una vicenda agghiacciante

La "ragazza fantasma" cresciuta nei laboratori clandestini cinesi del ricco Nordest. Mai a scuola o da un medico in 17 anni

La sua esistenza è stata scoperta appena un anno fa, durante un blitz delle forze dell’ordine in un seminterrato della provincia di Brescia,

La "ragazza fantasma" cresciuta nei laboratori clandestini cinesi del ricco Nordest. Mai a scuola o da un medico in 17 anni
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Sembra un (brutto) romanzo d'appendice ottocentesco, invece succede nel 2025: nel cuore del ricco Nordest, scoperta l'esistenza di una ragazzina "fantasma" di origine cinese, nata a Rovigo - lo conferma l'atto di nascita, unico documento che ne testimonia l'esistenza - ma vissuta nell'ombra più totale, senza mai interagire con le istituzioni italiane, senza scuola, senza cure mediche, e persino senza traccia di una vita sociale o civile. Un’esistenza da fantasma consumata fra i laboratori tessili clandestini che costellano il Veneto e la Lombardia.

Una vita nel nostro Paese, ma negli scantinati. Una non-vita al fianco della madre, impiegata in turni massacranti nei sottoscala. Lei non parla nemmeno italiano.

La ragazza, oggi maggiorenne, è stata scoperta appena un anno fa durante un blitz delle forze dell’ordine in un seminterrato della provincia di Brescia, trasformato in una sartoria illegale. Prima di quel giorno, nulla di lei era emerso. Un silenzio durato 18 anni.

La ragazza fantasma trovata nei laboratori clandestini

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, la giovane ha trascorso tutta la sua infanzia e adolescenza seguendo la madre, anch’essa cinese, nei laboratori clandestini disseminati nel Nord Italia. Prima Rovigo, poi Padova, e infine Brescia. La donna lavorava instancabilmente alle macchine da cucire, mentre la figlia cresceva in un contesto fatto di letti ammassati, luci accese giorno e notte e ritmi di lavoro incessanti. Nessuna scuola, nessun gioco, nessuna interazione con il mondo esterno. Solo i laboratori, dove intere famiglie di lavoratori cinesi vivono, mangiano e dormono nello stesso luogo in cui producono capi di abbigliamento destinati al mercato nero.

Il blitz delle forze dell’ordine ha rivelato un panorama agghiacciante: brandine allineate, tavoli da lavoro affollati, e un’intera comunità intrappolata in una vita di sfruttamento. Ed è in questo contesto che la "ragazza-fantasma" ha trascorso la sua intera esistenza, sconosciuta al resto del mondo.

Una storia che potrebbe non essere isolata

Il caso della giovane scoperta a Brescia non è un episodio unico. Secondo i dati dell'INAIL, in Italia sono almeno 30mila i lavoratori cinesi, ma solo 12mila risultano regolarmente assunti. Questo significa che più della metà di loro opera nell’irregolarità, spesso in condizioni di sfruttamento. Fra questi, non è raro che si trovino anche bambini e adolescenti, nascosti alla vista delle istituzioni e cresciuti nell’ombra dei laboratori clandestini.

La Procura della Repubblica di Brescia sta ora lavorando per ricostruire i movimenti della giovane e fare luce sulla rete di sfruttamento che l'ha intrappolata. Le indagini puntano anche a identificare altri casi simili, cercando di rompere il muro di omertà che circonda questi ambienti.

I casi toscani

Questa vicenda apre una riflessione amara non soltanto sul territorio del Nordest, che rappresenta una delle locomotive economiche d'Italia. I laboratori clandestini non sono un’eccezione ma un fenomeno diffuso, alimentato dalla domanda di prodotti a basso costo e dall’assenza di controlli efficaci.

Nell'ottobre 2024, in Toscana, a Prato, in uno dei distretti tessili più attivi e discussi, dove lo sfruttamento della manodopera cinese è noto, un operaio cinese ha rotto il muro di omertà.

Come raccontato da Prima Firenze le indagini della Guardia di Finanza, partite dopo la denuncia, hanno permesso di localizzare un "capannone lager". Operai impegnati in laboratorio per 13 ore al giorno, 7 giorni su 7 per 13 centesimi a capo. Il lavoro era svolto in luoghi privi delle più basilari cautele prevenzionistiche, caratterizzati da condizioni igienico-sanitarie carenti e da sovraffollamento, senza nessuna tutela o garanzia sindacale.

Nel medesimo mese, sempre a Prato, Il sindacato Sudd Cobas ha denunciato un grave "attacco squadrista" avvenuto durante un picchetto di protesta organizzato presso i cancelli della pelletteria Confezione Lin Weidong, situata a Seano. Nella notte tra martedì 8 e mercoledì 9 ottobre 2024, intorno all'1:30, un gruppo di cinque persone armate di mazze di ferro ha aggredito quattro manifestanti che partecipavano al presidio.

Scioperi a Seano

I feriti hanno raccontato che gli assalitori sarebbero italiani, probabilmente legati a un sistema mafioso che, secondo Sudd Cobas, controlla il distretto e tenta di soffocare le proteste dei lavoratori. Questi ultimi, infatti, lottano per ottenere condizioni di lavoro dignitose, come un orario settimanale di 40 ore, in contrasto con il lavoro estenuante di 12 ore al giorno, 7 giorni su 7.

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