Strage Calenzano: ipotesi sulle cause. Una vittima avrebbe segnalato anomalie e chiesto di parlare con la sicurezza
Eni ha emesso un comunicato in cui ha affermato come sia tutt'ora "prematuro ipotizzare la natura" dell'esplosione. La Procura di Prato ha aperto un fascicolo per omicidio colposo plurimo, lesioni colpose aggravate e disastro colposo
Indagini serrate per far luce sulle ragioni dietro alla strage di Calenzano, provincia di Firenze. Cosa ha causato il drammatico incidente sul lavoro che, nella mattinata di lunedì 9 dicembre 2024, si è portato via la vita di cinque persone? Proseguono senza sosta le indagini per fare chiarezza sulle dinamiche dell'esplosione al deposito Eni toscano; fra le prime ipotesi vi sarebbe stato un malfunzionamento all'impianto.
Dei 26 feriti, preoccupano le condizioni di tre persone. Due pazienti si trovano nel centro grandi ustionati di Pisa, entrambi in condizioni molto gravi per le ustioni che hanno riportato. Una terza persona si trova in terapia subintensiva all'ospedale fiorentino di Careggi. Gli altri sarebbero già stati dimessi o sarebbero in fase di dimissione.
Fa discutere una lettera, resa nota da Repubblica, in cui una delle vittime - due mesi fa - non soltanto segnalava "anomalie" ma chiedeva un confronto che i responsabili della sicurezza dell'impianto.
Strage di Calenzano: la prima ricostruzione
Come riporta Prima Firenze, la testimonianza più importante arriverebbe da uno dei lavoratori presenti al momento della deflagrazione, il quale avrebbe riferito di aver visto uscire del liquido dal bocchettone del rifornimento. Ad aver lanciato l'allarme, alle 10:21, è stato uno degli operatori, la cui mossa ha bloccato l'impianto. Si tratterebbe di uno dei due feriti ancora ricoverati a Pisa per le gravi ustioni subite e ancora non è stato sentito dagli investigatori.
Nel frattempo Eni ha emesso un comunicato in cui ha affermato come sia tutt'ora "prematuro ipotizzare la natura" dell'esplosione e di come da parte della società vi sia massima collaborazione con le autorità per "individuare quanto prima, in modo rigoroso tramite le opportune e approfondite verifiche tecniche, le cause reali".
La prima ricostruzione racconta di una grossa esplosione - fatale per le cinque vittime - partita dalla pensilina numero sei dove un'autocisterna stava facendo rifornimento. Poi le altre due più piccole, con conseguente scoppio dell'incendio. La Procura vuole capire quale fosse il piano sicurezza. E poi individuare l'innesco dell'esplosione.
L'indagine
Sull'ipotesi di malfunzionamento indaga la Procura di Prato, con il procuratore Luca Tescaroli impegnato in prima persona. È stato aperto un fascicolo non solo per omicidio colposo plurimo ma anche per lesioni colpose aggravate dalla violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro e disastro colposo.
Nel frattempo la Procura ha disposto il sequestro del deposito di Calenzano e gli esami del DNA per l'identificazione dei cadaveri. Roberto Vassale, esplosivista, e Renzo Cabrino, chimico esplosivista, sono i due consulenti incaricati per svolgere gli accertamenti sulla deflagrazione.
Entrambi avevano già lavorato come periti nella strage di Capaci della quale si occupò lo stesso procuratore Luca Tescaroli quando era pm a Caltanissetta. Le loro verifiche dovrebbe chiarire il luogo dell'innesco, la causa e come si sia propagato l'incendio.
Intanto i Ris sono entrati nell'impianto per effettuare degli accertamenti. Nel deposito sono state eseguite perquisizioni, così come alla Sergen di Potenza, la ditta incaricata di lavori di manutenzione nell'impianto fiorentino. Si indaga sulle cause della perdita che avrebbe determinato lo scoppio durante le operazioni di carico.
Le chat e le "anomalie" segnalate da una vittima
Le perquisizioni sono servite anche ad acquisire documentazione, comprese le chat nei giorni precedenti alla strage e nelle ore successive,
Secondo Repubblica, due mesi fa Vincenzo Martinelli, autista morto nell'esplosione, parlava di "continue anomalie riscontrate sulla base di carico" in una lettera alla sua azienda Bt trasporti per replicare all'apertura di un procedimento disciplinare a suo carico per essersi rifiutato di completare un viaggio.
Nella missiva, datata 3 ottobre 2024, il 51enne raccontava un episodio personale che gli era valso anche una contestazione della ditta per mancato trasporto. Anomalie che lo preoccupavano tanto da spingerlo a chiedere per iscritto un confronto diretto con i responsabili della sicurezza.