Le nuove regole

Quali sono i farmaci che rischiano di farvi perdere la patente con il nuovo Codice della Strada

In attesa dei decreti attuativi e di una soluzione sull'utilizzo della cannabis terapeutica, emergono dubbi anche su altri medicinali

Quali sono i farmaci che rischiano di farvi perdere la patente con il nuovo Codice della Strada
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Uno degli aspetti maggiormente al centro delle polemiche sul nuovo Codice della Strada è quello legato ai test antidroga. Soprattutto per i test salivari capaci di intercettare l'utilizzo di sostanze stupefacenti anche giorni dopo l'assunzione, essendo stata eliminata la dicitura dello stato di alterazione durante la guida.

Una situazione che nelle ultime ore sta suscitando discussioni è legata anche all'assunzione di alcuni farmaci, che potrebbero risultare ai controlli come stupefacenti.

Una "lista ufficiale" al momento non c'è, ma ci sono delle sostanze e dei principi attivi potrebbero creare problemi in caso di controlli. In attesa di chiarimenti - e dei decreti attuativi - vediamo quali possono essere.

Codice della Strada: i farmaci che mettono a rischio la patente

Le sostanze psicotrope (psicoattive), in grado di determinare effetti negativi sulle capacità di guida, comprendono anche molti farmaci che il paziente potrebbe assumere su prescrizione del medico.

Anche se attualmente non è stata indicata formalmente una lista di tali farmaci, questi possono essere rappresentati, a titolo di esempio da:

  • medicinali a base di morfina e sostanze analgesiche oppiacee;
  • medicinali di origine vegetale a base di Cannabis;
  • barbiturici;
  • benzodiazepine.

La lettera dei medici

Nei giorni scorsi il Gruppo di lavoro “Legge 38, uno sguardo al presente progettando il futuro” ha inviato una lettera aperta inviata al ministro dei Trasporti Matteo Salvini e al collega con la delega alla Salute Orazio Schillaci, proprio per sollecitare un intervento rapido sulla questione.

"Il nuovo Codice della Strada rischia di equiparare la condotta di chi si mette alla guida in stato di alterazione, dovuto all’abuso di sostanze stupefacenti per scopi ricreativi, alla condotta di chi, invece, è in terapia farmacologica con oppioidi sotto controllo medico, peraltro senza che sia riscontrabile uno stato psicofisico tale da pregiudicare effettivamente la sicurezza personale e della collettività".

"Ai pazienti affetti da dolore cronico con indicazione alla prescrizione di farmaci oppiacei vengono sempre fornite, da parte dei medici curanti e nei foglietti illustrativi, informazioni ben precise sull’obbligo di astenersi dalla guida in caso di alterazione psico-fisica o sonnolenza (effetti collaterali che possono manifestarsi principalmente nelle fasi iniziali di assunzione della terapia). Questo a tutela del paziente stesso e degli altri, oltre che per evitare sanzioni penali in caso di incidente".

"In definitiva, la mancanza di una netta differenziazione rischia di penalizzare ingiustamente i pazienti affetti da dolore cronico in cura con oppioidi, prescritti dallo specialista o dal medico di famiglia, privandoli del diritto alla mobilità e alla partecipazione sociale. Non solo: il correttamente le terapie, con ripercussioni sulla loro salute e qualità di vita".

Clicca qui per il testo integrale della lettera.

Cannabis terapeutica: cosa succede

Il Ministero è al lavoro per risolvere la spinosa questione, come ha spiegato già nei giorni scorsi il ministro Matteo Salvini. Al momento però i decreti attuativi mancano e la situazione rimane in bilico.

"Confermiamo che è al vaglio una circolare che chiarisce la questione relativa ai pazienti che assumono farmaci, anche con derivati dei cannabinoidi", hanno spiegato dal Ministero.

 

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