Il Financial Times: "Finalmente l'Italia ha un Governo che funziona"
"In sei mesi ha posto le basi per la ripresa e il rilancio del suo Paese".
Siamo diventati un "modello di stabilità". Nel giro di pochissimi anni siamo passati dall'essere quelli che "dopo la Grecia tocca a loro" (sì, parliamo dello spettro del default) all'elogio del prestigioso Financial Times che ci indica come "polo di stabilità europeo", anche a fronte delle prospettive incerte che potrebbero emergere dalle prossime elezioni di Francia e Germania. Il premier Mario Draghi viene celebrato come colui che ha compiuto l'impresa di "raddrizzare" un'Italia a lungo percepita come Stato malfunzionante e incapace di strategie coerenti a lungo termine per una ripresa credibile.
Il Financial Times elogia l'Italia di Draghi
Il quotidiano britannico snocciola i trionfi italiani del 2021: è un tricolore pigliatutto - dalla vittoria dei Maneskin all'Eurovision al trionfo degli Europei di calcio concludendo con un ricco medagliere olimpico - ma a corredo dell'articolo non vi è un collage dei trionfi italici sul campo, bensì un'effige di Mario Draghi considerato il vero artefice del momento d'oro che il nostro Paese sta vivendo.
"Ha dato inizio a un programma di riforme essenziali e dato avvio a una grande ripresa economica, il Paese ora ha un governo che funziona".
E ancora:
"In sei mesi ha posto le basi per la ripresa e il rilancio del suo Paese, per la prima volta da decenni, l'Italia non è più vista come sinonimo di mal funzionamento della politicai. I leader aziendali, gli investitori stranieri e i partner della Ue sono rimasti entusiasti."
Se per l'ex numero uno della Bce vi sono solo aggettivi positivi, lo stesso non si può dire per il resto dei politici di casa nostra, qualificati come eccessivamente litigiosi. Il Financial Times riconosce al premier il merito di aver portato nelle casse italiche i 235 miliardi del Pnrr, grazie alla sua credibilità. Implicitamente i britannici squalificano dunque il precedente operato del Governo Conte e Conte-bis, incapace (fra le righe) di concorrere alla risurrezione del Belpaese, attribuita in toto all'arrivo di Draghi.
Finché dura
Oltre al solido piano di riforme che dovrebbero cambiare il volto del Paese si pone l'accento sul successo della campagna vaccinale italiana: partita a rilento e con non poche zoppie, l'arrivo di Draghi ha segnato una netta inversione di tendenza portandoci a superare la media Ue: siamo davanti anche all'efficiente Germania con l'incalzante media di 500 mila inoculazioni giornaliere. Anche in questo caso la critica al modello di gestione precedente da parte degli inglesi, messo in piedi dall'ex premier Giuseppe Conte, risulta smaccatamente implicita.
Lionel Barber, autore del pezzo ed ex direttore del quotidiano, auspica infine che l'accoppiata Draghi-Mattarella resti salda sino al 2023 (rimandando quindi l'uscita di scena del Presidente della Repubblica) per il bene non soltanto dell'Italia, ma anche dell'Europa, in modo che questo "interludio dorato" duri il più possibile.
"Draghi sarebbe ideale per fare il Presidente della Repubblica, un incarico che gli consentirebbe di esercitare il potere anche se in modo molto diverso rispetto a oggi. Ma dall’altra parte non credo che sarebbe un disastro se Draghi lasciasse Palazzo Chigi nel 2022; questa scadenza potrebbe dargli un ulteriore impulso ad agire rapidamente".
Pare dunque che, secondo lo stereotipo diffuso che vorrebbe gli italiani come degli eterni pasticcioni capaci però - quando le cose si mettono davvero male - di guizzi miracolosi, che l'avvento di Draghi sia stato il nostro capolavoro di salvataggio miracoloso in extremis. Per una volta siamo la capolista, questa è la percezione.