetti, è punito con la reclusione fino a quattro anni".
La seconda accusa contro la premier Meloni è peculato (articolo 314 Codice penale). Si tratta di un illecito che riguarda in particolare i pubblici ufficiali o gli incaricati di pubblico servizio.
"Avendo per ragione del suo ufficio o servizio il possesso o comunque la disponibilità di denaro o di altra cosa mobile altrui, se ne appropria, è punito con la reclusione da quattro a dieci anni e sei mesi".
Nel caso la contestazione è legata al fatto che Almasri sia stato rimpatriato con un volo di Stato.