IL CASO DEL GIORNO

Arriva Trump e fa... il Trump: sparate su Groenlandia, Panama, Canada, "Non escludo coercizione militare"

Ultimamente messo in ombra da Musk (che continua a tirare per la giacchetta il Governo Meloni), il tycoon si prende la scena: vuole anche ribattezzare "Golfo d'America" quello del Messico e minaccia l'inferno per Hamas

Arriva Trump e fa... il Trump: sparate su Groenlandia, Panama, Canada, "Non escludo coercizione militare"
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Evidentemente deve essersi sentito messo in ombra da Elon Musk. E lo scoop di Bloomberg sull'accordo tra il magnate di origine sudafricana e il nostro Governo sulle telecomunicazioni deve aver fatto il resto.

E così, con un mossa repentina e fumantina, perfettamente nel suo stile, Donald Trump è tornato a fare il Trump inanellando una serie clamorosa di sparate su Groenlandia, Panama, Canada, Messico, Nato e Gaza.

Il presidente Usa Donald Trump

Tanto è bastato per far scattare il campanello d'allarme in Europa e nel resto del mondo a ormai pochi giorni dal suo insediamento ufficiale alla Casa Bianca e dal suo discorso alla nazione.

Trump e l'uso della forza a Panama e in Groenlandia

I fuochi d'artificio sono arrivati in occasione della prima conferenza dell'anno del presidente.

Ed ecco allora che i primi "avvertimenti" sono stati mandati a Panama e Groenlandia.

Sull'isola (45mila abitanti, ma un territorio immenso), che attualmente fa parte della Danimarca, era da poco sbarcato il figlio Donald junior. Da qui il dichiarato obiettivo di riappropriarsi di vecchi possedimenti, come spiegato da Trump:

"E' un un accordo che deve realizzarsi. Bisogna rendere la Groenlandia di nuovo grande. Come avverrà questa annessione? Non posso escludere l'uso della forza militare. Non posso dare assicurazioni in questo senso, non posso impegnarmi in questo momento. Può darsi che dovrò fare qualcosa in futuro".

Più o meno lo stesso "ritornello" usato riguardo Panama e la riconquista del Canale:

"Ne abbiamo bisogno per la sicurezza economica. E' stato costruito per i nostri militari".

E anche in questo caso, di fronte alle domande dei giornalisti, Trump non ha escluso l'uso della forza e ha minacciato l'introduzione di tariffe.

Canada... "sotto attacco" e in Messico occhio al...nome

Ma non solo. Sotto attacco, al momento verbale, è finito anche il Canada. Il presidente Usa non ha risparmiato stoccate e ironia:

"Non abbiamo bisogno dei loro prodotti e abbiamo un deficit commerciale enorme con loro, così come con l'Europa. Potremmo liberarci di quella linea di confine costruita artificialmente e sarebbe anche molto meglio per la sicurezza nazionale".

Per il Golfo del Messico (stato con il quale la tensione era stata altissima durante la sua prima presidenza sul fronte dell'immigrazione) invece Trump ha lanciato la proposta di un cambio di nome:

"Cambierò il nome al Golfo, lo chiamerò Golfo d'America. Come suona bene".

Le altre invettive, Nato e Gaza

Infine (si fa per dire) il prossimo numero uno della Casa Bianca non ha risparmiato invettive nemmeno per la Nato e la situazione a Gaza.

Sulla Nato, Trump era stato piuttosto perentorio già in campagna elettorale e sembra ora deciso a proseguire in una direzione ben precisa. Sotto la lente, l'aumento delle spese per la difesa. 

L'alternativa per gli Stati membri è perdere la "copertura" americana se gli Usa dovessero uscire dall'alleanza. Tanto che Trump ha tuonato:

"Dovrebbero pagare il 5% del Pil, non solo il 2%".

Poi si è scagliato ancora una volta contro Hamas, minacciando "l'inferno a Gaza se gli ostaggi non saranno rilasciati prima del mio insediamento".

Le reazioni di Danimarca e Panama

Le reazioni alle sparate del neo presidente Usa non si sono fatte attendere.

Dalla Danimarca è arrivata una risposta a tutto tondo attraverso la premier Mette Frederiksen:

La premier danese Mette Frederiksen

"La Groenlandia appartiene ai groenlandesi e non è in vendita".

Una curiosità, il re Frederik ha invece cambiato appositamente lo stemma reale per inserirvi i simboli di Groenlandia e isole Faroe.

Anche da Panama non le hanno mandate a dire a Trump. Come dalle parole del ministro degli Esteri panamense Javier Martinez-Acha:

Il ministro degli Esteri di Panama Javier Martinez-Acha

"La sovranità del Canale di Panama non è negoziabile. Le opinioni di oggi del signor Trump, secondo cui avrebbe discusso di una somma di denaro, non sono vere e non è arrivato alcun tipo di offerta a questo Governo e sia chiaro: il Canale appartiene ai panamensi e continuerà ad essere così".

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