Perché l'aviaria non è più solo un "affare dei volatili" e attira le ansie di negazionisti e no vax
A far salire l'inquietudine, il fatto che - in caso d'emergenza - l’Italia avrà la disponibilità di un vaccino pre-pandemico
"Perché se l'aviaria è un "affare dei volatili" volete obbligare me a vaccinarmi?"
Questa sostanzialmente, nonché edulcorata (dato che il tenore dei commenti dei no vax raramente si caratterizza da toni moderati) è la domanda che accompagna un fenomeno - riscontrabile trasversalmente e di cui anche il nostro gruppo editoriale Netweek sta facendo le spese nei commenti ai vari articoli informativi - nel momento in cui si tocca l'argomento aviaria.
Proviamo a capire perché questo tema sta sollevando orde di complottisti e no vax, ma - soprattutto - a rispondere alla prima domanda: "Perché se si tratta di un virus che colpisce i volatili dovrei vaccinarmi io?"
Aviaria: perché un vaccino negli uomini (nonostante sia un affare di polli)?
La scorsa settimana, in provincia di Bologna, è stato segnalato il primo caso di influenza aviaria in un gatto in Italia. La notizia ha destato un certo allarme, anche a fronte delle numerose segnalazioni di felini positivi al virus dell'influenza aviaria H5N1 ad alta patogenicità (HPAI) negli Stati Uniti.
Una nota della Regione Emilia-Romagna rassicura sulla via di trasmissione: si tratta di un gatto che viveva a contatto con un allevamento di pollami in cui era stata già rivelata la presenza del virus.
L’epidemiologo Giovanni Rezza ha commentato:
“Non modifica il rischio di trasmissione all’uomo, ma non possiamo prevedere se si trasformerà in un virus pandemico”.
Da mesi ormai si parla del rischio di un nuovo salto di specie che possa rendere possibile il contagio tra uomo a uomo, dopo che il virus si è dimostrato capace di infettare non più solo i volatili, ma anche diverse specie di mammiferi. Negli Stati Uniti molti allevamenti di bovini sono diventati focolai del virus e ci sono stati anche i primi casi di infezione nell'uomo (ma sempre di persone esposte a bovini infetti).
Tradotto: i virus mutano, lo dimostra la gravità delle prime forme di Covid, rispetto a quelle attuali, seppur da non sottovalutare mai. Con la capacità di infettare mammiferi si ha la conferma che anche il virus dell'aviaria abbia subito delle mutazioni, che lo rendono capace di passare dagli animali all’uomo, aumentando il rischio di una pandemia.
Gli scienziati ritengono che basterebbe una sola mutazione per dare origine a una variante contagiosa tra le persone. Se il virus acquisisse la capacità di circolare nella popolazione umana come fa l’influenza stagionale, potrebbe provocare una grave pandemia, dal momento che la stragrande maggioranza dell’umanità non ha mai incontrato un virus influenzale uguale a questo. La comunità scientifica e le autorità sanitarie considerano da più di vent’anni questa eventualità, per non farsi trovare impreparati, anche studiando come produrre rapidamente, in caso di necessità, vaccini che proteggano l’umanità da questa minaccia.
Ecco dunque spiegato perché "non è un semplice affare di pollame".
La levata di scudi (preventiva) dei no vax
Il secondo passaggio diventa semplice, ed intuitivo: se siamo al cospetto di una possibile nuova pandemia, la soluzione è un vaccino. Ecco dunque la levata di scudi, preventiva, dei no vax che - nella sostanza, basta guardare il tenore di commenti - non ce l'hanno tanto con l'aviaria, quanto con il concetto di vaccino in sé a fronte di nuove minacce sanitarie.
"Un'altra pagliacciata come il covid", e ancora "Vogliono farci fare quello che vogliono e ci riescono benissimo a quanto pare".
"Come la febbre suina" commenta un nostro utente, "E la mucca pazza, ogni tanto ne inventano una", gli fa eco un altro.
Leggendo i commenti è evidente che l'approccio sia sempre lo stesso: Covid, aviaria, febbre suina, meningite, mucca pazza...
A far salire l'inquietudine, sempre per i negazionisti no vax, si aggiunge il fatto che in caso di pandemia da influenza aviaria, l’Italia avrà la piena disponibilità di un vaccino pre-pandemico a prezzi fissati. Come confermato a Quotidiano Sanità, nelle scorse ore, il capo del dipartimento Prevenzione, emergenze sanitarie e ricerca del ministero della Salute, Maria Rosaria Campitiello.
Al momento è disponibile il vaccino zoonotico, come da scheda tecnica, “è indicato per gli adulti a partire dai 18 anni di età e può essere somministrato sia in fase interpandemica che in quella pandemica per prevenire l’influenza causata dal virus di tipo H5N1.
Nel frattempo, varie aziende che hanno lavorato ai vaccini a mRNA contro Covid-19 stanno cercando di realizzare prodotti analoghi anche contro il virus A(H5N1), ovvero dell'aviaria. Il Dipartimento Usa per la Salute e i Servizi umani corrisponderà 590 milioni di dollari a Moderna per velocizzare lo sviluppo di vaccini influenzali pandemici basati sull'mRna e migliorare le capacità della piattaforma per altre malattie infettive emergenti. La tecnologia mRna integrerà la tecnologia vaccinale esistente, consentendoci di muoverci più velocemente e di colpire meglio i virus emergenti per proteggere gli americani dalle future pandemie.
Un bel "pacchetto" di elementi che riassume tutte le inquietudine della classica epica no vax, non c'è da stupirsi, quindi, che la strategia di reazione sia sempre la medesima: negare che il virus esista o altre strampalate letture del caso. Tutto già visto. Nessuna novità.